scritto da Redazione Ulisseonline - 27 Gennaio 2017 14:25

SVALUTATION Meno male che la Consulta c’è

La legge elettorale “Italicum” è pronta per l’uso. Lo ha dichiarato la Consulta dopo averla riformata con operazioni di chirurgia giurisprudenziale che accontenta tutti i soggetti politici che si apprestano ad affrontare il prossimo appuntamento elettorale.

Ha cancellato il ballottaggio che avrebbe potuto favorire una miscela di voti nelle urne politicamente incontrollabile; ha limitato le possibilità di opzioni dei capilista eletti in più collegi, lasciando, però, inalterato il loro accesso alla Camera dei Deputati senza passare per la conta delle preferenze. Il che conferma l’intento dell’originario impianto renziano di riservare ai leader dei singoli partiti la nomina di almeno un proprio uomo di fiducia in ciascun collegio. Una facoltà o prerogativa non di poco conto, perché combinata con il premio di maggioranza consente al partito che ne usufruisce di blindare il dominio del suo leader in almeno duecento collegi.

Sul punto, a puro titolo di cronaca, va ricordato che la famigerata “legge truffa” del 1953 ne fissava la soglia al 50% più uno dei voti validi. In confronto, l’attuale 40% meriterebbe una aggettivazione diversa dalla governabilità per cui la Consulta lo ha lasciato in vita. Nella consultazione sulla “legge truffa”, che non scattò, per altro erano previste le preferenze per tutti i candidati e, sul piano della competizione politica, si scontravano i partiti di governo coalizzati, da una parte, e quelli di opposizione, di destra e di sinistra, dall’altra.

Sullo “Italicum” riformato, viceversa, si registrano trasversalità che non riguardano la condivisione dei suoi contenuti relativi al funzionamento del sistema bicamerale sopravvissuto con il voto referendario, ma la possibilità di andare subito al voto. Come se si trattasse di una rivincita di Matteo Renzi e Beppe Grillo dopo il voto referendario o di un derby all’interno del Pd o tra la Lega di Salvini e Fratelli d’Italia con Forza Italia ed i centristi a prescindere dai danni che deriverebbero per la governabilità dalla disomogeneità della formazione di Camera e Senato.

La Consulta ha dato una mano alla politica, ma i suoi attori non sembrano di aver capito la lezione. Certo, come dice il Ministro Alfano non c’è fretta, né è tempo di fare melina, ma un passaggio nelle aule parlamentari si rende necessario, almeno per recuperare la dignità dovuta agli organi legislativi che la politica dei politicanti ha dissipato.

Si capisce perché la Consulta da giudice delle leggi va assumendo sempre più il ruolo di tutorial. Come dire: meno male che c’è la Consulta a salvaguardare la legalità costituzionale.

 

Rivista on line di politica, lavoro, impresa e società fondata e diretta da Pasquale Petrillo - Proprietà editoriale: Comunicazione & Territorio di Cava de' Tirreni, presieduta da Silvia Lamberti.

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