Cava de’ Tirreni, Massimo Mariconda: “Servalli e le menti sfasciate”
Perseverare, anche a fronte di critiche legittime per chi ricopre ruoli pubblici come il tuo, corre il rischio di fornire esempi fuorvianti fino a legittimare, da parte di tutti, parole ed azioni che abbassano la qualità del dibattito pubblico
Riceviamo e pubblichiamo
Egr. Sindaco,
mi rivolgo a te dott. Vincenzo Servalli, indicandoti per la carica “pro tempore” che ricopri, in considerazione delle considerazioni di seguito esposte;
considerazioni che traggono spunto da una tua affermazione, quale PRIMO, che da semplice CITTADINO, attento alle vicende anche politiche della città, prima ancora che componente di un Coordinamento civico, non mi è sfuggita e rispetto alla quale sento il dovere, magari interpretando un comune e “ non orientato” pensiero, di esprimermi.
Mi “scuso”, anticipatamente, se “oso” dire quel che segue, presevandomi, probabilmente ma non certamente, dai tuoi conseguenti strali di “lesa maesta”, o da accuse di “futilità” delle argomentazioni esposte a Te che sei in tutt’altre e ben altre faccende affaccendato.
Tuttavia, la speranza di una tua postuma “clemenza”, mi aiuta a sollevarmi dalla responsabilità del mio “ardire”.
D’altronde, quanto riporto scaturisce da tue testuali affermazioni, circostanza quest’ultima che, con ogni probabilità, mi mette preventivamente al riparo da qualsiasi replica di strumentale interpretazione dei fatti, a cui, diversamente, potrebbe prestarsi un eventuale “sentito dire”.
Vengo subito ai fatti!!!
Nel corso della rubrica settimanale di comunicazione politica, a cura emittente RTC quarta Rete dal titolo: “Dal PRIMO al CITTADINO” e segnatamente nella puntata del 26 gennaio u.s. tu stesso, nell’elencare (con il tuo consueto timbro ritmato e misurato, solo apparentemente pacato, talvolta auto elogiativo anche oltre ogni ragionevole motivo ed evidenza fattuale), le azioni poste in campo dalla Amministrazione da te guidata , hai affermato testualmente:
” …la nostra è una città viva al di là di un racconto che, ovviamente, è politicamente orientato per rappresentare lo sfascio che non c’è.. SFASCIATE sono le MENTI di queste persone debbo dire…” .
Una espressione forte di cui tu, quale PRIMO cittadino sei totalmente consapevole tanto da rimarcarlo subito dopo senza nessuna contestualizzazione né ironico chiarimento.
Nella sostanza, salvo tua eventuale rettifica o, magari, professione di generiche scuse ai destinatari (alias cittadini che tu rappresenti, nella loro totalità, siano essi politici attivi o comuni cittadini dissenzienti) è indubbio che l’affermazione, oltre a tradire uno stato di malcelato malessere mista a stanchezza per fronteggiare, pressoché da solo, tutte le critiche sollevate, siano esse generiche o argomentate in punta di fatto e di diritto, si caratterizza, senza voler scomodare la semantica, non solo per scompostezza verbale ma ciò che più duole per inopportunità istituzionale.
Sei passato dalla constatazione di critiche, artatamente fatte passare per strumentali e infondate salvo smentita di un contraddittore inesistente, ad esprimere e rivolgere un giudizio sommario ma dal chiaro tenore offensivo ad una generica platea di tuoi presunti oppositori (ma poi chi se non ne fai espressa menzione?) colpevoli, magari, di esprimere dissenso nell’esercizio della funzione che la carica elettiva gli riconosce (consiglieri) o di semplici cittadini che esprimono liberamente idee critiche e dissonanti al tuo operato e della Amministrazione da te rappresentata, definendole MENTI SFASCIATE.
Una affermazione, peraltro, fuori contesto proprio perché profferita nel corso di una trasmissione che non ammette un contraddittorio, in coerenza al format che, nelle intenzione dei produttori, sicuramente ha lo scopo unicamente di informare la città per bocca del Primo cittadino piuttosto che essere un monologo a fini elettorali;
diversamente opinando, avrebbe potuto essere anche compresa la “vis polemica” in costanza di un contraddittorio che, ammettendo una replica, avrebbe potuto derubricare l’affermazione fatta riconducendola nell’alveo di un forte ma colorito scontro tra le parti in causa, a cui il “mainstream” ci ha oramai abituati.
Ebbene, credo che sia opportuno rendere pubbliche scuse per due motivi.
Il primo perché trattasi di una affermazione genericamente lesiva della persona e non riconducibile ad una civile dialettica politica.
Il secondo perché l’affermazione, del tutto gratuita, è stata resa nel corso di un monologo televisivo il cui fine è rendere alla città un servizio informativo e non promozionale o di difesa di te stesso, beninteso, non sul piano personale ma rispetto alla funzione ricoperta ed alla azione politica tua e della maggioranza che guidi su legittimo mandato elettivo.
Mi scuso con te per la questione, che potrebbe apparire futile rispetto alle ben altre problematiche a cui tu sei chiamato a dare risposte ed a noi cittadini a subirne, nostro malgrado, le conseguenze.
Ma credo non lo sia se si vuole, tu per PRIMO, che la città si caratterizzi per civiltà e rispetto delle idee altrui, ancorchè diverse e discordanti, e della dignita’ delle persone che le pensano ed esprimono.
La tolleranza dal PRIMO al CITTADINO, esercitata in tutte le forme a partire da quelle espressive, rappresenta un valore fondamentale per la convivenza sociale pacifica e il rispetto reciproco di una COMUNITA’ secondo un detto che ben ne fotografa la essenza: LA TOLLERANZA E’ LANIMA DELLA CONVIVENZA.
Perseverare, anche a fronte di critiche legittime per chi ricopre ruoli pubblici come il tuo, corre il rischio di fornire esempi fuorvianti fino a legittimare, da parte di tutti, parole ed azioni che abbassano la qualità del dibattito pubblico e riducono il livello di tolleranza, finendo per suffragare la affermazione, di incerta attribuzione ma di grande attualità ed efficacia secondo cui: “La tolleranza raggiungerà un tale livello che alle persone intelligenti verrà vietata la minima riflessione, affinché non offendano gli imbecilli“.
Senza offesa per nessuno, ovviamente.
Massimo Mariconda