PAESE MIO Danilo Manzi, professione fumettista
Danilo Manzi, giovane di Minori nato nel 1990, dopo il diploma al Liceo Artistico “Andrea Sabatini” di Salerno si è laureato all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove ha studiato “Fumetto e illustrazione” e “Linguaggi del fumetto”. "Infetto" è il suo primo fumetto ad ampio respiro che sarà pubblicato in questo mese.
Danilo Manzi, nato il 15 luglio del 1990, cresciuto a Minori, si è diplomato al Liceo Artistico “Andrea Sabatini” di Salerno, indirizzo pittorico, dove ha frequentato un corso d’animazione con il quale ha partecipato al Cartoon on the bay del 2007. Si è laureato all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove ha studiato “Fumetto e illustrazione” (triennio) e “Linguaggi del fumetto” (biennio), durante il triennio ha realizzato diverse locandine per spettacoli teatrali e per l’associazione culturale di Minori Piano B, di cui è vice-presidente. Nel periodo del biennio ha sostenuto un tirocinio presso Graphic news (portale di giornalismo a fumetti). Sta lavorando come grafico per il progetto Hub Campania dell’Associazione culturale Paideia (finalizzata alla formazione della ricerca sociale e del volontariato). Ha realizzato dei fumetti brevi per i collettivi “Gravure” e “Cadavre Exquis” (Bohnobeh) e i dialoghi per un fumetto di Alessandro Coccorullo (suo compaesano) per il collettivo “Borametz”. Infetto è il suo primo fumetto ad ampio respiro.
Danilo, da quanto tempo vivi lontano da Minori?
Dal 2009.
Cosa ti ha spinto a lasciare la tua città natale
Dopo il liceo, ho fatto diverse ricerche sulle scuole di fumetto in Italia, l’Accademia di Belle Arti di Bologna è stata la prima ad inserire tra i suoi indirizzi principali “Fumetto e illustrazione” e “Linguaggi del fumetto”, giusto quello che cercavo’.
Cosa sapevi di Bologna ieri città della tua formazione culturale e artistica e oggi luogo elettivo d’eccellenza per tua attività creativa?
Conoscevo già Bologna grazie ai fumetti di Andrea Pazienza, uno dei miei idoli al liceo (e che ancora oggi rileggo con piacere). È proprio come la descriveva Paz.
La tua scelta “controcorrente” di disegnatore di fumetti ti ha creato problemi con la tua famiglia o con il tuo ambiente di origine?
In famiglia nessun problema, mi hanno sempre appoggiato nonostante sapessero che è una strada difficile (esattamente come lo so io). Nel mio ambiente d’origine, tranne qualche commento a mezza bocca e qualcuno un po’ più diretto, niente di rilevante. Ci sono persone che hanno saputo apprezzare la mia determinazione e altri meno. Penso sarebbe stato lo stesso in qualsiasi altro paese.
Quando hai maturato la tua vocazione artistica?
Non so se si possa definire una vocazione, sicuramente è una scelta. Un giorno, in seconda elementare, ho copiato la copertina di “I Grandi Classici Disney n. 75”, mia madre ha fatto uno dei soliti commenti da mamma, “Bravo! Perché da grande non diventi un disegnatore di fumetti?”. Mi sono detto “Bello!”, e da lì in poi non volevo fare più né l’architetto, né l’investigatore, né lo scienziato. Penso che un po’ tutti comincino così. Qualcuno dice “wow, sei proprio bravo a disegnare” e, anche se poi magari non è ancora vero, inizi a crederci.
Il Danilo di oggi a chi crede di dire grazie sul piano professionale e culturale?
Elencare solo un paio di persone credo sarebbe fare un torto alle altre. Nel fumetto che pubblicherò a settembre ho scritto anche i nomi delle persone che devo ringraziare per questo specifico lavoro.
Il 2017 è stato segnato da un’avvenimento importante per te: il lavoro per l’etichetta editoriale dell’HOLLOW PRESS, che pubblicherà a fine settembre il fumetto “Infetto”, come è nato questa collaborazione?
Sono prima di tutto un loro lettore. Ho conosciuto Hollow Press quando stavo recuperando tutti i fumetti pubblicati in Italia del fumettista Shintaro Kago.
Anche un altro fumettista di cui stavo recuperando tutto era stato pubblicato da loro, ovvero Miguel Angel Martin, sulla loro rivista U.D.W.F.G. UnderDarkWeirdFantasyGrounds. Così recuperai il volume 2 e il 3 (l’uno era già andato a ruba!) e scopriì che ci lavorava anche Ratigher, uno dei nomi più importanti del fumetto italiano contemporaneo. Poi conobbi, grazie a loro, i lavori di Tetsunori Tawaraya. Alla Fiera del fumetto di Treviso 2016 scoprii che avevano pubblicato pure un fumetto di un altro grande maestro italiano, Paolo Bacilieri, e che erano aperti anche agli esordienti (Laurence Engraver con il suo Oltremondo). Ho deciso, a questo punto, di mandargli una mail con un anteprima provvisoria di Infetto speranzoso di ottenere risposta. Il lavoro ha colpito Michele Nitri e abbiamo iniziato subito a lavorarci sopra. Ovviamente ho continuato a recuperare i bellissimi libri di questa casa editrice.
La comune origine meridionale di Michele Nitri, foggiano fondatore della casa editrice Hollow Press, e la tua, originario di Minori, quanto ha influito in questa collaborazione?
Non ha avuto nessuna incidenza. Michele ha saputo solo in seguito che ero originario della provincia di Salerno e io, sinceramente, ho scoperto il paese in cui è nata la Hollow solo una settimana dopo la prima mail. La casa editrice ha una forte identità internazionale e lo si vede dal catalogo.
Negli “spazi stretti” per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, pensi che l’arte e il lavoro creativo possa dare delle soddisfazioni a coloro che hanno il coraggio di mettersi in gioco?
Certo non è facile vivere facendo solo il creativo, perché può essere anche molto divertente e quindi la competizione è forte. In più, nel mio caso, c’è una bella sovrapproduzione editoriale che porta lati positivi e negativi.
C’è anche da dire che “Scrivere è un’ arte solitaria, pubblicare è un impresa collettiva” come mi ha insegnato Oliviero Ponte di Pino ne “I mestieri del libro”. In pratica, il mondo ha bisogno di scrittori (o fumettisti, va bene uguale) perché esistono gli editori, i lettori, i traduttori, i correttori di bozze, gli impaginatori, gli stampatori, gli agenti letterari, gli avvocati esperti in diritto d’autore, i grafici, gli esperti di packaging e di marketing, i venditori, i promotori, gli agenti delle case editrici, i distributori, i magazzinieri, gli architetti che progettano le librerie, i direttori di libreria, i librai, i commessi di libreria, gli uffici stampa, i critici, gli intervistatori… Eccetera! Insomma, è già una bella soddisfazione muovere tutta questa gente no?