La guerra all’Unione Europea è una cosa troppo seria per lasciarla a… Di Maio
La vicenda è indubbiamente incredibile, anzi, surreale, siamo alla follia o giù di lì. Stiamo parlando del decreto fiscale che, per quel che denuncia il vicepremier Di Maio, lincenziato in un modo dal Consiglio dei Ministri, sembra sia stato po “manomesso” da una gelida e forse leghista manina.
Mah, in ogni caso, quale che sia la verità e quale che sia poi la conclusione di questa farsa tutta italiana, siamo caduti proprio male. Anzi, in che mani siamo andati a finire.
Oddio, Di Maio non è nuovo a queste esternazioni che hanno dell’assurdo, tuttavia, mai come in questo caso, la prima cosa che viene spontaneo chiedersi è cosa ci stia a fare il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte. Qualche disguido, qualche equivoco, nella stesura di un provvedimento in precedenza concordato, può pure accadere, è di sicuro possibile. Siamo, in questo, nella normalità, ma che il premier, il quale presiede e coordina l’attività di governo, non dirimi la questione in modo risolutivo è davvero strano e assai singolare. Insomma, il premier Conte lo sa o non lo sa cosa è stato deciso da un consesso da lui presieduto?
E che Di Maio, poi, debba spiattellare che ci sia qualcosa di manomesso e di losco, è a dir poco ridicolo e poco dignitoso. Bastava chiedere riservatamente lumi e un intervento risolutivo al presidente del Consiglio dei Ministri. Invece no, meglio lo sputtanamento politico istituzionale… Altro che apprendisti stregoni!
Se queste sono le premesse, per noi sarà difficile avere la meglio su quelle volpi politiche che siedono a Bruxelles. Rischiamo che di noi faranno polpette, a parte quello che ci riserveranno i mercati finanziari con la mannaia dello spread. D’altro canto, che affidabilità ha un governo che non sa neanche cosa ha approvato? E su quale credibilità può far conto?
A questo punto, c’è piuttosto da chiedersi se il governo Conte reggerà ancora e per quanto. Difficile a dirsi, ma l’impressione è che dovrebbe almeno per ora sopravvivere. I pentastellati non possono permettersi la fine di questa esperienza governativa. E Di Maio più di tutti. E la Lega? Anche a Salvini conviene governare e prendere tempo per continuare a cannibalizzare elettoralmente soprattutto il centrodestra nelle regioni meridionali, dove ha ancora ampi margini di crescita.
Sembra scontato, però, che i pentastellati devono darsi una regolata, anche per il loro bene oltre che per il Paese. Di questo passo, combineranno solo guai e rischiano che prima di quanto pensino Salvini staccherà la spina per andare ad elezioni anticipate ed incassare il consenso crescente che si sta ritrovando.
Stiamo a vedere cosa succede, anche se è assai probabile che, almeno fino alle elezioni europee della prossima primavera, questo governo in qualche modo dovrebbe durare. Certo, c’è da capire come ci arriveremo. Insomma, come ci arriverà il nostro Paese, la nostra economia, le nostre finanze pubbliche.
Sì, perché la guerra all’Europa degli Junker, dell’euro, delle banche e della finanza, va di sicuro ingaggiata, ma con intelligenza, capacità, autorevolezza e unità d’intenti. In questa vicenda, però, è evidente che il governo gialloverde lascia assai a desiderare e perde molti punti in quanto ad attendibilità, serietà e fiducia. La verità è che possiamo avere tutte le ragioni del mondo, e ne abbiamo un bel po’, ma per come siamo messi e per come mostriamo di essere ed agire, altro che fare la voce grossa in Europa, il rischio è che ci prendano a pernacchie e a calci nel fondo schiena.
In conclusione, parafrasando una citazione di Georges Clemenceau, possiamo senz’altro dire che la guerra all’Unione Europea è una cosa troppo seria per lasciarla a… Luigi Di Maio e soci.