scritto da Redazione Ulisseonline - 11 Dicembre 2021 10:31

LIBRI & LIBRI La Ballata breve di Malcolm X

Predicatore, rivoluzionario, ma soprattutto abilissimo oratore, Malcolm X è un’icona difficile da maneggiare.

La sua vita sregolata, ribelle e di eccessi, viene raccontata dal sociologo Gildo De Stefano in questo romanzo storico dal titolo emblematico, “Ballata e morte di un gatto da strada” (NUA Edizioni, Brescia 2021, pagg. 262, €. 16,50), testimonianza di tutta la rabbia, ma anche l’evoluzione intellettuale e politica di uno dei più importanti leader della lotta per i diritti degli afroamericani.

Enfant terrible del nazionalismo nero, quasi una sorta di Che Guevara metropolitano, agitatore delle masse povere dei sobborghi di Harlem, seguace devoto di Elijah Muhammad (a capo della Nation of Islam), persuaso dalla soluzione “separatista” e quindi acerrimo rivale dell’apostolo della nonviolenza Martin Luther King: De Stefano, studioso della cultura neroamericana, descrive Malcolm X, più che il sogno, l’incubo americano.

È solo in seguito ai suoi pellegrinaggi in Medio Oriente, tra il 1963 e il 1964, che il teorico rivoluzionario nero approda a posizioni più complesse, prendendo le distanze dal suprematismo dei Black Muslim. Un distacco che non gli impedirà di rimanere critico nei confronti di quei «negri da cortile» che trasformano le rivolte in “marcette per la pace”, e pur sempre convinto della legittimità della violenza quando necessaria.

È grazie al tessuto dialogico originale inserito dall’autore che scopriamo un Malcolm X estraneo a ogni cliché. Sullo sfondo, invece, vediamo un’America in cui democrazia e violenza sono inestricabilmente intrecciate l’una nell’altra, non tanto diversa, finalmente, da come ci appare oggi.

L’autore partenopeo, già noto musicologo, si è voluto spogliare temporaneamente di tale abito per indossare quello del sociologo e romanziere, ponendo in essere anni di lunga esperienza e studio della società afroamericana con particolare attenzione alle battaglie per i diritti civili dei neri d’America. Nei mesi successivi alla morte del protagonista di questo romanzo di De Stefano, la stampa e la televisione seppellirono Malcolm X sotto l’accusa di essere stato un demagogo violento che aveva finalmente incontrato la sorte che si meritava.

L’aggressione alla sua memoria andò attenuandosi soltanto quando, alla fine del 1965, prese a circolare la notizia che in ogni caso la sua autobiografia sarebbe stata pubblicata. Dopo la sua uscita e l’immediato successo di pubblico, cominciò un’operazione culturale più soffice e di lunga gittata. Essa tendeva e tende alla rimozione del suo messaggio e non si può ancora considerarla conclusa.

Sin dalla fine degli anni Sessanta, la “dimenticanza benigna” nei confronti del “problema del colore” e la ripresa della discriminazione su scala internazionale sono andate di pari passo con il tentativo di obliterare la memoria di Malcom X. Salvo notevoli eccezioni, i biografi si sono affrettati a tramandarne l’immagine di brillante ma obliquo ‘public relations man’ del non meglio precisato “orgoglio nero”, piuttosto che di teorico rivoluzionario statunitense: così già Paul Goldman (“The Death and Life of Malcolm X”) e così ancora Bruce Perry (“Malcolm”,) si sono guadagnati le opportune benemerenze conservatrici e ‘liberal’.

Su questa falsariga si è mosso Gildo De Stefano, avvalendosi di altre tre figure prestigiose, tre tra le più imponenti firme dell’americanistica accademica italiana: Claudio Gorlier, Walter Mauro, e quel Roberto Giammanco, traduttore dell’”Autobiografia” nonché unico italiano ad aver conosciuto ed essere amico di Malcolm X.

Annamaria Alagna

Rivista on line di politica, lavoro, impresa e società fondata e diretta da Pasquale Petrillo - Proprietà editoriale: Comunicazione & Territorio di Cava de' Tirreni, presieduta da Silvia Lamberti.

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