scritto da Nino Maiorino - 21 Luglio 2022 17:10

Buone maniere in spiaggia

foto Giovanni Armenante

Di solito si usa il termine francese “bon-ton” che rende meglio ed è più chic, ma abbiamo preferito, almeno per il titolo, usare la traduzione italiana, certamente più comprensibile.

Questo è il periodo delle vacanze, la maggior parte degli italiani preferisce il mare, anche perché, visto che la maggior parte dell’Italia è una penisola circondata dall’acqua, andare al mare è più facile e comodo. Parte va pure in montagna, ma gli appassionati dei monti li preferiscono durante i mesi invernali, anche per lo sci.

La foto a corredo di questo articolo rispecchia solo in piccola parte una spiaggia in quanto, in genere, chi ama trascorrere al mare un periodo di vacanze, evita le spiagge libere, nella convinzione che esse siano frequentate prevalentemente da gente di bassa estrazione sociale: niente di più sbagliato perché, oltre al fatto che ovviamente gli ombrelloni non sono bene allineati come sulle spiagge degli stabilimenti dati in concessione, tutti ormai hanno un grado di savoir-faire minimo ed è difficile imbattersi nel maleducato.

A tal proposito, e a proposito di bon-ton, viene in mente un gustosissimo ricordo di diversi decenni addietro, allorquando sulla spiaggia di un paese del Cilento molto frequentato (evitiamo di indicarlo perché sarebbero facilmente individuabili i personaggi) in una pensioncina il cui terrazzo dava sulla spiaggia, all’epoca difficilmente praticabile per le alghe che invadevano la battigia.

C’era un gruppo di famiglie tra le quali c’era una famigliola composta da due figli, e con una mamma esageratamente preoccupata la quale, appena i due ragazzi mettevano un piede in acqua, incurante dei vari bagnanti che la guardavano, a squarciagola urlava: Salvatooooreeeeee, Guglieeeelmooooooo, tornate su; e i due ragazzi erano costretti ad arretrare dei tre metri appena percorsi per entrare in acqua, uscendo ovviamente coperti di alghe scure: sembravano due zombi.

Ma dopo pochi minuti il rito cominciava, e la gente rideva, sia pure riservatamente per rispetto alle paure di quella mamma.

È evidente che la paura non si sposa con il bon-ton.

Quella pensione esiste ancora, di lato, sulla spiaggia ancora c ‘è  un albergo di quattro o cinque piani, il cui proprietario era fratello del proprietario della pensione, e avevano in comune un pozzo artesiano dal quale entrambi prelevavano l’acqua.

Capitava, nelle ore di punta, che l’albergo prelevasse un quantitativo di acqua ben più consistente di quello della pensioncina, la quale a volte rimaneva a secco.

E a quel punto il bon-ton andava a farsi benedire perché il proprietario della pensioncina si faceva prendere da un’ira furibonda e tirava fuori un pistolone a tamburo con l’intenzione di andare ad ammazzare il fratello dell’albergo che gli rubava l’acqua: ma ormai i clienti erano preparati e pronti a trattenerlo; sembra che stiamo raccontando una sceneggiata napoletana, ma è la sacrosanta verità.

Ma torniamo al bon-ton in spiaggia, sul quale recentemente è stato pubblicato un divertente e istruttivo articolo a firma di uno studioso di buone maniere ed esperto di galateo, Nicola Santini, che di buone maniere ha riempito parecchi volumi, e in questo periodo si è soffermato sulle buone maniere in spiaggia, come comportarsi e quali errori evitare quando si va in vacanza.

C’è una domanda che, ogni estate, molti si pongono: si può portare cibo in spiaggia?

A Bacoli, in provincia di Napoli, alcuni stabilimenti balneari hanno risposto di no, arrivando persino a perquisire le borse da spiaggia dei clienti per controllare che non ci fossero bevande e alimenti portati da casa: secondo i gestori, infatti, la sola fonte per rifocillarsi dev’essere il bar dello stabilimento balneare.

Un provvedimento che, come è facile intuire, è stato fortemente condannato da più parti, a partire dal sindaco della cittadina, Josi Gerardo Della Ragione, che attraverso un post su Facebook ha ricordato che la spiaggia non appartiene al gestore dello stabilimento, che è solo “il concessionario di un bene demaniale”; come tale non può nemmeno opporsi che, attraverso il suo stabilimento, si possa accedere alla battigia.

Pensiero condiviso anche dall’Unione Nazionale Consumatori, che sul proprio sito ha sottolineato come non esista alcuna legge che vieti ai cittadini di portare cibo sulla spiaggia.

La spiaggia, in altre parole, è di tutti, e come tale deve essere trattata: se è vero, infatti, che bibite e alimenti sono ammessi, è altrettanto vero che spesso si verificano comportamenti poco virtuosi e rispettosi delle nostre coste e del nostro mare.

