Istat, stabile la fiducia di consumatori e imprese ma regna incertezza e preoccupazione
I dati Istat registrano un leggero calo da 101,1 a 100,7 per la fiducia dei consumatori, mentre per le imprese passa da 87,7 a 87,9. Confcommercio: “disinnescare l’insidia della rassegnazione”
Secondo le stime dell’Istat a gennaio ci sono state lievi variazioni per la fiducia di consumatori e imprese. In leggera diminuzione l’indice dei consumatori (da 101,1 a 100,7) e in aumento quello delle imprese (da 87,7 a 87,9).
Per quel che riguarda le imprese, la fiducia cala nel settore manifatturiero (da 96,0 a 95,1) e nel commercio al dettaglio (da 88,2 a 87,9) mentre aumenta nei servizi di mercato (da 78,4 a 82,0) e nelle costruzioni (da 136,0 a 138,0). Guardando all’indice dei consumatori, il clima personale e quello futuro registrano un peggioramento (rispettivamente da 107,0 a 106,5 e da 105,3 a 103,2). Negativi anche i giudizi sulla situazione economica generale e le attese sulla disoccupazione. Recuperano invece, per il secondo mese consecutivo, le aspettative sia sulla situazione economica generale che su quella familiare.
“Sotto la superficie piatta della stabilità dei climi di fiducia si cela una pericolosa stanchezza di famiglie e imprese dopo quasi un anno di pandemia. Consumi e investimenti non ripartono, anche in ragione del perdurare dei vincoli all’attività economica. Incertezza e sfiducia permangono come si vede dal confronto esteso a periodi superiori al mese”. Questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio ai dati diffusi dall’Istat.
“Rispetto a settembre 2020 – continua la nota – l’indice di fiducia dei consumatori è sotto di 14 punti percentuali, quello complessivo delle imprese di 3,4 punti mentre quello specifico per il settore turistico a gennaio è ancora inferiore di quasi il 38% rispetto a cinque mesi prima. Nello stesso periodo, la riduzione dell’indice del clima di fiducia delle imprese della distribuzione tradizionale è calato del 15%. Pertanto, la stabilità dei dati mensili è una pessima notizia“.
“In quest’ottica – conclude l’Ufficio Studi – è fondamentale delineare, chiaramente ed in tempi rapidi, uno scenario di sviluppo del Paese per i prossimi anni, anche per disinnescare l’insidia della rassegnazione che mina le prospettive di ripresa a breve, con o senza le ingenti risorse europee in procinto di giungere all’Italia”. (fonte Confcommercio)