scritto da Pasquale Petrillo - 19 Ottobre 2018 09:31

La guerra all’Unione Europea è una cosa troppo seria per lasciarla a… Di Maio

(foto tratta dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri)

La vicenda è indubbiamente incredibile, anzi, surreale, siamo alla follia o giù di lì. Stiamo parlando del decreto fiscale che, per quel che denuncia il vicepremier Di Maio, lincenziato in un modo dal Consiglio dei Ministri, sembra sia stato po “manomesso” da una gelida e forse leghista manina.

Mah, in ogni caso, quale che sia la verità e quale che sia poi la conclusione di questa farsa tutta italiana, siamo caduti proprio male. Anzi, in che mani siamo andati a finire.

Oddio, Di Maio non è nuovo a queste esternazioni che hanno dell’assurdo, tuttavia, mai come in questo caso, la prima cosa che viene spontaneo chiedersi è cosa ci stia a fare il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte. Qualche disguido, qualche equivoco, nella stesura di un provvedimento in precedenza concordato, può pure accadere, è di sicuro possibile. Siamo, in questo, nella normalità, ma che il premier, il quale presiede e coordina l’attività di governo, non dirimi la questione in modo risolutivo è davvero strano e assai singolare. Insomma, il premier Conte lo sa o non lo sa cosa è stato deciso da un consesso da lui presieduto?

E che Di Maio, poi, debba spiattellare che ci sia qualcosa di manomesso e di losco, è a dir poco ridicolo e poco dignitoso. Bastava chiedere riservatamente lumi e un intervento risolutivo al presidente del Consiglio dei Ministri. Invece no, meglio lo sputtanamento politico istituzionale… Altro che apprendisti stregoni!

Se queste sono le premesse, per noi sarà difficile avere la meglio su quelle volpi politiche che siedono a Bruxelles. Rischiamo che di noi faranno polpette, a parte quello che ci riserveranno i mercati finanziari con la mannaia dello spread. D’altro canto, che affidabilità ha un governo che non sa neanche cosa ha approvato? E su quale credibilità può far conto?

A questo punto, c’è piuttosto da chiedersi se il governo Conte reggerà ancora e per quanto. Difficile a dirsi, ma l’impressione è che dovrebbe almeno per ora sopravvivere. I pentastellati non possono permettersi la fine di questa esperienza governativa. E Di Maio più di tutti. E la Lega? Anche a Salvini conviene governare e prendere tempo per continuare a cannibalizzare elettoralmente soprattutto il centrodestra nelle regioni meridionali, dove ha ancora ampi margini di crescita.

Sembra scontato, però, che i pentastellati devono darsi una regolata, anche per il loro bene oltre che per il Paese. Di questo passo, combineranno solo guai e rischiano che prima di quanto pensino Salvini staccherà la spina per andare ad elezioni anticipate ed incassare il consenso crescente che si sta ritrovando.

Stiamo a vedere cosa succede, anche se è assai probabile che, almeno fino alle elezioni europee della prossima primavera, questo governo in qualche modo dovrebbe durare. Certo, c’è da capire come ci arriveremo. Insomma, come ci arriverà il nostro Paese, la nostra economia, le nostre finanze pubbliche.

Sì, perché la guerra all’Europa degli Junker, dell’euro, delle banche e della finanza, va di sicuro ingaggiata, ma con intelligenza, capacità, autorevolezza e unità d’intenti. In questa vicenda, però, è evidente che il governo gialloverde lascia assai a desiderare e perde molti punti in quanto ad attendibilità, serietà e fiducia. La verità è che possiamo avere tutte le ragioni del mondo, e ne abbiamo un bel po’, ma per come siamo messi  e per come mostriamo di essere ed agire, altro che fare la voce grossa in Europa, il rischio è che ci prendano a pernacchie e a calci nel fondo schiena.

In conclusione, parafrasando una citazione di Georges Clemenceau, possiamo senz’altro dire che la guerra all’Unione Europea è una cosa troppo seria per lasciarla a… Luigi Di Maio e soci.

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

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