Il calendario rivoluzionario
Tra le numerose innovazioni introdotte dai rivoluzionari, una delle più originali e controverse fu senza dubbio la creazione di un nuovo calendario. Il calendario gregoriano, istituito nel 1582 da Papa Gregorio XIII, venne sostituito dal calendario Repubblicano detto anche calendario rivoluzionario, decisamente più evocativo
La Rivoluzione francese, un evento cardine nella storia dell’Europa e del mondo, ha segnato una profonda cesura con l‘Ancien Regime. Scoppiata nel 1789, questa tumultuosa trasformazione politica, sociale ed economica ha finito per riverberarsi anche negli altri Paesi europei.
Tra le numerose innovazioni introdotte dai rivoluzionari, una delle più originali e controverse fu senza dubbio la creazione di un nuovo calendario. Il calendario gregoriano, istituito nel 1582 da Papa Gregorio XIII, venne sostituito dal calendario Repubblicano detto anche calendario rivoluzionario, decisamente più evocativo.
In Francia quindi, a partire dal 24 ottobre del 1793, venne adottato un calendario a testimonianza di una totale rottura con la monarchia. Le peculiarità erano molteplici:
* L’anno era diviso in 12 mesi, ciascuno composto da 30 giorni. Questo rendeva l’anno composto da 360 giorni, un numero facilmente divisibile per 10, in linea con l’ideale di razionalizzazione tipico della Rivoluzione.
*I nomi dei mesi erano ispirati alla natura; quindi non più legati a figure storiche o a divinità, ma facevano riferimento ai cicli naturali e alle attività agricole. Ad esempio vendemmiaio (tra settembre e ottobre) indicava il periodo della vendemmia, germinale (marzo – aprile) si riferiva alla germinazione delle piante, messidoro (giugno – luglio) era il tempo dei campi dorati da distese di spighe.
* Cinque o sei giorni complementari; per allineare il calendario con l’anno solare, si aggiungevano 5 giorni alla fine di ogni anno (6 negli anni bisestili), chiamati “sanculottidi”. Questi giorni erano dedicati a valori come la virtù, la ragione e la patria.
* La divisione del giorno era basato sul sistema decimale; 10 ore, 100 minuti e 100 secondi. Questo metodo era ritenuto più razionale del tradizionale sistema sessagesimale essendo in linea con le idee di ispirazione illuministiche.
* Le settimane erano composte da dieci giorni; non più i canonici sette giorni radicati nella tradizione bensì dieci. La decade era composta da otto giorni lavorativi e due mezze giornate festive.
Quindi un calendario totalmente privato di elementi cattolici, niente più santi o giorno dedicato al Signore. La ragione che spinse i padri rivoluzionari ad un così profondo rinnovamento fu la volontà di tagliare con un passato di iniquità e disparità sociali. La monarchia e la Chiesa erano delle piaghe da eradicare per poter ristabilire un legame con le proprie origini, con la natura. Tale connessione fu alimentata dall’attribuzione dei nomi dati ai nascituri in quegli anni. Montagna, edera, roccia sono alcuni esempi di nomi propri dati all’epoca.
Un tale profondo cambiamento però ebbe vita breve. I francesi non apprezzarono particolarmente il calendario repubblicano nonostante le validissime ragioni nel pieno spirito rivoluzionario. Oltre ad una difficoltà oggettiva nel conteggio dei giorni negli anni bisestili, ci fu anche qualche problema nella semina e nelle colture dei campi. Per questo nel 1806, sotto l’impero Napoleonico, si tornò nuovamente al calendario Gregoriano, ossia il calendario maggiormente diffuso nel mondo.