Saranno pure sporchi, brutti e cattivi, per definirli con il titolo di un film di Ettore Scola, ma certamente sono anche dei furbi quelli della Lega, i duri e puri che scesero in campo contro Roma Ladrona, per spazzare via i corrotti, gli intrallazzatori della vecchia prima repubblica, ed instaurare un regime nuovo che prima di tutto azzerasse la corruzione, poi consentisse la secessione, e via di seguito.

Alla fine si è visto com’è finita: la corruzione non solo non è stata spazzata via, ma è pure aumentata, grazie anche al loro contributo; Roma Ladrona è sempre lì ed è sempre più ladrona, con una lieve differenza, e cioè che mentre prima la Lega non ne faceva parte, poi è stata attratta dal miraggio del guadagno facile, ed anche lei si è avvicinata al tavolo ed ha gradito il banchetto, e ha partecipato alle spartizioni sottraendo dalle tasche dei contribuenti certamente 49 milioni di euro (circa 100.miliardi delle vecchie lire) per rimborso spese mai documentate, tant’è che è stata condannata a restituirli; finora sono emersi solo i 49.milioni, non è escluso che successivamente possa emergere altro.

Sugli altri fronti, secessione, spostamento al nord di ministeri e competenze, tutto si è fortunatamente arrestato, formalmente le cose sono rimaste immutate, almeno fino a quando non è emerso sulla scena politica italiana il nuovo astro nascente, il rifondatore della Lega, Matteo Salvini, che, utilizzando tutti gli strumenti della comunicazione di massa, leciti e non, è riuscito ad imbonire una bella fetta di elettori del bel-paese, portando la Lega dal 3 al 33%, se non oltre; e pure se oggi in Parlamento è forte del solo 17%, i sondaggi la accreditano, sebbene in leggero calo negli ultimi giorni, per circa il doppio.

E ha rimesso in campo tutte le vecchie aspirazioni del predecessore Bossi, anche se abilmente mascherate.

Ma sulla Lega pesano macigni che rischiano di distruggerla, i più pesanti sono costituiti proprio da quei 49 milioni di euro sottratti allo Stato e dei quali non si è mai saputo che fine abbiano fatto, e la vicenda della maxi-tangente che uno “sconosciuto” Savoini, grande amico e collaboratore di Salvini, nell’ottobre 2018 stava costruendo presso l’Hotel Metropol di Mosca, un “cadeau” per una megafornitura di petrolio russo che avrebbe dovuto rimpinguare le riserve energetiche italiane e le casse leghiste: “interessi coincidenti” si sarebbe detto, però la magistratura ci ha messo lo zampino e sembra non sia tanto d’accordo con la coincidenza di interessi, l’inchiesta è ancora in corso e non è detto che non si concluda con un  altro rinvio a giudizio, questa volta proprio dell’astro nascente Salvini il quale, mentre per la precedente maxi-tangente poteva giustificarsi che non c’era e che comunque non aveva poteri all’interno del partito (ovviamente sciocchezze che sfruttano la dabbenaggine di tanti italiani dalla memoria corta in quanto all’epoca c’era pure lui, anche se defilato rispetto a Bossi, Belsito e compagnia bella), per il caso Savoini non potrà dire che non c’era; in verità il Matteo leghista ha pure altre gatte da pelare con la Magistratura, dai sequestri di persona per non aver consentito sbarchi di migranti, a indebito utilizzo mezzi del Ministero dell’interno e di aerei di stato per la sua campagna elettorale permanente allorquando era in carico.

