I governanti della coalizione giallo-verde dovrebbero provare grande vergogna per quello che hanno messo in campo ai danni della categoria più bistrattata di questo paese, vale a dire quella di coloro che non hanno potere contrattuale in quanto non hanno strumenti che possano far sentire la loro voce e la loro protesta.
Parliamo dei pensionati, già in tutti i modi tartassati da varie legislature; ma nessun governo precedente aveva osato tanto, vale a dire mettere le mani nelle loro tasche per fare cassa per pagare le campagne elettorali di quei due partiti i quali, per avere il consenso che hanno avuto il 4 marzo dello scorso anno, hanno promesso benefici, prebende e sussidi, dal reddito di cittadinanza alla pensione di cittadinanza, senza farsi un po’ di conti: alla fine, per reperire i miliardi per spese derivanti da tali promesse, hanno attaccato le pensioni a partire da quelle che superano tre volte il minimo, quindi non solo quelle d’oro.
Dai governi Berlusconi in avanti, tutti si sono riempiti la bocca con frasi ad effetto come “non metteremo le mani nelle tasche degli italiani”, e in passato effettivamente questa promessa è stata, bene o male, mantenuta; infatti né Berlusconi, né i suoi successori, hanno osato fare ciò che Di Maio e Salvini hanno fatto, vale a dire decurtare anche le pensioni minime.
Già dal mese di aprile 2019 le pensioni sono state ridotte rispetto a quelle dei mesi precedenti; e giacché la riduzione doveva essere praticata sin dal mese di gennaio, per “prelevare gli arretrati” i nostri non buoni né amati governati hanno, pensato bene di penalizzare le pensioni del prossimo mese di giugno; in sostanza le pensioni di giugno 2019 verranno decurtate con quattro prelievi, vale a dire quelli per i mesi di gennaio, febbraio e marzo, oltre quello di giugno.
E per fare cosa? Per pagare il reddito di cittadinanza e le pensioni di cittadinanza, ed evitare che i miliardi che ci costano tali sussidi vadano reperiti attuando le clausole di salvaguardia, come ad esempio quella dell’aumento dell’IVA.
Nessun pensionato si sarebbe tirato indietro se avesse dovuto stringere la cinghia a beneficio dei giovani che hanno assoluta necessità di inserirsi nel mondo del lavoro per uscire da una precarietà che sta affossando una intera generazione; in sostanza se il governo avesse chiesto ai pensionati di tassarsi per aiutare le categorie di giovani ad inserirsi nel mondo del lavoro, i pensionati non si sarebbero tirati indietro.
Ma farli pagare per dare i contentini elettorali che i due “governanti” hanno voluto, è una cosa ignobile, vergognosa, per non dire di peggio, specialmente perché sono grandi risorse sprecate che non avranno alcun effetto migliorativo sulla economia non sommersa del paese, anzi l’affosseranno ulteriormente incentivando il lavoro nero.
In pratica, questo governo del cambiamento ha cambiato effettivamente qualcosa: ha messo, finalmente, le mani nelle tasche dei cittadini, specialmente di quelli più deboli e meno protetti.
Comportamento inqualificabile, una mossa subdola anche perché viene fatta pochi giorni dopo il voto per le elezioni europee: i pensionati che non hanno ben compreso il meccanismo potrebbero confermare il voto del 4 marzo 2018, e pochi giorni dopo verrebbero ricompensati con la decurtazione delle pensioni.
Vediamo come è articolato il prelievo forzoso sulle pensioni.
Le pensioni che subiranno la decurtazione sono circa 6 milioni, e cioè quelle che superano euro 1.522,00 lordi al mese (oltre tre volte il minimo); attenzione, si parla di importo lordo, dal quale vengono detratte le imposte, e ciascuno comprende quanto sia già una cifra esigua; a queste verrà applicata la decurtazione.
Vengono attaccate anche le pensioni cosiddette d’oro, vale a dire quelle che vanno dai 100 mila euro lordi in su (circa 24 mila) con una decurtazione che va dal 15%, al 40%.
Ovviamente i più colpiti in assoluto sono proprio i percettori di pensioni basse, ma anche i percettori delle così dette pensioni d’oro sono degni di solidarietà, specialmente se le hanno ottenute in virtù di contributi versati.
Ovviamente pensioni e vitalizi dei parlamentari, pure se anche nei loro confronti il governo ha tentato di intervenire, godono di privilegi, non fosse altro che per le opposizioni e i ricorsi già fatti o che verranno successivamente, da parte di una categoria che si autotutela ed ha il potere di farlo in tutte le sedi giudiziarie competenti; ma non si vede cosa possa fare un pensionato con una pensione di 1.500 euro al mese.
Per il 1° giugno è prevista una manifestazione nazionale unitaria dei sindacati Cgil, Cisl e Uil a Roma; purtroppo il timore è che, al di là della scampagnata romana, sortirà scarsi risultati, giacché i pensionati, ripetiamolo fino alla noia, hanno un potere contrattuale pressoché nullo, e non godono dei benefici di categorie privilegiate, come ad esempio, quella dei dipendenti di Alitalia, nelle casse della quale i governi hanno pompato, da vent’anni ad oggi, miliardi andati in fumo; e altri verranno sprecati per tenere in piedi una compagnia “di bandiera” oramai cotta e decotta, che nessuno vuole e che nessuno riuscirà a mettere in sesto.
Ci auguriamo che i pensionati, molti dei quali hanno votato Lega e 5Stelle illudendosi che questi due partiti portassero benefici specialmente alle categorie meno abbienti, si ricredano e ricordino quello che sta avvenendo, specialmente quando, tra pochi giorni, andranno a votare.
Il fatto che si voti per le elezioni dei parlamentari europei non deve influenzarli in quanto, come gli stessi nostri due governanti hanno più volte detto, anche con questo voto del 26 maggio prossimo si esprimerà il gradimento o meno del governo in carica.
Tutto condivisibile tranne che prima dell’attuale Governo non abbiano messo mano alla rapina a danno dei pensionati. Ci penso il Governo Monti bloccando le rivalutazioni delle stesse e da allora siamo fermi e dal primo giugno ancora mazzate