8 marzo: in regalo 12 milioni ramoscelli di mimose, +370% i prezzi in una settimana
“Si tratta – continua la Coldiretti – di valori molto lontani da quelli riconosciuti agli agricoltori che si sono peraltro ridotti rispetto allo scorso anno. La produzione nazionale ha dovuto anche affrontare il saliscendi dei cambiamenti climatici: partita in ritardo per il gelo e il vento della seconda metà di gennaio, ha recuperato in febbraio con la primavera anticipata”.
“Oltre a essere il simbolo della presenza femminile nel mondo, dalla famiglia al lavoro, la mimosa esprime anche un importante valore ambientale perché – sostiene la Coldiretti – è coltivata in Italia con tecniche eco-compatibili soprattutto nei tipici terrazzamenti che si affacciano sul mare, altrimenti destinati al degrado e all’abbandono”.
“I ramoscelli donati – sottolinea la Coldiretti – sono praticamente tutti di origine nazionale e soprattutto della provincia di Imperia, in Liguria, dove si realizza oltre il 90 per cento della produzione italiana”.
“La mimosa – continua la Coldiretti – venne introdotta in Europa intorno al 1820 e con il passar del tempo riuscì ad adattarsi molto bene al clima Italiano, soprattutto nelle zone temperate come la Liguria e la Toscana”.
“Per conservare al meglio la mimosa – consiglia la Coldiretti – è bene tagliare quanto prima gli steli che devono rimanere per due ore in acqua pulita e inacidita con due gocce di limone. Vanno quindi collocati in penombra e mantenuti in ambiente fresco e umido perché la mimosa rilascia molta acqua attraverso la traspirazione e bisogna evitare che la perdita di liquidi faccia seccare rapidamente il fiore”.
Dal punto di vista botanico si tratta in realtà un’acacia dealbata, arbusto sempreverde originario delle zone tropicali, che insieme al genere della mimosa appartiene all’unica famiglia delle Leguminose.
“Le varietà più diffuse sono – precisa la Coldiretti – la Floribunda e la Gaulois che è più rigogliosa. Le foglie di mimosa, composte da tante foglioline verde chiaro, in caso di pericolo (per esempio se vengono sfiorate o la temperatura supera i 20 gradi) si ritraggono, ed è per questo particolare atteggiamento che ha preso il nome scientifico “mimus”, dal latino attore mimico”. (fonte Coldiretti)