scritto da Luigi Gravagnuolo - 21 Dicembre 2018 12:44

Decreto Sicurezza, perché?

(foto tratta dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri)

La prima domanda che dobbiamo porci è se era davvero necessaria una nuova legge sulla sicurezza. In fin dei conti i risultati conseguiti finora dal ministro Salvini lo sono stati in base alle vecchie leggi. Se dunque volessimo pure convenire con i molti che sostengono che il Ministro dell’Interno ha ottenuto risultati importanti, dovremmo anche dedurne che le vecchie leggi non erano poi tanto insufficienti. Ma il popolo voleva un segnale su questo terreno.

Un politico deve tener conto dei sentimenti del popolo, delle sue paure, delle sue speranze, delle sue domande, e ad esse deve tentare di dare delle risposte. Certo, a volte può anche contrastare i sentimenti della gente, ma allora deve mettere nel conto un costo in termini di popolarità. Insomma, il buon politico media costantemente tra i suoi valori, le sue strategie e l’animo della gente. E, se i suoi obiettivi, ancorché giusti in astratto, non fossero condivisi dal popolo, dovrebbe cercare di correggerne i sentimenti prima di agire.

Dopo tutto non è un’impresa impossibile, l’animo del popolo è facilmente manipolabile. È successo in ogni tempo e sotto tutte le latitudini. Ricordate l’imperatore Nerone? I cristiani stavano penetrando tra gli strati più poveri della popolazione di Roma, ebbene – secondo la vulgata – l’imperatore fece appiccare il fuoco alle case dei quartieri popolari, che furono devastate da un incendio ancora oggi nella memoria del mondo. Chissà quante persone vi persero la vita. Poi Nerone fece girare la fake news dell’incendio appiccato dai ‘terroristi’ cristiani ed il popolo, fino ad allora aperto al messaggio evangelico, si rivoltò contro di loro. Diametralmente contrapposta la versione dei cristiani: era stato Nerone ad ordinare di bruciare le case popolari, perché voleva realizzarvi lussuose ville per i ricchi, ma i suoi progetti venivano contrastati dalla plebe che vi abitava, sostenuta dai cristiani. La storiografia ancora oggi non ha sciolto il dilemma: chi aveva appiccato il fuoco e chi aveva diffuso notizie false per orientare i sentimenti della gente contro l’uno o contro gli altri? Fatto sta che il confronto non fu tra due ragioni, ma tra due sentimenti.

Recentemente, il 12 dicembre del 1969, a piazza Fontana di Milano, una bomba devastò la Banca dell’Agricoltura, mietendo 17 vittime. Erano i giorni dell’autunno caldo. Il Governo ne attribuì la responsabilità agli anarchici Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda; i gruppi sessantottini invece parlarono immediatamente di una Strage di Stato, concepita e compiuta dai servizi, allo scopo di indirizzare i sentimenti popolari contro la sinistra. La verità, questa volta, è venuta almeno in parte a galla: la strage fu di Stato.

E veniamo al nostro argomento. Il Decreto Sicurezza, detto in gergo Decreto Salvini, approvato a Montecitorio in via definitiva il 28 novembre scorso, promulgato dal Quirinale e finalmente pubblicato sulla G.U., è legge dal 3 dicembre scorso. Noi, settimana dopo settimana, nota dopo nota, lo analizzeremo su queste pagine con il massimo sforzo di onestà intellettuale.

Cominciando dalla domanda iniziale: c’era bisogno di cambiare le norme vigenti? Apparentemente no, i numeri oggettivi di reati penali, immigrazione, corruzione, etc… sono da qualche anno rassicuranti e dicono di un’encomiabile efficacia dell’azione delle forze dell’ordine; ma la gente continua a percepire l’esatto contrario della realtà, si sente insicura ed ha paura. Salvini, da politico, ha fatto sua la percezione di insicurezza che serpeggia tra la gente. Non solo, l’ha fomentata, gettando ulteriore benzina sul fuoco delle paure ed enfatizzando oltremodo ogni singolo crimine consumato. Infine, si è erto come l’uomo del popolo, quello che non se la fa con le élite buoniste, ben sicure nelle loro lussuose ville. Le famiglie dei quartieri popolari, invece – secondo la sua narrazione – non si possono permettere il buonismo; sono in balia di bande di immigrati, o di delinquenti nostrani, o di tossici aggressivi e, dopo un certo orario, non possono uscire di casa. Le avrebbe difese lui queste famiglie. Ha stravinto nelle urne ed ora ha cambiato le leggi. Vedremo come.

1/continua

Luigi Gravagnuolo, giornalista, scrittore, docente ed esperto di comunicazione. E' stato Sindaco di Cava de’ Tirreni dal 2006 al gennaio del 2010, quando si dimise per andare al voto con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato.

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