Giusto un anno fa, domenica 14 giugno 2015, Vincenzo Servalli veniva eletto sindaco dai cavesi che al ballottaggio, in modo netto con il 60,59% pari a 13.859 voti, lo avevano preferito all’uscente Galdi.
E’ tempo, quindi, per tentare di tirare un primo, parziale bilancio. C’è da dire, innanzi tutto, che la luna di miele del neo sindaco con l’opinione pubblica cittadina è durata per molti mesi. Si è incrinato, infatti, questo clima idilliaco, solo da poche settimane, grazie soprattutto agli attacchi violenti, alle maldicenze squallide, alle canagliate gratuite, alle accuse il più delle volte strumentali e spesso ancora infondate, postate con perfida insistenza sui social. Più che altro fango, conseguenza di una sconsiderata ostilità, nella convinzione, da parte degli autori, che qualche schizzo avrebbe comunque sporcato l’immagine del primo cittadino. In ogni caso, qualche risultato lo hanno raggiunto: hanno avvelenato gli animi, surriscaldato il clima politico, distratta l’attenzione dai problemi seri della città e dalle reali esigenze dei cavesi.
Tuttavia, nonostante ciò e nella speranza che non si vada oltre, questa malevolenza così mirata e puntale non ha intaccato più di tanto il favore popolare che circonda il sindaco Servalli. Un consenso, in verità, che molti gli concedono per mancanza di alternative credibili e/o perché quelli che l’hanno preceduto restano ancora invisi e/o perché ritenuto comunque preferibile a quelli che potrebbero eventualmente succedergli. Insomma, un consenso al meno peggio.
Ciò, però, non impedisce di pensare alla stragrande maggioranza dei cavesi che stimano il sindaco Servalli, pur non ritenendolo un fulmine di guerra, come una persona perbene, equilibrata, disponibile all’ascolto e, soprattutto, per nulla presuntuoso e arrogante. Almeno finora.
Detto ciò, il bilancio del primo anno di amministrazione appare assai modesto e per certi versi deludente. Oddio, non è riuscito a fare peggio di chi l’ha preceduto, questo sì, ma di meglio si è visto poco. E pure la squadra, in verità, dagli assessori allo staff, nell’insieme non ha dato grandi prove, tutt’altro. Bravi ragazzi, educati, questo sì, ma in concreto poca roba.
Tirando le somme, diciamo che questo primo anno è andato così così, è stato una inevitabile fase di rodaggio. Ora, però, il sindaco Servalli dovrebbe avere il coraggio di apportare qualche correttivo, di avvalersi di qualche politico o tecnico più capace e competente nell’esecutivo municipale e non per fargli rivestire l’inutile ruolo di consulente politico all’aria fritta, di congedare qualche assessore (due-tre, forse anche quattro) che, come apporto politico-amministrativo, si è rivelato meno presente e consistente di Patrick Swayze in Ghost. Il rischio che corre, infatti, è di impantanarsi, di essere risucchiato nelle sabbie mobili dalla quotidianità e dell’ovvietà. Sarebbe un peccato, un’occasione mancata anche per la città e la svolta buona resterebbe solo uno slogan vuoto e amaro.
E’ tempo di bilanci, però, anche per per l’opposizione, o meglio le opposizioni. E il risultato è di sicuro peggiore di quello dell’Amministrazione Servalli, per l’inconsistenza, le divisioni, la assoluta mancanza di una prospettiva politica. D’altra parte, la voce più forte e costante dell’opposizione è stata ed è quella dell’ex sindaco Galdi, il quale, ad onor del vero, si pronuncia su tutto con una incontenibile valanga di post sui social che, a lungo andare, produce l’effetto contrario. In altre parole, un classico esempio di eterogenesi dei fini.
Insomma, l’auspicio è che l’opposizione trovi un minimo di unità, un po’ di coordinamento, almeno una parvenza di progettualità politica. C’è tanto da rintuzzare all’Amministrazione Servalli, c’è tanto da rappresentare delle reali esigenze dei cavesi, c’è tanto di cui farsi interprete e portavoce. Sarà dura, però. Molti dei suoi esponenti, infatti, non lasciano affatto ben sperare.
In conclusione, nell’attesa che il sindaco Servalli cambi passo e che l’opposizione si ritrovi, non ci resta, da cavesi, che incrociare le dita e rifugiarci in un banalissimo “io speriamo che me la cavo”.