Ucraina, è scomparsa la parola pace
In questo lasso di tempo, ormai quasi un anno, abbiamo sperato invano in una conclusione della guerra. In tempi brevi, per il cedimento del
Sono passati undici mesi dal giorno in cui ha avuto inizio l’invasione da parte dell’esercito russo dell’Ucraina. Da quel giorno non si contano ormai più morti e distruzione. Una catastrofe, come ogni guerra.
In questo lasso di tempo, ormai quasi un anno, abbiamo sperato invano in una conclusione della guerra. In tempi brevi, per il cedimento del popolo ucraino davanti alla potenza bellica russa. In tempi più o meno lunghi, quando è cominciata a balbettare la macchina macchina da guerra messa in piede dallo zar Putin.
Oggi, ormai, di pace non si parla più. La parola pace è ormai fuori da ogni ragionamento. Si parla di tutto. Delle nuove armi da inviare agli ucraini. Dai carri armanti tedeschi Leopard agli Abrams statunitensi. Dai missili Patriots agli altri sofisticati armamenti occidentali. Dalle presunte malattie di Putin alle minacce del suo alter ego Medvedev. Dal presidente ucraino Zelensky ospite al Festival di Sanremo alle minacce nucleari del Cremlino. Tutto, tranne la pace. Nel frattempo, continuano le distruzioni, i missili sovietici che colpiscono obiettivi civili e mietono vittime innocenti.
In breve, continua la guerra con la sua forza devastatrice e la sua scia di sangue e di morte.
E questa mancanza della parola pace è quello che preoccupa di più.
L’auspicio è che quanto prima si torni a parlare di pace. E si ritorni soprattutto a lavorare per la pace.