scritto da Luigi Gravagnuolo - 25 Novembre 2023 09:55

Cava de’ Tirreni, in ricordo di dom Leone Morinelli

Non era molto loquace dom Leone, incarnazione vivente del capitolo settimo della Regola S.B., quello dell’umiltà. Passava le sue giornate tra preghiere corali nelle ore liturgiche, preghiere individuali, studi e presidio della nostra celeberrima Biblioteca Monumentale Nazionale

Gli devo il mio nome da oblato OSB.

Quando, al termine del proprio percorso formativo sotto la guida del Padre Abate o del Priore di un monastero benedettino, si viene accolti nella famiglia degli oblati, bisogna scegliere un nome da aggiungere a quello di battesimo. In genere vengono scelti i nomi dei santi dell’ordine, a cominciare da San Benedetto, e poi i vari Mauro, Placido, Michele. A Cava frequentemente la scelta è caduta sul nome di S. Alferio, il fondatore del nostro cenobio.

Quando fu il mio turno e Padre Abate mi chiese quale nome avessi scelto, non ebbi esitazione: Leone.

Leone era il nome del secondo Santo Abate Cavense, Leone da Lucca, immediato successore di Sant’Alferio, ma era anche il nome di dom Leone Morinelli, per me un punto di riferimento, silenziosa guida lungo la strada della mia oblazione.

Non era molto loquace dom Leone, incarnazione vivente del capitolo settimo della Regola S.B., quello dell’umiltà. Passava le sue giornate tra preghiere corali nelle ore liturgiche, preghiere individuali, studi e presidio della nostra celeberrima Biblioteca Monumentale Nazionale, della cui sconfinata dotazione libraria e documentale conosceva tutto. Con particolare predilezione per i rotoli e le pergamene altomedievali, che ne fanno un luogo di ‘pellegrinaggio’ per gli studiosi medievisti del mondo intero. Com’era orgoglioso quando, indossati i guanti, illustrava quei tesori ai visitatori!

Fu rettore, fino a fine secolo, del collegio della Badia e delle scuole pareggiate laicali istituite nel 1867, per oltre un secolo autentica fucina delle classi dirigenti dell’Italia unita. Lì dom Leone, oltre ad esserne rettore, insegnò latino e greco.

Nelle aule delle scuole della Badia, nei suoi dormitori, nei refettori si forgiò,  fino a quando la capillare dotazione di istituti scolastici statali sull’intero territorio nazionale ne rese non più imprenscidibile la funzione, una parte rilevante delle élite professionali, amministrative e politiche, oltre che ecclesiastiche com’è ovvio, native nel Mezzogiorno  e nel Centro d’Italia.

Le scuole ed il liceo pareggiati furono chiusi nel 2005 per  mancanza di un numero sufficiente di iscrizioni. L’ultimo rettore, successore di dom Leone, fu dom Eugenio Gargiulo, altra straordinaria figura della cultura benedettina, che meno di un mese fa ha raggiunto la casa del Signore.

Dom Leone, dopo la chiusura dei battenti delle scuole della Badia, ne  ha tenuto viva la memoria. In collaborazione con Guido Letta, primo Presidente dell’Associazione ex Alunni ed Amici della Badia di Cava, poi con i suoi successori, ha organizzato il convegno annuale dell’Associazione fino al settembre ultimo scorso,  e ha curato la pubblicazione del periodico ASCOLTA, su cui si sono alternate grandi firme della cultura nazionale ed europea.

Topo di biblioteca, erede della millenaria tradizione degli amanuensi, archivisti e bibliotecari benedettini, dom Leone era molto meticoloso nell’appuntare tutto ciò che accadeva giorno per giorno nel cenobio cavense e nel mondo. Le pagine del ‘Notiziario’ di ASCOLTA  sono state fin dal primo numero le più lette del periodico. Vi si trova registrata la vita quotidiana del monastero: chi lo ha visitato in quel dato giorno, quale ex alunno in quell’altro giorno vi si è recato per evocare i giorni della propria formazione, quale illustre prelato o semplice sacerdote diocesiano ha partecipato ad una messa ed altro.

Pignolo oltre ogni immaginazione, per anni aveva appuntato finanche le condizioni meteorologiche del luogo. Su un terrazzo adiacente la sua cella aveva collocato un pluviometro e ogni sera misurava quanti centimetri di pioggia erano caduti. Chissà se tra i suoi allievi più capaci non ci sia chi riesca a spulciare tra le sue agende annuali. Sarebbe un contributo importante alla storiografia locale e non solo.

