Le colpe di Netanyahu e l’ipocrisia di Biden
La vicenda dei sei ostaggi uccisi da Hamas con un colpo alla nuca per evitare che fossero liberati dai soldati israeliani nel tunnel dove erano prigionieri, lascia basiti e fa riflettere
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha davvero proprio tutti i torti? I dubbi in proposito sono tanti. Certo, restano sul campo le sofferenze di un popolo, quello palestinese soprattutto nella Striscia di Gaza, dove pare si contano oltre quarantamila vittime. Una strage. Un prezzo troppo alto e inaccettabile. Tuttavia, la vicenda dei sei ostaggi uccisi da Hamas con un colpo alla nuca per evitare che fossero liberati dai soldati israeliani nel tunnel dove erano prigionieri, lascia basiti e fa riflettere. I familiari degli ostaggi legittimamente e più che comprensibilmente fanno pressione sul loro governo per arrivare ad una tregua che consenta ai proprio parenti catturati dai terroristi palestinesi di Hamas di tornare in Israele.
In un simile scenario, però, il governo Netanyahu cosa deve fare? Piegarsi ai terroristi di Hamas? E con quali risultati? Per darla vinta a dei terroristi pronti ad azioni contro gli israeliani incuranti delle conseguenze che ricadranno sul loro stesso popolo com’è avvenuto finora? In conclusione, è troppo facile e comodo biasimare Netanyahu, il quale avrà colpe e responsabilità enormi, ma è anche il capro espiatorio di un conflitto e di una tragedia non da lui e provocata.
Il presidente americano Biden ha dichiarato ieri che «Netanyahu non sta facendo abbastanza». Dovrebbe spiegare però cosa dovrebbe fare il premier israeliano in proposito. «È notevole che il presidente Usa scelga di premere sul primo ministro e non su Yahya Sinwar. Le sue sono parole pericolose perché arrivano dopo che Hamas ha freddato sei ostaggi, tra loro un cittadino americano», è stata la risposta del governo di Gerusalemme. Sinwar è il nuovo leader di Hamas ma anche il «regista» del massacro del 7 ottobre, da cui è nato quest’ultimo tragico conflitto. La verità, spiace dirlo, è che scaricare le responsabilità su Netanyahu è un esercizio facile e comodo. E’, però, anche una grande ipocrisia.