Sondaggio SWG: per gli italiani il populismo ha sempre più diritto di cittadinanza politica
Il termine populismo sta vivendo un processo di risemantizzazione, da etichetta negativa e dispregiativa, sta negli ultimi anni assumendo sempre più una valenza positiva, ovvero far politica fra la gente e per la gente, in modo diretto, senza burocratismi e bizantinismi propri della vecchia politica, andando così al cuore dei problemi senza equilibrismi, mediazioni ed eccessi di politically correct.
Sul tema del populismo, su come viene percepito e valutato nel nostro Paese, si è incentrata la rilevazione effettuata questa settimana dall’istituto demoscopico SWG.
Ad una prima domanda, Che cos’è per lei il populismo?, la netta maggioranza degli intervistati non ha dubbi. Per il 58% il populismo altro non è che demagogia, adulazione sistemica della folla, far istinto agli appelli più bassi delle persone.
Per una fetta per nulla trascurabile, anzi consistente, pari quasi a un terzo degli intervistati, per la precisione il 30%, ritiene che populismo significhi considerare le esigenze del popolo e ascoltare la sua voce.
Ma per gli intervistati viene ritenuta più importante in un politico la capacità progettuale o la ricerca del consenso?
A questa domanda il campione degli intervistati si spacca a metà.
Il 47% degli intervistati, infatti, apprezza di più chi è capace di far proposte, a volte poco condivise dal popolo, ma che risultano a lungo termine più efficaci per il Paese, in pratica, viene preferita la progettualità.
Il 43%, però, ritiene invece che sia più apprezzabile chi comprende i bisogni della gente e fa proposte condivise dal popolo, in pratica, il politico che predilige il consenso a prescindere.
La terza domanda rivolta agli intervistati è molto diretta: Secondo lei, attribuita a un politico o a un partito, essere populistà è diventata un’etichetta politica…
Il 3% degli intervistati ritiene l’etichetta populista molta positiva per un politico, e il 17% abbastanza positiva. In pratica, il 20% degli italiani dà una valenza comunque positiva al termine populismo.
Il numero degli intervistati che, al contrario, danno al populismo un significato negativo sono assai più numerosi: il 61%. Per la precisione, il 33% ritengono il termine abbastanza negativo e il 28% molto negativo
Indicativa per capire cosa pensano gli italiani del populismo è la quarta domanda: In una scala da 0 a 100 (0 = completamente lontano; 100 = completamente vicino) quanto si sente lontano o vicino a una proposta populista?
Un quarto degli intervistati, ovvero il 24% risponde di sentirsi completamente o abbastanza vicino ad una proposta populista. Per la precisione, il 5% è completamente, mentre il 19% è abbastanza vicino. La maggioranza degli intervistati, il 56%, è invece completamente o abbastanza lontano da una proposta populista.
Un’ultima domanda riguarda i partiti: I partiti di oggi non hanno un’anima e una vera ragione di differenza perché sono molto simili tra loro. Lei, quanto è d’accordo con questa affermazione?
Le risposte sembrano abbastanza scontato. Il 76% si dichiara molto d’accordo o abbastanza d’accordo sul fatto che i partiti si sono omologati e non hanno una loro specificità.
Una minoranza, ovvero il 13% si dichiara poco d’accordo sulla perdita dell’identità dei partiti, e solo una parte esigua degli intervistati, il 5%, asserisce di non essere per nulla d’accordo sulla perdita di specificità da parte dei partiti.
In conclusione, sembra di poter dire che per gli italiani il populismo ha sempre più diritto di cittadinanza politica, d’altro canto, lo confermano i risultati delle urne di questi ultimi anni.
“L’opzione populista, quindi -scrivono gli analisti di SWG- lungi dall’essere ai margini della storia e della politica, sta rientrando, sempre più a pieno titolo, nell’arena politica nazionale ed europea”.