Cava de’ Tirreni, le furbate del sindaco Servalli che non sembra agire da pater familias
Noi immaginiamo, pensiamo alla figura del Sindaco come un leader politico, una personalità autorevole e credibile
E’ avvilente. Lo confessiamo. Non amiamo il sindaco Servalli, anzi… Il nostro primo cittadino, però, in negativo riesce comunque a sorprenderci sempre. E’ un genio, lo riconosciamo. In cosa? Delle trovate politiche e istituzionali più misere e discutibili. Dei sotterfugi più desolanti proprio di chi tutto è fuorché un cuor di leone. Delle fughe più ardite e sfacciate dalle proprie responsabilità.
La vicenda che abbiamo raccontato ieri sulla sua minaccia di togliere le deleghe agli assessori ne è la prova più eclatante clicca qui per leggere.
Non entriamo nel merito del documento politico e delle decisioni che hanno preso o prenderanno i suoi firmatari dopo quest’ultima furbata di Servalli. Ci sarà tempo e occasione per farlo.
Concentriamoci sul nostro primo cittadino. Con una doverosa premessa. Noi immaginiamo, pensiamo alla figura del Sindaco come un leader politico, una personalità autorevole e credibile, un moderno pater familias. E’ una visione aulica soprattutto di questi tempi? Sicuramente sì, ma un primo cittadino, pur con i suoi inevitabili limiti umani e politici, non può che avere come modello la figura di Sindaco che abbiamo appena tracciato.
Bene, ciò detto, un Sindaco siffatto come si sarebbe comportato in questo particolare frangente politico?
Non avrebbe avuto, secondo noi, alcun freno nel confrontarsi con chi lo aveva contestato con un documento politico, tutto sommato assai equilibrato nei toni e finanche nelle intenzioni. In fondo, i dodici chiedevano un chiarimento ed un cambio di passo nell’azione amministrativa che proprio il Sindaco dovrebbe essere più di chiunque altro interessato, anzi, pretendere.
Il chiarimento auspicato non sarebbe stato poi ritenuto sufficiente per i dodici firmatari? Bene, il Sindaco, stiamo parlando sempre del pater familias, avrebbe avuto di fronte a sé, sempre secondo noi, più di una strada da percorrere.
Avrebbe potuto, ad esempio, rassegnare le dimissioni e, insalutato ospite, mandare tutti a casa anticipatamente, lui compreso. Un atto di dignità. Un gesto nobile e fiero di altri tempi. Da console romano. Da novello Cincinnato, insomma.
Avrebbe potuto, però, compiere una mossa politica da scacco matto. Visto che era fallito il confronto sul chiarimento politico, un Sindaco con gli attributi, stiamo parlando sempre del pater familias, avrebbe rilanciato. Alla grande, però. Per il bene della città, quindi della res publica, avrebbe potuto azzerare la Giunta attuale licenziando tutti gli assessori, buoni e meno buoni, amici e meno amici. Per poi nominare una Giunta ex novo, quella che viene definita in gergo politico come tecnica, prendendo dalla società civile il meglio che la città può offrire tra avvocati, medici, architetti, ingegneri, esperti in contabilità, sociologi, informatici, imprenditori, docenti e così via. E sì che nella nostra città ce ne sono di donne e di uomini, giovani e meno giovani, che hanno appena il loro voto ma sono portatori di capacità, competenze ed esperienza da vendere e soprattutto da mettere a disposizione della comunità metelliana.
In Consiglio comunale sarebbe stata bocciata una simile Giunta municipale? Possibile, ma gli affossatori se ne sarebbero addossata la responsabilità nei confronti dell’elettorato cavese.
Che bello se la politica e soprattutto il nostro primo cittadino fossero i protagonisti di simili scenari. Purtroppo, la realtà è assai diversa.
Conosciamo, infatti, già le obiezioni dei lettori che hanno avuto la pazienza e la bontà di leggerci fino a qui. Siamo i primi ad essere consapevoli che la politica mai come oggi è ridotta malissimo. Sappiamo bene che al nostro sindaco Servalli preme esclusivamente portare a casa la pelle, in pratica, restare fino all’ultimo inchiodato alla sua poltrona e all’indennità tanto legittima quanto cospicua che mensilmente percepisce. Non veniamo da Marte.
E allora? Niente, se non una preghiera: in questo desolante deserto di sentimenti, di idee, di valori e di etica, lasciateci almeno sognare! E fatelo anche voi, cari lettori. Almeno qualche minuto al giorno. Può essere terapeutico.