scritto da Carolina Milite - 15 Giugno 2023 13:56

Cava de’ Tirreni, ’a mèvesa ‘mbuttunata: le origini ebraiche del piatto della Festa di Montecastello

pastiera dolce di maccheroni preparata con spaghetti, zucchero e cannella, salumi e formaggi paesani, fagiolini all'insalata e

Hanno preso inizio questa mattina, con la Santa Messa preso la chiesa della Santissima Annunziata, i festeggiamenti in onore del Santissimo Sacramento a Cava de’ Tirreni.

Da stamane dalla sommità di Monte Castello si ode il susseguirsi dello sparo degli storici pistoni ad opera dei mebri dei vari gruppi di Trombonieri e associazioni folcloristiche. Questa sera alle 20:30 si svolgerà la Storica Processione, col Santissimo Sacramento, che avrà inizio dalla Chiesa della Santissima Annunziata e giungerà al terrazzo superiore del Castello per la benedizione della città.

In queste giornate di festa, le tavole dei cavesi sono imbandite con le specialità tipiche della tradizione: pastiera dolce di maccheroni preparata con spaghetti, zucchero e cannella, salumi e formaggi paesani, fagiolini all’insalata e l’immancabile mèvesa ‘mbuttunata, le cui origini si fanno risalire ai primi insediamenti ebraici nella vicina città di Salerno.

In molti ignorano la presenza di una comunità ebraica a Salerno le cui tracce scritte risalgono al X secolo. Il quartiere ebraico, o giudecca, sorgeva vicino alla riva del mare, tra le attuali via Masuccio Salernitano e vico Giudaica. Una tradizione vuole tra i fondatori della Scuola Medica Salernitana l’ebreo Elino, che avrebbe insegnato in ebraico, mentre altri tre colleghi, il greco Ponto, l’arabo Adela e il latino Salernus, avrebbero insegnato rispettivamente in greco, arabo e latino.

Questo insediamento stabile della comunità ebraica salernitana ha lasciato, nel corso dei secoli, importanti tracce della sua presenza in città a livello sia economico (mercanti, banchieri, tessitori, conciatori) che culturale ed ha influenzato anche la cucina del territorio. E uno dei piatti tipici della città di Salerno, che poi è trasmigrato anche nelle vicine Vietri sul Mare e Cava de’ Tirreni, “’a mèvesa ‘mbuttunata”, la milza cotta nell’aceto e imbottita di prezzemolo e peperoncino, consta proprio di origini ebraiche.

Per la macellazione della carne gli ebrei, secondo i loro dettami religiosi, non potevano percepire denaro per il proprio lavoro, e quindi trattenevano come ricompensa le interiora che cucinavano come farcitura per panini che vendevano poi ai “gentili”, cioè ai cristiani.

La milza venne poi utilizzata come strumento di baratto tra i macellai e gli allevatori che vendevano i loro animali in cambio delle interiora, o i popolani e agricoltori che chiedevano nei macelli le interiora che allora venivano vendute a prezzi estremamente bassi. Un cibo poverissimo, dunque, in grado però di sfamare e corroborare chi aveva poco o nulla da mangiare, e che nel tempo è diventato fortemente identitario del territorio, tant’è che non manca mai sulle tavole imbandite per la festa di Montecastello a Cava, così coma a Vietri per San Giovanni e a Salerno per San Matteo.

Insomma, i nostri antenati e le nostre origini comuni che affondano nel Mediterraneo sono ancora tra noi, soprattutto con le loro credenze, i loro riti, le loro usanze, la loro religiosità, dopo millenni, nelle nostre tradizioni popolari.

Diplomata al liceo classico, ha poi continuato gli studi scegliendo la facoltà di Scienze Politiche. Giornalista pubblicista, affascinata da sempre dal mondo della comunicazione, collabora con la rivista Ulisse online sin dalla sua nascita nel 2014, occupandosi principalmente di cronaca politica e cultura. Ideatrice, curatrice e presentatrice di un web magazine per l'emittente web Radio Polo, ha collaborato anche col blog dell'emittente radiofonica. Collabora assiduamente anche con altre testate giornalistiche online. Nel suo carnet di esperienze: addetto stampa per eventi e festival, presentazione di workshop, presentazioni di libri e di serate a tema culturale, moderatrice in incontri politico-culturali.

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