Secondo Eurispes in Italia l’usura movimenta 82 miliardi di euro annui, valore di stima. Gli usurai erogherebbero annualmente circa 45 miliardi in prestiti, recuperati con le restituzioni; 37 miliardi sarebbero gli interessi incassati.
Per quanto attiene alla Campania, la stessa Eurispes stima in circa 7 miliardi di euro la movimentazione finanziaria annua. Nella nostra Regione un milione di residenti sarebbero inseriti in questo circuito. Sono imprenditori agricoli, commercianti, piccole e medie imprese in crisi, professionisti e famiglie in difficoltà.
Finetica Onlus – associazione riconosciuta dallo Stato nazionale e dalla Regione Campania, che impiega soldi confiscati alle mafie nel contrasto e nella prevenzione dell’usura – registra negli ultimi anni un significativo incremento dell’usura a piccole taglie, dai 500,00 ai 5.000,00 euro. Se ne avvalgono in genere anziani, persone senza reddito fisso e documentabile, fasce deboli in genere. Non solo loro però. La gran parte dei clienti degli usurai sono persone che non si accontentano del proprio status e tendono a spendere più di quanto non possano permettersi, oppure si tratta di ludopatici.
È una realtà abnorme nelle dimensioni, drammatica nelle ricadute sociali. L’usuraio eroga i suoi prestiti a tassi del 120% e più e, quando gli usurati non ce la fanno a restituire il pattuito nei termini, partono le violenze, le bombe davanti ai negozi, la costrizione delle vittime alla prostituzione, gli omicidi. Capillarmente, vittima dopo vittima, famiglia dopo famiglia, negozio dopo negozio, i clan usurai finiscono per controllare pezzi rilevanti del territorio; qualche volta scambiano questo controllo con singoli politici, che non ne disdegnano l’appoggio elettorale. Una devastazione del tessuto sociale di intere comunità.
L’usura attecchisce nell’opacità dei rapporti tra aguzzini e vittime. L’usurato tende ad isolarsi, si autoesclude dal contesto sociale, a volte dalle proprie famiglie. Non sono rari i casi di suicidi. Eppure negli ultimi anni le denunzie alle autorità giudiziarie diminuiscono. Gli usurati tacciono. Vuoi per paura, vuoi perché sanno che, una volta che abbiano denunciato uno strozzino, non troveranno più nessuno disposto a fargli credito. Molto più spesso per gratitudine. Sì, per gratitudine! L’usurato è una persona rifiutata dal credito legale, non è bancabile, come si dice in gergo. Trova chiuse le porte delle banche e si rivolge ai cravattari, trovandoli disponibili, affabili, pronti a venirgli incontro. Gliene sarà grato.
Insomma, per quanto paradossale possa apparire, l’usura offre un servizio sociale. Lasciamo per un attimo da parte i ludopatici o i megalomani, vittime della loro cultura consumistica prima che dell’usura, e consideriamo i casi più sfortunati: se una mamma senza un lavoro fisso ha necessità di una somma urgente per un malanno del figlio e non viene aiutata dai parenti o dagli amici, non trova altri che gli usurai a cui rivolgersi. A questo rischio oggi sono esposti milioni di italiani.
Come contrastare dunque questa piaga? Con le indagini e la punizione dei colpevoli, certo. Ma questo riguarda una minima parte del fenomeno; come si è visto l’usura prospera nell’omertà, nei silenzi e nelle complicità tra aguzzini e vittime. Finetica una proposta l’ha messa in campo e sta cominciando a praticarla. Ha confezionato un pacco al racket ed all’usura, una sorta di canale creditizio umanitario. In pratica, grazie alla partnership col Pio Monte Somma, da qualche settimana Finetica eroga a persone bisognose e non bancabili piccoli crediti a tassi legali; ovviamente dopo aver attentamente valutato l’effettivo bisogno del richiedente. Le istituzioni, per parte loro, tengono sotto controllo ed incoraggiano questo esperimento.