scritto da Nino Maiorino - 20 Maggio 2017 10:44

L’Italia, un Paese normale?

Mi hanno sempre insegnato che in un paese normale chi commette un delitto viene punito; con tutte le garanzie di legge, seguendo i vari gradi della giustizia, godendo di una difesa legale che, in mancanza di mezzi propri, lo stato assicura e paga; ma alla fine, se viene considerato colpevole, paga sia penalmente (detenzione o altro tipo di limitazione della libertà personale), sia civilmente (risarcimento dei danni a chi ha subito il torto o la violenza).

Belle parole, bei principi, che probabilmente nei vecchi codici, a detta di tanti penalisti, erano chiaramente sanciti, ma che manipolazioni, interventi e aggiornamenti, probabilmente hanno mitigato se non totalmente cambiato.

Quotidianamente, infatti, veniamo a conoscenza di incredibili storie di malviventi, malfattori, delinquenti che, dopo aver commesso violenze e delitti talvolta raccapriccianti, sorpresi in  flagranza di reato dalle forze dell’ordine, fermati, arrestati, tradotti in carcere, giudicati e condannati, vengono incomprensibilmente liberati e tornano, magari più agguerriti di prima, a commettere altri delitti e nuove violenze.

Leggiamo tutti i giorni di rapine e furti, coi responsabili che la fanno franca e non perché i ladri e rapinatori siano abili nel commetterli, ma perché, complici anche avvocati, spesso senza scrupolo e disposti a tutto, sono abili nell’approfittare di leggi obsolete e colabrodo che consentono di evitare le pene.

E’ il vecchio gioco a guardie e ladri nel quale, purtroppo, se le guardie vincono, non è certo che i ladri perdano, proprio perché le pene non sono certe, e se ci sono non sono adeguate, e se sono adeguate vi è sempre una scappatoia per tornare liberi e cominciare daccapo. Un gioco nel quale sempre più spesso sembra che vincenti siano i ladri.

E oramai, visto come stanno le cose, di tanti “benefici legali” hanno imparato ad approfittare anche i nostri non sempre graditi “ospiti” stranieri che, volontariamente o involontariamente siamo costretti ad ospitare.

Intendiamoci: non è che i delinquenti nostrani siano meno delinquenti di quelli, diciamo così, importati: ciò per dire che il delinquente non possiamo considerarlo più delinquente se il colore della sua pelle è più scuro del nostro; ma nei confronti dello straniero c’è, o dovrebbe esserci, qualche possibilità in più di sbarazzarsene, cosa che però non avviene.

Come è accaduto a Ravenna dove un tunisino quarantacinquenne, tale Helmi, clandestino, dal 1994 al 2017 ha collezionato, in Italia, 18 denunce, 39 fotosegnalazioni da parte delle forse di polizia, 20 volte ha dato generalità risultate false: e non ha fatto un mese di cella, continuando impunito e tranquillo a vivere commettendo furti e rapine, e “finalmente” solo da qualche giorno è finito in carcere per aver  accoltellato al torace l’ennesima sua vittima alla quale, dopo un diverbio, ha sferrato un fendente con un coltello di circa 30 centimetri dopo averla inseguita per non essere riuscito a colpirla al primo colpo.

Era arrivato in Italia su un barcone nel 1994, si era sposato con una cittadina italiana (assicurandosi in tal modo di non poter venire espulso), e da allora ha iniziato la sua “attività” delinquenziale svolta nel nord Italia.

Qualche anno fa la moglie italiana si è liberata dell’ingombrante marito, consentendo alle forze dell’ordine di notificargli un provvedimento di espulsione che però, come spesso avviene, nessuno ha eseguito: e il tunisino ha continuato, imperterrito, a girovagare e a delinquere, anche grazie all’appoggio della protezione di parenti e amici, tutti con precedenti penali, ma mai messi nella condizione di non nuocere.

E solo dopo l’ennesima efferatezza un giudice, finalmente ha deciso che il tunisino Helmi è di “altissima pericolosità sociale” (non erano bastate le precedenti 18 denunce) e lo ha, ripeto “finalmente”, ristretto in carcere.

Caso estremo? Non direi, come questo ce ne sono tanti altri, come, ad esempio, quello di un brindisino di 23 anni accusato di aver partecipato a due rapine (ai danni di un supermercato e di una farmacia) ma, nonostante l’aggravante del porto illegale in luogo pubblico di una pistola, è stato ammesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Brindisi al rito abbreviato, che consente di ottenere una riduzione della pena di un terzo in caso di condanna, ed è stato scarcerato.

A Rovigo un diciottenne marocchino in seguito a vari reati, tra cui furto e rapina, era stato sottoposto a sorveglianza speciale, ma per 7 volte non ha firmato, come previsto dal regime di sorveglianza, per cui è stato arrestato e messo ai domiciliari, da dove è evaso: quando i poliziotti sono andati a prenderlo per portarlo in tribunale per il processo per l’evasione, non lo hanno trovato. Rintracciato, nuovo arresto e questa volta in carcere. Non per molto, dal momento che alla prima udienza, il 12 maggio di quest’anno, in attesa del processo per direttissima, sono stati disposti nuovamente i domiciliari.

E ancora nel bresciano, nel Comune di Leno, nel corso di una rapina i carabinieri intervengono e arrestano sul posto il rapinatore, un uomo di 53 anni già pregiudicato e condannato, nel 1995, per omicidio avendo ammazzato, nel corso di una lite, un giovane di 23 anni che era morto dissanguato. Ma, nonostante l’efferato delitto e la condanna, aveva ottenuto i “benefici di legge” ed era già libero; e aveva continuato a delinquere fino alla rapina e all’arresto.

Resterà in carcere? Chi lo sa.

Queste sono i fatti che determinano le incertezze e le paure in cui tutti noi viviamo, a fronte delle quali vorremmo una maggiore garanzia, sia dalle forze dell’ordine, ma principalmente da una legislazione più tutelante dei diritti delle persone per bene e molto meno tutelante dei delinquenti, una legislazione che consentisse anche alle forze dell’ordine di non vedere vanificato il loro impegno e il loro lavoro, come sempre più spesso purtroppo avviene.

E’ anche in questo che la politica ha fallito, per aver fatto interventi sconclusionati che hanno sconquassato il quadro legislativo, creando un labirinto inestricabile di norme nel quale anche gli operatori del diritto spesso stentano a raccapezzarsi, ma che consente ai delinquenti, italiani o stranieri, di rimanere, sempre più spesso, impuniti.

E questo è un Paese normale?

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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