A Nicola Santini sono state poste alcuni quesiti ai quali prioritariamente egli ha osservato che nell’arte del bon-ton non bisogna regolarsi secondo regole granitiche, ma piuttosto usando il buon senso e il rispetto degli altri; regole semplici che non riguardano solo le spiagge e gli altri luoghi di vacanza.

Certamente in spiaggi vi è qualche vincolo in più, come, ad esempio, chi consuma un bel piatto di spaghetti sotto l’ombrellone farebbe bene ad utilizzare un tovagliolo per evitare che schizzi di salsa si posino sul villoso petto o sul reggiseno del bikini, nel mentre con una mano si regge una vaschetta di alluminio e l’altra regge la forchetta.

Ovviamente è appena il caso di osservare che un bagnante che voglia avere un minino di bon-ton farebbe meglio a portarsi un panino farcito con companatico non succoso, da consumare riservatamente in un tovagliolo di carta: molto più comodo e semplice.

In generale sotto l’ombrellone, o anche in mancanza di ombrellone, si dovrebbero seguire tutte le regole che riguardano il picnic: cibi facili, caldi o freddi che siano, già porzionati in modo da non dover usare entrambe le mani per dividerli e mangiarli, o usare il coltello.

Quando si è finito di mangiare, poi, non si lascia in bella vista il resto di una tavola allestita, ma si raccoglie tutto possibilmente differenziando i rifiuti per liberarsene appena possibile, anche per evitare un mix di aromi poco graditi agli altri bagnanti nonché attirare insetti, oppure essere costretti a inseguire tovaglioli di carta o bicchieri di plastica volati via a causa della brezza marina.

Ma ci sono regole di bon-ton da seguire anche per l’abbigliamento: spesso nei ristoranti vicini alle spiagge si vedono comportamenti talvolta obbrobriosi.

Quando si mangia sarebbe buona creanza indossare sempre una maglietta o un pareo anche sotto il proprio ombrellone: in questo modo si evita che briciole o residui di cibo e sugo finiscano sulla pelle. Di sicuro è raccomandabile se ci si reca al bar o al ristorante di una spiaggia, e bene fano taluni ristoratori di stabilimenti a non ammettere nello spazio ristorante bagnanti in costume.

C’è poi da tener conto dei telefonini e dei rumori molesti: suonerie che squillano di continuo, madri che urlano ai figli, schiamazzi.

La differenza sostanziale che c’è tra un telefonino e un essere umano, è che il telefonino si può regolare per il volume e silenziare; tutto il resto dipende dal buon senso: non possiamo prevedere quello degli altri, ma possiamo controllare il nostro.

Troppo spesso in risposta alle urla e agli schiamazzi si sentono altrettante urla e schiamazzi che invitano a tacere o abbassare il volume. Detta così può far ridere, però è la realtà, e talvolta genera liti.

Altra dolente nota sono gli animali in spiaggia: sì o no?

Chi ama veramente gli animali, dovrebbe sapere che portarli in spiaggia è un autentico atto di egoismo e crudeltà da parte dei padroni: una cosa è portarli con sé magari per una passeggiata di prima mattina o dopo il tramonto, una cosa è tenerli in spiaggia anche nelle ore più calde e quando la loro presenza, sommata alla presenza di altrettanti animali, può trasformare in un vero putiferio la vacanza di tutti, padroni di cani compresi.

Insomma, cerchiamo di portarli con noi senza lasciarli a casa, dedicandogli delle ore come è giusto che sia, ma allo stesso tempo scegliamo accuratamente i momenti in cui sia un piacere per loro e non un disturbo per gli altri.

Se proprio non è possibile lasciarli a casa per qualche ora, è necessario conoscere bene e saper guidare l’animale; un cagnetto tranquillo e poco ciarliero può tranquillamente essere tenuto sotto la sedia, facendolo rinfrescare di tanto in tanto, diverso il caso di un cane di grossa stazza, magari abituato ad abbaiare, che assolutamente non è consigliabile portare in spiaggia.

La doccia vicino alla battigia o vicino alla piscina non è uno strumento per lavarsi, bensì per togliere semplicemente la salsedine e il cloro dopo un bagno. Questo significa che va usata con parsimonia senza l’uso di saponi, e deve durare pochissimo.

Il gazebo o l’ombrellone, pur essendo dotato di lettini, non è un’alcova; ci sono persone che quando hanno la possibilità di sdraiarsi si comportano come se intorno ci fossero delle pareti, abbandonandosi ad effusioni che vanno oltre il limite del buon gusto, a volte urtano la suscettibilità altrui.

Cambiarsi il costume se non c’è uno spogliatoio a disposizione è un’operazione che va fatta velocemente e discretamente in luoghi appartati o sapendosi gestire con un asciugamano.

Infine, sarà banale ricordarlo, se vi invitano a una festa in spiaggia che si svolge proprio sulla sabbia, se non si è scalzi, è chiaro che le scarpe col tacco per lei, come quelle in cuoio lucido per lui, sono assolutamente da lasciare nella scarpiera.

Bon-ton o  buone maniere? Sarebbe più semplice parlare di saper vivere, di educazione e di rispetto per gli altri.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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