scritto da Pasquale Petrillo - 01 Settembre 2023 09:00

Morti sul lavoro: un’insopportabile scia di sangue

Ciò non impedisce di pensare che simili incidenti non devono assolutamente accadere. In ogni caso, errore umano o meno, c'è una falla nel

foto Giovanni Armenante

L’incidente ferroviario di ieri in Piemonte, che ha provocato la morte di cinque operai, è incredibilmente assurdo e inaccettabile. Le nostre ferrovie sono dotate delle più sofisticate e moderne tecnologie per la sicurezza e il controllo a distanza della rete ferroviaria, eppure accadono simile disgrazie. Le indagini ci diranno quali sono le cause di questa tragedia. Molto probabilmente, perché solo questa sembra essere la spiegazione, si è trattato di un errore umano. Una dimenticanza. Un equivoco. Ciò non impedisce di pensare che simili incidenti non devono assolutamente accadere. In ogni caso, errore umano o meno, c’è una falla nel sistema di sicurezza che va eliminata. D’altra parte, nel nostro Paese il contributo di sangue dei lavoratori è troppo grande e non più tollerabile. Secondo quanto reso noto dall’Inail, nei primi sei mesi di quest’anno sono 450 i lavoratori che hanno perso la vita. Una carneficina. In pratica, 2,4 morti al giorno. Troppi. Una scia di sangue insopportabile. I nostri lavoratori si recano sul posto di lavoro come se andassero al fronte. A combattere una guerra, senza saperlo. Sempre l’Inail fa sapere che l’anno scorso i morti sul lavoro furono 1.091. Fatti i conti, quasi 3 morti al giorno. Come per i femminicidi e per altri drammatici fenomeni, ogni volta che accade una disgrazia si parla di provvedimenti più severi per contrastare questi tragici eventi. Parole al vento. Fa tutto parte di un triste rito. La sostanza delle cose, purtroppo, non cambia.

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

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