Cava de’ Tirreni, la bussola valoriale di Paolo Landi per il rilancio della città
Paolo Landi ci dà diversi spunti di riflessione. Ci limitiamo a porre in evidenza quelli che sembrano essere i punti cardinali del suo ragionamento: futuro, cultura, squadra, impegno civico
Quest’oggi il nostro giornale ha pubblicato l’intervista rilasciata da Paolo Landi, un professionista molto apprezzato e particolarmente colto, ma soprattutto una bella persona. Quel che più colpisce nelle sue parole è la sintonia di fondo con le precedenti personalità che abbiamo intervistato. Cambia qualche sfumatura, ma la sostanza, l’impalcatura, sono le stesse. Nei tempi andati in cui la politica non era dissociata dalla cultura, si parlava di comune sentire. Altri tempi. Per la politica, s’intende.
Paolo Landi ci dà diversi spunti di riflessione. Ci limitiamo a porre in evidenza quelli che sembrano essere i punti cardinali del suo ragionamento: futuro, cultura, squadra, impegno civico.
Futuro. Un passaggio della sua intervista è illuminante. «Il passato può rappresentare una trappola mortale, bisogna poter avere un occhio lungo sul futuro». Il suo, è un consiglio terapeutico, oltre che politico. Una sorta di medicina dell’anima. Con un’indicazione programmatica: «Abbiamo bisogno di persone di cultura, professionisti, politici, imprenditori, commercianti illuminati verso le opportunità del futuro, persone che sappiano leggere e rischiare con nuovi progetti di sistema per la nostra città». Associata, inevitabilmente, ad una controindicazione: «Ovviamente senza mai dimenticare la storia, l’arte, l’architettura ed il paesaggio cavese che dovranno sempre rappresentare il punto di partenza per il rilancio cittadino»
Cultura. Paolo Landi individua il principale difetto cittadino nelI’«abbassamento del livello culturale medio in città, da ciò derivano tutti i mali, prima tra tutti un’accidia sociale in sensibile aumento». Proprio per questo «dobbiamo investire in cultura, troppi pochi gli investimenti in cultura negli ultimi trent’anni a Cava, invece la nostra cittadina avrebbe tutte ma proprie tutte le carte in regola per farlo». Poi, una convinzione che deve essere una sfida per noi cavesi ma anche un obiettivo da conseguire: «Chi riuscirà ad investire in servizi di qualità, in cultura (arte, musica, teatro, ceramica, passeggiate ed escursioni…), nella rivoluzione per una città accessibile anche ad anziani e disabilità, porterà ricchezza, benessere e potenzierà questa città già di suo bellissima».
Squadra. Il nostro intervistato mette il dito nella piaga più dolente: la politica. Con una consapevolezza: la questione è di sistema, non di un parte. «Il problema non mi sembra tanto il colore politico ma la mancanza del senso della squadra politica…. da soli si va veloci ma non si va lontano!». E ancora: «La città avrebbe necessità di una squadra di governo che regga un decennio e che abbia la vision per traghettare Cava nel futuro». C’è poco da aggiungere. Forse solo che, in sede locale, per avere una buona squadra di governo bisogna guardare oltre l’attuale personale politico. O meglio, scovare risorse umane e competenze nella società civile. Anche se questo potrebbe comportare di dover spacchettare partiti e schieramenti? Sì, sebbene ciò non deve essere un obiettivo, ma neanche un limite.
Impegno civico. Paolo Landi è molto categorico sul ruolo che deve avere la società civile nel rilancio della nostra città. Lo fa senza mezzi termini. La società civile deve «smettere di lamentarsi e scendere sul campo dell’impegno civico, sociale, culturale, politico… ognuno si impegnasse a donare bellezza a questa città». Più chiaro di così! Anzi, citando il regista Paolo Sorrentino, il nostro è lapidario: «Trovo che le critiche senza azioni sono “La cosa più prossima alla morte”». Insomma, è una sorta di chiamata alle armi per i tanti che tuttora si nascondono e/o stanno alla finestra a guardare e/o a sfogliare la margherita sull’impegno civico nelle sue varie declinazioni.
In conclusione, la bussola valoriale di Paolo Landi la condividiamo appieno. E’ tempo, quindi, che la società civile metelliana si svegli dal torpore e punti anche all’impegno politico.
Ricordate il giallo di Camilleri “La forma dell’acqua” con il commissario Montabano? C’è un dialogo molto significativo che prendiamo in prestito: «”Qual è la forma dell’acqua?”. “Ma l’acqua non ha forma!” dissi ridendo: “Piglia la forma che le viene data”»
Bene, lo stesso è per la politica. Prende la forma che le viene data. Da chi? Semplice, da quelli che la fanno. Da quelli, cioè, che chiamiamo politici.
Non c’è null’altro da aggiungere.