Cava de’ Tirreni, la ricerca dell’unità politica anti-Servalli e il peccato di superbia del centrodestra cavese
Al cittadino comune certe logiche rituali della politica sfuggono e restano incomprensibili. In tutta onestà, però, anche chi scrive, pur masticando politica da una vita, ha delle difficoltà di comprensione. Anzi, gli sfugge l’intimo significato di diversi passaggi.
Stiamo parlando della nota con cui i partiti del centrodestra cavese presenti in Consiglio comunale, manca infatti la Lega di Salvini, annunciano la costituzione di un coordinamento unitario in funzione anti-Servalli.
Era ora. Ci hanno messo un po’, soprattutto Fratelli d’Italia, ma alla fine ci sono arrivati. Una buona cosa, indubbiamente. Tuttavia, qualche perplessità affiora, così come alcuni dubbi.
Ci spieghiamo.
Innanzi tutto, perché arrivare oggi a sottoscrivere un documento politico d’intenti dei soli partiti del centrodestra escludendo Siamo Cavesi? Questa componente, infatti, è la più numerosa. Anzi, al momento, è la più rappresentativa della minoranza consiliare. Non solo. Fino all’altro ieri, era Siamo Cavesi che tirava la volata agli altri due partiti del centrodestra. Con un’aggravante: la splendida e inspiegabile assenza proprio di Fratelli d’Italia.
In fondo, Siamo Cavesi è sulla carta un movimento civico, nella sostanza è politicamente organico al centrodestra. Oltre ad avere conquistato sul campo la leadership politica della minoranza consiliare. Questo, poi, anche in ragione del fatto che gli altri civici, La Fratellanza, negli ultimi tempi hanno perso pezzi, ma soprattutto smalto. L’ex monaco, infatti, sembra aver smarrito quella carica di novità “eversiva” rispetto all’ordine politico costituito.
Forse tutto questo, allora, solo per affermare da parte di Fratelli d’Italia una primazia? Ovvero, una superiorità del centrodestra e dei partiti? E magari della stessa Fratelli d’Italia rispetto alle altre più disparate componenti che si vogliono coinvolgere, come si legge nel documento?
Se è così, come poi nella sostanza sembra essere, è questo un pessimo modo per avviare un’azione politica unitaria, dove la dignità di ogni componente non può che essere paritaria. A prescindere dal peso politico-elettorale di ciascuno. Così come dalla sua natura, ovvero partito o associazione o movimento. In altre parole, sottoscrivere un documento politico in cui Siamo Cavesi viene chiamata a condividere la strategia, unitamente a qualsiasi altra associazione del territorio, rappresenta un grave errore politico, ma soprattutto un peccato di superbia.
Per il resto che dire? Si è partiti, a nostro avviso, con il piede sbagliato. Ad ogni modo, prendiamo quello che di buono c’è nel documento del centrodestra. La volontà di confrontarsi in modo “sereno e senza pregiudizi, allo scopo di ricercare le giuste convergenze”. Ottimo. E l’obiettivo: “Per un’ampia e competitiva coalizione elettorale, radicata nei valori fondativi del centrodestra”.
L’impostazione è corretta. La strada intrapresa, pur con qualche sgrammaticatura, sembra quella giusta.
A questo punto, tuttavia, ci permettiamo tre suggerimenti, per quanto non richiesti e, comunque, a titolo gratuito.
Il primo, la convergenza va ricercata anche oltre i valori del centrodestra, diversamente la stragrande parte della società civile guarderà altrove.
La seconda, di avere una visione degasperiana dei rapporti con le altri componenti, partiti o associazioni o altro. In breve, quanti vengono ammessi ad un tavolo programmatico e politico hanno pari dignità. Insomma, non confondere il piano politico con quello del potere, nel quale si viene collocati e si riceve in base alla forza che si ha.
Sembra una differenza da poco, ma non lo è. Anzi, è questo il divario politico che spesso ha favorito e favorisce il centrosinistra rispetto alla rigidità del centrodestra.
Il terzo, la politica sul territorio è cosa diversa da quella nazionale. Entrano in scena tanti altri fattori e le variabili indipendenti crescono a dismisura. C’è di più. Nella valle metelliana, non c’è una Meloni che fa la differenza, quindi…