La politica cittadina fra il doroteismo di Servalli e il civismo “volemose bene” di fra Gigino
Alcune riflessioni sull’intervista a Luigi Petrone, pubblicata oggi dal nostro giornale, vengono spontanee.
Tralasciamo la vicenda legata all’ospedale. Ne abbiamo già scritto e non mi pare che ci sia altro da aggiungere.
Veniamo a qualche altro passaggio. Lascia perplessi, ad esempio, la conferma degli inviti ad entrare in Giunta rivolti dal sindaco Servalli a fra Gigino.
Come vanno letti questi inviti, tanto per cominciare? Diciamo che Servalli, nel suo intento di galleggiare comunque e sempre, preferisce imbarcare un oppositore piuttosto di avere qualcuno che possa dargli fastidio dai banchi dell’opposizione. E’ un metodo, questo, assai pedestre per non dire squallido di intendere la politica. Quello di Servalli è un approccio politico che ricorda il peggiore doroteismo, che, nella sua accezione più deleteria, consisteva nell’occupazione del potere per il potere. In pratica, per la corrente democristiana dorotea la gestione del potere era fine a se stessa. E Servalli interpreta bene questa logica politica dorotea a trent’anni di distanza dalla fine della DC. Complimenti.
Il sindaco Servalli, però, nel proporre a fra Gigino l’assessorato ha commesso anche un errore marchiano ed un grave peccato. L’errore è quello che spesso fanno chi ha il potere, ovvero tentare di comprare in qualche modo la benevolenza se non i servigi degli avversari. L’altro, è un peccato di presunzione: credere di essere più intelligente dei suoi interlocutori. Con fra Gigino è caduto male.
L’altro passaggio interessante è quello in cui fra Gigino fa appello agli uomini di buona volontà per l’adesione al suo movimento civico.
Qualche considerazione sembra utile farla. Sulla necessità del civismo non ci piove. E’ positivo, in primo luogo, che in questa prospettiva fra Gigino non metta il cappello sulla candidatura a sindaco. Allo stesso modo, si intuisce che il nostro è consapevole che il vero problema non è chi deve essere il candidato sindaco, bensì la formazione di una squadra di persone, di amministratori, capaci e competenti, oltre che animati dall’entusiasmo e da spirito di sacrificio.
Allo stesso tempo, appare legittimo che fra Gigino veda come protagonista il suo movimento politico, aperto a contributi di idee e di persone provenienti indifferentemente sia da destra che da sinistra.
Ciò detto, il discorso politico sul civismo è molto più complesso. E’ un cammino che ormai appare quasi obbligato, ma non è semplice. Forse oltre ad aprire le porte del suo movimento, fra Gigino dovrebbe compiere un ulteriore passo avanti. In altre parole, dovrebbe concorrere a costituire una aggregazione civica allargata ad associazioni e persone, ed a cui anche la Fratellanza prenda parte. In breve, favorire la formazione di una sorta di federazione dei soggetti interessati a partecipare con pari dignità ad un progetto civico di largo respiro.
C’è poi un altro punto. L’impressione è che fra Gigino voglia, con molta passione e genuinità, mettere insieme quante più persone possibili in modo indistinto e legati da un forte vincolo di solidarietà. L’ecumenismo, però, non appartiene alla politica. Le divisioni in politica sono dietro l’angolo. E la diversità di idee e di posizioni sono una ricchezza della democrazia, non certo un limite o un difetto.
Un progetto civico, allora, si sviluppa solo se l’aggregazione, pur scolorando il più possibile le provenienze politiche e culturali, trova il suo punto di raccordo e di forza in un’identità programmatica.
In altre parole, occorre definire bene gli obiettivi che si intendono conseguire e come raggiungerli. E con quale personale politico. Su questo bisogna lavorare. Andare, in conclusione, oltre i buoni sentimenti del “volemose bene”.
D’altra parte, di armate Brancaleone o di aggregazioni incapaci di fare sintesi, la città proprio non ne ha bisogno, anzi. E, almeno in questo, Servalli docet, purtroppo.
Questo, però, fra Gigino lo sa. Forse deve solo avere il tempo necessario per maturare politicamente. L’intelligenza, e se preferite anche l’astuzia, di sicuro non gli mancano.