Trent’anni di misteri: l’omicidio di Elisa Claps e la storia di Danilo Restivo
Lo scorso 12 maggio abbiamo pubblicato la prima parte di questa brutta storia, per tanti versi ancora densa di misteri ( https://www.ulisseonline.it/controluce/storiacce-elisa-claps-e-danilo-restivo/ ).
Ora completiamo la ricostruzione.
Il fratello di Elisa Claps, Gildo, nel corso della manifestazione pubblica del 12 settembre 2010, dichiarò che nel 1996 nel sottotetto della chiesa della Trinità, per la durata di circa un anno, erano stati effettuati dei lavori durante i quali l’impresa appaltatrice aveva incernierato dei cassettoni proprio in corrispondenza del corpo della sorella: ridicolo pensare che nessuno avesse mai visto niente.
Inoltre il fratello sostenne anche che nel 2008 qualcuno doveva aver rimosso del materiale che copriva il corpo, e aveva chiesto conto di ciò al vescovo ritenendo che non potesse non sapere nullq, a meno che non fosse in grado di gestire i membri della sua Diocesi, concludendo con l’opinione che il ritrovamento era stato solo una messinscena.
In occasione di quella manifestazione, Don Marcello Cozzi, referente locale di Libera, invocò l’intervento dell’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per chiedere conto al Consiglio Superiore della Magistratura, da lui presieduto, dell’operato di Felicia Genovese, il PM che aveva coordinato le indagini nel periodo potentino, sospettata di aver volontariamente insabbiato il caso.
La stessa però venne successivamente prosciolta dall’accusa.
Ma il caso era stato comunque stato trasferito alla Procura di Salerno.
Di quanto accaduto si era più volte occupata anche la trasmissione Rai “Chi l’ha visto?”, e in una delle puntate ci fu pure uno specifico intervento schematico riassuntivo di Marco Travaglio.
L’8 ottobre 2010 il GIP di Salerno, Attilio Franco Orio, in accoglimento della richiesta dei PM Rosa Volpe e Luigi D’Alessio, titolari dell’inchiesta, che domandavano una seconda perizia sui resti di Elisa, fissò per il 18 ottobre 2010 un secondo incidente probatorio per il conferimento del quesito al CTU, il comandante del RIS di Parma, il tenente colonnello dei Carabinieri Giampietro Lago.
Il 25 ottobre 2010 vennero rese note alcune risultanze aggiuntive: i sassolini provenienti dal sottotetto e presenti nel solco del tacco di Elisa Claps dimostravano che la ragazza era arrivata viva, ed aveva camminato nel luogo dove poi sarebbe stata uccisa; la giovane poi sarebbe stata colpita con una forbice di medie dimensioni con una lama tagliente, e l’aggressore si era accanito, probabilmente rivoltandone anche il corpo, per un tempo relativamente lungo dopo l’aggressione, con Elisa moribonda o già morta; un bottone rosso trovato vicino al suo cadavere con molta probabilità poteva essere di un abito cardinalizio; i fori presenti nel tavolato posto sotto le tegole, in corrispondenza del luogo di ritrovamento del cadavere, erano stati praticati con un cacciavite spaccato, di piccole dimensioni, e fecero pensare a operazioni condotte senza metodo per creare frettolosamente una feritoia nel sottotetto allo scopo di far disperdere i miasmi.
Fu condotta anche una perizia dattiloscopica sui dodici reperti prelevati nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, per comparare le impronte digitali trovate sugli oggetti repertati con quelle di Danilo Restivo.
Venne inoltre prelevato un campione di DNA rinvenuto sulla maglia indossata dalla vittima, che dalle analisi risultò appartenere a Restivo.
Il 9 marzo 2011, nel corso della puntata della trasmissione “Chi l’ha visto?”, l’avvocato della famiglia Claps precisò che sulla maglia erano state ritrovate tracce di sangue e di saliva appartenenti a Restivo.
Il 2 luglio 2011 venne finalmente effettuato il funerale della povera ragazza da don Marcello Cozzi e da don Luigi Ciotti e per tale evento venne proclamato il lutto cittadino.
Su espresso desiderio dei familiari della ragazza, le esequie si tennero all’aperto, non in chiesa.
Il più che probabile assassino di Elisa Claps, Danilo Restivo, il 30 giugno 2011 venne condannato all’ergastolo dal Tribunale di Winchester per l’assassinio della convivente sarta Heather Barnett, uccisa il 12 novembre 2002 a Charminster, un villaggio del Dorset nei pressi di Bournemouth.
Nel pronunciare la sentenza – in cui si affermava che senza ombra di dubbio Restivo aveva ucciso anche Elisa Claps – il giudice Michael Bowes disse a Restivo: “Lei non uscirà mai di prigione […]. Lei è recidivo. È un assassino freddo, depravato e calcolatore […] che ha ucciso Heather come ha fatto con Elisa [Claps, n.d.r.] […]. Ha sistemato il corpo di Heather come fece con quello di Elisa. Le ha tagliato i capelli, proprio come Elisa […]. Merita di stare in prigione per tutta la vita”.
