“Reddito minimo: Cei contraria, no assistenzialismo”. Così titolano i giornali e, a dirla così, la cosa sorprende. Possibile mai che la Cei, la Conferenza Episcopale della Chiesa Italiana, sia contraria al reddito minimo? Ebbene sì. A sostenerlo è monsignor Giancarlo Bregantini, vescovo di Campobasso e esperto di questioni del lavoro, in audizione ieri in Parlamento in rappresentanza dei vescovi italiani. “Accompagnare: la parola che il Papa ha detto a noi vescovi, la diciamo alla società”. E ancora: accompagnare alla formazione, ad un lavoro, evitando “assistenzialismo”. Il reddito minimo, spiega il vescovo, “ma anche la cassa integrazione non deve essere mai finalizzata a fare niente”. A ben vedere, i vescovi hanno più che ragione. Una cosa è la formazione o l’accompagnamento al lavoro o il sostegno in cambio di un’attività di utilità sociale, altra cosa dispensare quattrini a mo’ di elemosina. Insomma, il consumo di risorse senza alcuna finalità in termini di prospettive, è un peccato da un punto di vista etico, ma anche un lusso che non possiamo permetterci. Soprattutto di questi tempi. In conclusione, una lezione e un messaggio ai sindacati e alla politica (foto Giovanni Armenante)
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Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.
27.05.2015 – By Nino Maiorino – Parole sacrosante, ma non c’era bisogno che intervenisse la CEI per dire no all’assistenzialismo basato sul reddito minimo di cittadinanza, e anche, ad esempio, sulla Cassa integrazione guadagni; sono sistemi che sprecano ingenti risorse pubbliche senza creare alcuna alternativa seria alla lotta alla disoccupazione, alla sottoccupazione, e alimentano solo ruberie.
Com’è possibile, ad esempio, che i dipendenti Alitalia, sempre lautamente pagati, titolari di privilegi assurdi, sono stati salvati e continuano ad essere salvati con i soldi pubblici ed a percepire indennità a dir poco “astronomiche” se confrontate con i redditi medi dei “normali” dipendenti di una qualsiasi azienda privata? E poi si scopre pure che, in nero, molti di essi guadagnavano ulteriori lauti compensi prestando servizio all’estero.
Com’è possibile che un dipendente di un’azienda in crisi percepisca la indennità di mobilità e non possa essere impiegato in lavori di pubblica utilità: costerebbe allo Stato e alla comunità gli stessi soldi, ma renderebbe un servizio a quello Stato e a quella comunità che non lo lasciano alla deriva.
Ma dov’è finita la serietà? Quand’è che diventeremo un “Paese normale”?