Il problema, però, è che tra i ladri e ladroni politici del bel-paese i leghisti, della prima e dell’ultima ora, hanno un posto ragguardevole, e quasi quotidianamente vengono fuori ruberie, ultima quella, appena emersa dell’ex Ministro dell’Università e Ricerca, il leghista Marco Bussetti, che sembrerebbe aver fatto diversi giochini con rimborsi relativi a false missioni; è stato invitato a rimborsare 24.mila euro non dovuti e comunque non giustificati; viaggi in aereo e treno per andare in vacanza, per raggiungere la compagna in weekend lunghi, per sopralluoghi di una abitazione da acquistare per la figlia e per ammennicoli vari; tutto da dimostrare, per carità, sembra non sia ancora indagato, le restituzioni gli sono chiesti dallo stesso Ministero, ufficio controllo dei flussi, ma sembra che anche la Corte dei Conti ci stia mettendo lo zampino.

Mal comune, mezzo gaudio, verrebbe da dire, e certamente non saranno i 24.mila euro che metteranno in crisi Bussetti e la Lega, ma quei 49.milioni che la Lega ha incassato senza giustificarli, quelli si che pesano, oramai le sentenze sono definitive, i sequestri sono stati disposti, pure la Corte di Cassazione li ha ritenuti legittimi, e la tegola sulla testa di Salvini è caduta e potrebbe portare veramente ad un tracollo finanziario.

Ed è per questo che la recentissima fondazione di una nuova Lega, deliberata al Congresso di Milano del 21 dicembre scorso lascia riflettere in quanto, nel mentre formalizza un percorso che Salvini ha costruito negli ultimi anni, crea anche i presupposti per una divisione di responsabilità che potrebbe impedire allo stato di recuperare i 49 milioni rubati dalla vecchia Lega Nord di Bossi, la quale non scompare, ma viene affiancata dal nuovo partito denominato “Lega Salvini Premier”. Il vecchio e malato Umberto Bossi rimane Presidente della Lega Nord, il “patron” della nuova Lega è proprio Matteo Salvini e anche la sede del nuovo partito non sarà in Via Bellerio ma a poca distanza.

Qual è la furbata? Presto detto, vale a dire il tentativo di separare le responsabilità della Lega Nord di Bossi, quella che ha rubato i 49 milioni di euro, da quelle della “Lega Salvini Premier” che, essendo un soggetto totalmente nuovo e svincolato dal precedente (almeno così lo si vuol far passare), potrebbe essersi scrollato di dosso quel fardello ancora pendente.

D’altronde, sebbene ci voglia poco a comprendere queste motivazioni, è lo stesso nuovo partito ad ammetterlo, tant’è che i suoi organizzatori hanno ufficialmente precisato che “Il cambio di statuto renderà molto più difficoltosa la restituzione dei 49 milioni di euro sottratti allo Stato, che rimarranno a carico della ‘bad company’ Lega Nord“: “bad-company” tradotto in italiano significa “cattiva compagnia” ma nell’uso corrente identifica “compagnia spazzatura”,  che ben si adatta al caso.

Non sappiamo fino a che punto questo “escamotage” affrancherà il nuovo partito di Salvini dal vecchio fardello, in quanto non dovrebbe essere difficile dimostrare una continuità tra i due partiti, e siamo certi che la Magistratura potrebbe riuscire a dimostrare il nesso tra quello vecchio e quello nuovo, ma il condizionale è obbligatorio in quanto in questo strano paese la farraginosità delle leggi e delle norme è tale per cui si può dimostrare il tutto e il contrario di tutto.

Un fatto è sicuro, il furbastro Salvini ci ha provato: poi si vedrà.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

2 risposte a “La furbata”

  1. Spiace contraddirla ma le Sentenza del TRIBUNALE DI GENOVA E DELLA CASSAZIONE dicono che la LEGA DEVE SI RESTITUIRE I 49 MILIONI MA CHE LO POSSONO FARE ANCHE A RATE… SE NE FACCIA UNA RAGIONE.

  2. 28.12.2019 – By Nino Maiorino – C’è qualcuno che asserisce che i leghisti hanno fatto bene a rubare i 49.milioni di euro che “restituiranno” a rate (non ricordo più quante: 80 anni?) come deciso dal Tribunale di Genova: una pagliacciata non commentabile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.