Danilo Restivo, quindi, sta scontando la pena in Inghilterra con una condanna a 40 anni di carcere per l’omicidio di Heather Barnett, avvenuto successivamente al delitto Claps, quando l’imputato si era già trasferito nel Regno Unito.
Il 12 settembre 2010, a Potenza, si tenne una manifestazione pubblica a ricordo di Elisa Claps da parte dell’associazione Libera, con centinaia di cittadini che scesero in piazza per chiedere giustizia.
Per quanto riguarda il delitto della Claps l’8 novembre 2011, presso il Tribunale di Salerno, iniziò il processo di primo grado a Danilo Restivo, con rito abbreviato.
Nel corso della prima udienza i PM, facendo notare che i reati concorrenti più gravi a carico di Restivo, che avrebbero potuto far scattare l’ergastolo, erano tutti prescritti, avanzarono la richiesta di 30 anni di reclusione, ossia il massimo possibile, unitamente all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e tre anni di libertà vigilata al termine dell’espiazione della pena.
L’8 novembre 2011 il Tribunale accettò tutte le richieste, e condannando Danilo Restivo anche al versamento di 700mila € alla famiglia Claps a titolo di risarcimento.
Il processo di appello, iniziato a Salerno il 20 marzo 2013 e celebrato in presenza di Restivo (dall’11 marzo 2013 estradato temporaneamente in Italia) si concluse il 24 aprile 2013 con la conferma della condanna a trent’anni per Restivo.
Il 23 ottobre 2014 la Corte di Cassazione confermò in via definitiva la condanna a 30 anni inflitta a Restivo nei precedenti gradi di giudizio.
Anche dopo la sentenza di condanna per Restivo a trent’anni, restava ancora aperta l’indagine della Procura di Salerno sulla scomparsa di Elisa Claps, sulle modalità del ritrovamento del cadavere e su eventuali complicità di cui avrebbe beneficiato Restivo.
L’11 novembre 2011 l’avvocato della famiglia Claps, prima della lettura della sentenza, aveva sottolineato come per l’omicidio di Elisa, Danilo Restivo non avrebbe avuto l’ergastolo per colpa della Chiesa che, in 18 anni, aveva permesso che fossero prescritti i reati di violenza sessuale e occultamento di cadavere.
Lo stesso GUP Boccassini in primo grado aveva scritto nella sua sentenza di inquinamento delle prove imputabili a famigliari e terzi, e di omissioni gravi.
Fu annunciato il processo per falsa testimonianza delle due donne delle pulizie della Curia potentina, in quanto avevano mentito affermando di aver scoperto i resti di un cadavere nel sottotetto della chiesa solo il 17 marzo 2010 mentre vi sono evidenze che indussero la Procura a ritenere che da mesi sapessero che là vi era un cadavere.
Due giornalisti, Pierangelo Maurizio del TG5 e Fabio Amendolara della Gazzetta del Mezzogiorno, avevano scoperto che dell’omicidio si era occupato anche il Sisde, il servizio segreto civile, e che sul caso c’era il segreto di Stato.
Per queste scoperte, Amendolara venne perquisito più volte su disposizione della magistratura di Salerno che era alla ricerca delle sue fonti.
Nel 2022 la famiglia Claps si è opposta alla riapertura al culto della chiesa della Santissima Trinità, ritenendo che in tale edificio non siano state fatte tutte le indagini necessarie per giungere alla verità e che parte di essa rimanga sepolta in tale chiesa coperta da una cortina impenetrabile di omissioni e colpevoli silenzi.
E’ indubbio che Danilo Restivo, ha potuto farla franca in Italia per tanti anni grazie a ferree coperture che in ambito familiare, e non solo, gli sono state assicurate, e non è escluso che abbia goduto anche di altre coperture a diversi livelli, come non si può non considerare che la conclusione della sua vita di criminale sia avvenuta per il delitto della compagna inglese Heather Barnett, per il quale è stato arrestato e condannato in Inghilterra, dove sta scontando la condanna a 40 anni di carcere; è probabile che questo assassino rimanga in carcere in Inghilterra per tutta la vita.
La famiglia Claps nel 2020 ha fondato l’ “Associazione Penelope” dedicata alle persone scomparse.
Ci sia consentita una chiosa conclusiva.
La vicenda di Elisa Claps ha qualche analogia con quella di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, le due ragazze romane scomparse e mai ritrovate, vicenda che vede coinvolto pesantemente il Vaticano, della quale recentemente ci siamo ancora una volta occupati.
L’unica differenza è che, mentre per Elisa Claps la famiglia sa dove andare a piangere e pregare, per le altre due povere ragazze le famiglie non hanno nemmeno questa possibilità.