scritto da Pasquale Petrillo - 11 Giugno 2024 13:25

Meloni l’europea

Ad uscirne con le ossa rotta sono le leadership francesi e tedesche. Macron in Francia ha sciolto il Parlamento, il governo del cancelliere tedesco Scholz barcolla. Una circostanza, questa, che di sicuro favorirà Giorgia Meloni, il cui governo è uscito più che rafforzato da questa tornata elettorale

Il voto alle elezioni europee se da un lato conferma la vittoria e la crescita dei popolari, dall’altro evidenzia anche che gli europei guardano sempre più a destra.

Ad uscirne con le ossa rotta sono le leadership francesi e tedesche. Macron in Francia ha sciolto il Parlamento, il governo del cancelliere tedesco Scholz barcolla. Una circostanza, questa, che di sicuro favorirà Giorgia Meloni, il cui governo è uscito più che rafforzato da questa tornata elettorale. Insomma, l’Italia potrà sfruttare questa situazione e contare oltre che pretendere di più a Bruxelles.

Certo che la vita è strana e non fa mai difetto un po’ di fortuna. Meno di due anni fa la Meloni, sul cui europeismo c’era molto da dubitare, era attesa alla prova del fuoco nei rapporti con le istituzioni europee. In molti, a sinistra soprattutto, erano convinti che la nostra premier si sarebbe trovata in difficoltà se non addirittura essere bastonata dalla politica comunitaria. E invece le cose sono andate diversamente. Brava la Meloni a smussare gli angoli e a dire quello che pensava ma senza rompere. Anzi, ha intessuto rapporti a dir poco eccellenti con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Merito, è onesto riconoscerlo, delle indubbie capacità diplomatiche e della duttilità politica della Meloni. L’attuale congiuntura politica europea, però, è un’opportunità insperata che la nostra premier può e deve cogliere per il bene del nostro Paese.

Il voto europeo degli italiani si presta, tuttavia, a qualche altra considerazione.

Il Pd, tanto per cominciare, si è ripreso quel ruolo di leadership conteso dal Movimento 5 Stelle e messo in discussione dalle continue diatribe interne. Prima fra tutte, quella con il governatore campano De Luca. Anche in questo caso, una certa duttilità politica da parte della Schlein ha fatto sì che il partito si compattasse in vista del voto.

Molto probabilmente, però, la Schlein è stata indirettamente aiutata dalla “follia” politica che ha visto protagonisti in quest’ultimo anno Renzi e Calenda. I due, per un protagonismo sfrenato, hanno gettato alle ortiche la costruzione di un polo democratico e riformista, che poteva catalizzare il voto moderato ben oltre i consensi ricevuti dalle due liste l’una contro l’altra armata. In altre parole, politicamente due sciagurati. La decenza imporrebbe che i due non solo si coprissero il capo di cenere, ma che si ritirassero dall’agone politico. Siamo, però, in Italia e non in un civile paese anglosassone, per cui il duo Calenda-Renzi continuerà ad imperversare e a far danni.

Un’ultima annotazione, che riguarda la destra.

Fino ad adesso, anche nei dibattiti di queste ultime ore, da sinistra viene contrastata una destra europea sovranista, autoritaria e retriva. La verità è che, invece, sembrano essere presenti due destre. Una europeista e atlantista. L’altra, invece, nazionalista oltre che filo-putiniana e filo-trumpiana, qual è quella della francese Le Pen. Lo stesso avviene nel nostro Paese con l’attuale maggioranza di governo tra la componente della destra atlantista della Meloni e quella sovranista di Salvini e Vannacci. Questo per dire anche che nell’attuale centrodestra non mancheranno contrasti e dissapori soprattutto sui temi di politica estera. Per fortuna della Meloni la Lega salviniana esce fortemente ridimensionata da quest’ultima consultazione e superata dall’altro alleato, ovvero da una Forza Italia in crescita e decisamente ancorata ai valori popolari ed europeisti.

In conclusione, al di là del successo personale conseguito, queste elezioni per la Meloni non potevano assolutamente andare meglio.

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

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