Cava de’ Tirreni, elezioni provinciali: il sindaco Servalli come Attila dietro al fallimento della politica cittadina
Questo è il dato di fatto incontrovertibile. E non è colpa di un dio sconosciuto, bensì per l’inconsistenza della nostra classe politica
L’esito delle elezioni provinciali, come si paventava, è stato disastroso per la nostra città. Si è rivelato essere un insulto alla sua storia la circostanza, assai spiacevole e dannosa, dell’assenza ancora una volta di un rappresentante cavese a palazzo Sant’Agostino. Siamo per numero di abitanti e storia la seconda città della provincia, ma contiamo politicamente assai meno di un comune di piccole dimensioni. Questo è il dato di fatto incontrovertibile. E non è colpa di un dio sconosciuto, bensì per l’inconsistenza della nostra classe politica.
Dobbiamo, nella tutela degli interessi dei cittadini cavesi, ora più di ieri, augurarci nei buoni uffici di qualche consigliere provinciale, come è il caso del neo eletto Giovanni De Simone, ottimo sindaco di Vietri sul Mare, oltre che nella fattiva sensibilità del presidente Franco Alfieri. Per fare una battuta, dobbiamo rimetterci, come cavesi, alla clemenza della corte.
Quel che, però, a nostro modesto avviso, è assai più grave è il totale fallimento della politica cittadina.
Sì, perché il fallimento riguarda tanto la sinistra quanto la destra, senza escludere i cosiddetti civici.
Nel centrodestra per un soffio non è stata eletta la consigliera di Fratelli d’Italia Annalisa Della Monica. Ha ricevuto i voti solo di due dei tre consiglieri di Siamo Cavesi oltre a quelli del suo partito. Il centrodestra ha perso l’occasione di dimostrarsi politicamente compatto. Se queste sono le premesse, stanno messi proprio bene nella prospettiva di un prossimo, eventuale ritorno alla guida della nostra città.
Oddio, ha rimediato una pessima figura anche la stessa dirigenza locale di Fratelli d’Italia, incapace di portare voti da qualcuno degli altri comuni della provincia. Una scelta o una debolezza? Difficile a dirsi. Certo è che quando viene candidato un consigliere comunale della seconda città della provincia non si può non puntare alla sua elezione. Per dirla tutta, non può passare come una candidatura per riempire la lista. Tirate le somme,in ogni caso, per i cavesi di Fratelli d’Italia questa vicenda pesa negativamente e rappresenta una pagina per nulla entusiasmante, anzi.
E l’altro troncone dell’opposizione, quello de La Fratellanza? Non pervenuto. Silenzio assoluto. Forse i suoi consiglieri erano in altre faccende affaccendati. Può essere anche che hanno negoziato politicamente il loro voto. Magari per qualcosa di buono. Chissà. Un fatto è certo: La Fratellanza ultimamente più che altro sembra essere diventata politicamente un ectoplasma. Anzi, forse non è neanche giusto collocarla ancora all’opposizione. Più che altro sembra la riserva della maggioranza di Servalli. Misteri della politica cavese. Triste destino quello di fra Gigino. Guardando il suo breve percorso politico sembra calzargli a pennello un famoso aforisma: « Si nasce incendiari e si muore pompieri »
Il centrosinistra ha invece realizzato un capolavoro di tattica e strategia. In negativo, ovviamente. Complimenti. Ha distribuito i voti fuori dalle mura cittadine ed affossato l’unico loro candidato cavese, Federico De Filippis. E non è stato in grado neanche di individuare un diverso candidato ma unitario.
Resta ora da capire quali riflessi avrà questa vicenda sulla tenuta della maggioranza che sostiene Servalli. Un fatto è certo. Il centrosinistra metelliano si è ormai aperto come un carciofo. Non solo. Le sue foglie se le pappano quasi tutti fuori Cava. Servalli, con la sua acclarata ed egoistica insipienza politica che lo porta, in questo clima natalizio, a prendere persino il ruolo del piacione da fotografia, ha ridotto sul lastrico non solo il comune metelliano, bensì svilito e inquinato l’intero panorama politico cittadino. Peggio ha fatto per il centrosinistra. Gli ha causato dei danni d’immagine politica e di consenso elettorale che, al momento, appaiano irreparabili. Ha prodotto politicamente dei guasti al pari o maggiori di Attila, il re unno ricordato dai posteri come il flagello di Dio.
Ormai quella di centrosinistra è indubbiamente una maggioranza allo sbando. Inutile girarci intorno. C’è da chiedersi fino a quando De Filippis e gli altri consiglieri che gli sono vicini continueranno a sostenere l’esecutivo guidato da Servalli? Forse è giunto il tempo di cominciare a guardarsi intorno e cercare di costruire un’alternativa di governo partendo proprio dal centrosinistra. Sì, perché nella città i voti in libera uscita, grazie alla sciagurata esperienza di questi anni di governo del sindaco Servalli, appartengono tutti all’elettorato di centrosinistra.
Questo per dire che se De Filippis, Gambardella, Manzo, Avagliano, Padovano, Canora e qualche altro consigliere comunale del centrosinistra, vogliono un futuro politico devono avere il coraggio di prendere l’iniziativa. Per mandare a casa Servalli? Certo, ma non prima di aver avviato un progetto alternativo. Lo spazio politico ed anche elettorale c’è. Basta, come dicevamo prima, guardarsi attorno. Una terza via, c’è. Basta volerlo.
In conclusione, cari concittadini, c’è poco da stare allegri. Le elezioni provinciali, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno per qualcuno, sono state la cartina di tornasole per prendere definitivamente consapevolezza di quanto sia terribilmente modesto l’attuale panorama politico cittadino. Non mancano, sia chiaro, delle buone individualità, anzi, ce ne sono più di una, ma il clima e le logiche sembrano essere così perverse che portano ad un evidente e complessivo degrado politico. Una sorta di girone infernale che abbrutisce invece di far lievitare il meglio.
Da qui qualche constatazione amara rispetto ad un passato che non c’è più. E’ vero, erano altri tempi, ma esponenti politici come Abbro, Caiazza, De Filippis, Panza, Romano e altri ancora, che si facevano valere nella nostra città così come in provincia ed oltre, appartengono ad un’altra epoca. Ora ce li sogniamo. Anzi, chi di noi ha una certa età, può solo rimpiangerli.
Oggi siamo messi mali, proprio male. Servalli è quello che è. Prima va via dal palazzo, meglio sarà per la città. Resta da capire chi ci toccherà dopo. Insomma, abbiamo raschiato il fondo del barile con Servalli o ci sarà di peggio? Dubbio amletico. Per ora senza una possibile, accettabile risposta.
La speranza, però, di avere qualcosa di meglio alla guida della città non deve venir meno così come, nelle possibilità di ciascuno di noi, il dovere di contribuire ad un futuro migliore.
Sursum corda. E’ Natale e forse i Re Magi porteranno oro, incenso e mirra anche per noi cavesi. Speriamo. In fondo, cosa ci costa?
Tanti cari auguri di un sereno Natale.