Quando andavo – e vado – al ritiro mensile, mi ci recavo il sabato mattina per fare rientro la domenica. Non era un dovere per noi oblati, quindi non ero tenuto a giustificare qualche mia assenza. Così qualche volta marinavo il sabato e dom Leone, a cui nulla sfuggiva, notò la coincidenza: facevo ‘filone’ quando il sabato giocava il Napoli. Una volta, sornione, mi disse: ‘Cos’ha fatto ieri il Napoli?’. Capii e gli confessai il mio veniale peccato mondano. E lui di rimando: ‘Anche io tifo Napoli!’. Da allora spesso mi chiedeva se ce l’avessimo fatta a vincere lo scudetto ed io a dirgli che non era il tempo. Finalmente lo scorso anno gli dissi: ‘Questo è l’anno giusto!’. Il Napoli lo ha vinto davvero lo scudetto lo scorso anno. Ne abbiamo gioito assieme, sia pure sobriamente, come da suo costume.

Originario di Casal Velino, nato nel ‘36, monaco benedettino dal ’56, ordinato sacerdote nel ’60, era priore claustrale in carica della Badia di Cava. In ossequio alla stabilitas loci voluta dalla Regola per circa settant’anni ha vissuto  tra le austere mura del nostro monastero. Di lì ha irradiato la sua immensa cultura e la profonda spiritualità del suo animo a generazioni di studenti, seminaristi e fedeli.

È stato aggredito oltre un anno fa da un tumore letale. Inizialmente disorientato, come colto di sorpresa da tale evenienza, presto ne ha accettato l’ineluttabile corso. Prima con rassegnazione; poi con serenità; infine quasi con gioia. Sentiva che, dopo quella che lo aveva portato alla vocazione monacale e sacerdotale, questa era ancora una ‘chiamata’ di Nostro Signore.  L’ultima.

È restato, finché ce l’ha fatta, tenace osservante della Liturgia delle ore, delle ritualità e dei tempi della vita monacale. Pur provato dalla malattia, non mancava mai al Notturno, e poi alla Messa conventuale, alle Lodi, via via fino alla Compieta. Alle 19:30 animava il quotidiano Rosario. Poi, poco alla volta, ha dovuto rinunciare ai Salmi del Notturno in Basilica; poi anche alle Lodi; infine è stato costretto, allettato, ad attendere nella sua cella il desiderato abbraccio con l’adorata Madre  dei Cieli, assistito dai medici e dai fratelli monaci.

Ricordo con tenerezza la sua voce sempre più flebile.

Nelle ore liturgiche i monaci recitano e cantano i Salmi nel coro della Basilica. Gli scanni del coro sono disposti su due livelli, su quelli più alti siedono i monaci regolari, su quelli in basso gli oblati o quanti si recano in Badia per i ritiri. Ciascun monaco, o oblato, conserva nel tempo lo scanno che gli viene assegnato dal Padre Abate: la stabilitas benedettina vale anche per i seggi del coro, sia pure con moderata flessibilità.

A me, che frequento la Badia da un quindicennio, dal primo momento mi fu assegnato dall’allora Padre Abate Benedetto Chianetta lo scanno immediatamente sottostante a quello dove sedeva il compianto don Gennaro Lo Schiavo. Dopo la sua scomparsa, due anni fa, padre Abate Pertuzzelli vi trasferì proprio dom Leone. Ho avuto quindi modo in quest’ultimo tempo di sentire bene la sua voce intonata, il suo timbro inconfondibile. Negli ultimi mesi, progressivamente, quella voce è andata perdendo forza. A volte la mente smarriva le parole. Faticava dom Leone a  tenere il passo del coro. E a me si stringeva il cuore. Anche la vista si era appannata. Quando lo salutavo, mi rispondeva con dolcissimo sorriso: ‘Caro dottore Gravagnuolo, la riconosco dalla voce!’

Sabato scorso, in ritiro, ho chiesto a padre Abate se potevo recarmi nella sua cella per salutarlo. Non è stato possibile, le sue condizioni ormai non lo consentivano più. Il giorno dopo, domenica mattina, il badante socio-sanitario, da pochi giorni chiamato per aiutare i monaci per la sua assistenza, a mia domanda mi ha detto che dom Leone si sentiva meglio. Ho sperato, ma era la ‘miglioria prima della morte’.

Luigi Gravagnuolo, giornalista, scrittore, docente ed esperto di comunicazione. E' stato Sindaco di Cava de’ Tirreni dal 2006 al gennaio del 2010, quando si dimise per andare al voto con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato.

Una risposta a “Cava de’ Tirreni, in ricordo di dom Leone Morinelli”

  1. Una vita una storia.
    Dettagli che lasciano intravedere il mondo nel quale si muovono gli accadimenti. Una storia di un personaggio caro a molti e apprezzato da tutti. Un buon lavoro Gigino.

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