Inflazione in frenata a ottobre: prezzi in calo dello 0,3%, cresce il potere d’acquisto ma i consumi restano deboli
Su base annua l’aumento si riduce all’1,2%, trainato dal calo degli energetici e degli alimentari. Confcommercio: “Segnali positivi, ma la domanda interna è ancora fragile”
Dopo la stabilità di settembre, a ottobre l’inflazione rallenta ancora. Secondo le stime preliminari dell’Istat, i prezzi al consumo aumentano dell’1,2% su base annua, in netto calo rispetto al +1,6% del mese precedente, mentre su base mensile si registra una diminuzione dello 0,3%. Il “carrello della spesa” — che include beni alimentari, per la cura della casa e della persona — mostra un raffreddamento deciso, passando dal +3,1% al +2,3%.
Il rallentamento si deve soprattutto al calo dei prezzi degli energetici regolamentati, che passano da +13,9% a -0,8%, e al rallentamento degli alimentari non lavorati (+1,9% contro +4,8% a settembre). In flessione anche i servizi legati ai trasporti (+2% da +2,4%), mentre accelerano leggermente quelli ricreativi, culturali e per la cura della persona (+3,3% da +3,1%).
L’inflazione di fondo — calcolata al netto di energetici e alimentari freschi — resta stabile al +2%, così come quella al netto dei soli beni energetici. Su base mensile, l’Istat segnala una flessione marcata dei prezzi dell’energia (-6,7% per quelli regolamentati e -0,8% per i non regolamentati) e dei servizi ricreativi (-1,2%), parzialmente compensata da lievi aumenti nei beni alimentari lavorati (+0,4%) e nei servizi legati all’abitazione (+0,3%).
Secondo Confcommercio, la frenata dell’inflazione è un segnale positivo per il potere d’acquisto delle famiglie, ma conferma la debolezza della domanda interna. “Il calo dei prezzi è superiore alle attese e riporta l’indice ai livelli di giugno”, osserva Mariano Bella, direttore dell’Ufficio Studi. “Se da un lato il contenimento dei prezzi sostiene i redditi reali, dall’altro riflette una contrazione dei consumi, evidente soprattutto nei comparti di mobili e abbigliamento”.
Bella intravede però un possibile effetto positivo nel breve periodo: “Il ridimensionamento dei prezzi dei beni di uso quotidiano potrebbe contribuire a migliorare la percezione delle famiglie e favorire una ripresa della propensione al consumo. Con l’avvio della stagione degli acquisti — dal ponte di Ognissanti al Natale — la bassa inflazione potrebbe fornire quella spinta necessaria per chiudere il 2025 con maggiore fiducia, anche se lo scenario macroeconomico per il 2026 resta complesso”.






