scritto da Eugenio Ciancimino - 02 Gennaio 2023 10:22

Cacofonie mediatiche della Sinistra sulle posture della Destra

E suonano anche cacofoniche sul piano sia politico che costituzionale le contestazioni rivolte ad Ignazio La Russa, Presidente del Senato

foto di Aldo Fiorillo

La mobilitazione mediatica antifascista sulla celebrazione della fondazione del MSI sa molto di risentimento per i consensi elettorali riscossi da FdI e la conseguente ascesa della sua leader, Giorgia Meloni, a Palazzo Chigi e poco di senso comune della storia.

E suonano anche cacofoniche sul piano sia politico che costituzionale le contestazioni rivolte ad Ignazio La Russa, Presidente del Senato, ed a Isabella Rauti, Sottosegretario di Stato, in relazione alle esperienze vissute dai rispettivi padri durante il ventennio del regime fascista e nel tratto finale dei 18 mesi della RSI.

Questi, nella successiva era repubblicana, hanno esercitato funzioni di rappresentanza democratica in Parlamento così come prescritto dalla Carta costituzionale. In essa, va ricordato che la XII disposizione transitoria, da un lato, vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista” e nella stessa, dall’altro, si rende la “eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista” dopo un quinquennio dalla sua entrata in vigore. Come dire che nello spirito dei padri costituenti, che il fascismo lo hanno vissuto e combattuto sul campo e sulla propria pelle, diversamente dagli odierni salottieri maître à penser, è prevalsa la cultura della redenzione, della pacificazione e del recupero, alla vita e prassi della democrazia riconquistata, del popolo dei vinti, nonché di quadri e dirigenza per le istituzioni del nuovo Stato.

Il recupero del vinti ha ispirato l’idea fondativa del MSI, sul cui atto di nascita è stato scritto: “non rinnegare, non restaurare”. Mentre da parte del PCI, che aveva avuto un ruolo guida nella Resistenza, ci si preoccupava di favorire un transito repentino dal fascismo all’antifascismo di intellettuali e giornalisti (alcuni dei quali durante il regime non avevano preso le distanze dalle leggi razziali) dopo un “comodo lavacro” del “fonte battesimale” comunista (copyright, rispettivamente, di Luca Ricolfi e Paolo Mieli) secondo la formula  “sono fascisti ignoranti del fascismo” lanciata da Palmiro Togliatti dalla tribuna del V Congresso del suo partito svoltosi nel Gennaio del 1945.

Ciascun dei ribattezzati ha avuto ruoli organici nell’elaborazione della materia prima con la quale la sinistra comunista ha costruito una propria egemonia culturale nel Paese. Entrati nell’agone parlamentare, i rappresentanti del MSI sono stati determinanti, già nella prima Repubblica, nell’elezione di due Capi dello Stato, in processi legislativi e, con l’etichetta di neofascisti, anche alleabili in funzione anti DC in Sicilia con l’operazione Milazzo costruita sull’alleanza tra comunisti e missini e praticabile, secondo la dottrina di Togliatti, anche a livello  nazionale. Perché, come spiegava  nel 1958 il quotidiano romano Paese Sera, proprietà del PCI, si trattava di “nostalgici per abitudine più che per convinzione, privati della pericolosità di un tempo”, ma ripescata ed agitata dalla stessa sinistra antifascista appena due anni dopo per contestare il sostegno della destra neofascista al governo monocolore DC di Fernando Tambroni, sfiduciato è costretto alle dimissioni dai suoi stessi amici di partito. In seguito, a sterilizzare e ghettizzare l’agibilità politica del MSI, ci ha pensato l’ala sinistra democristiana con l’artifizio del cosiddetto “arco costituzionale”.

Ecco perché, in una democrazia compiuta, non è elegante per la dirigenza del PD, sia di provenienza democristiana che comunista, soccombente nelle consultazioni del 25 Settembre, intravedere nostalgie imbarazzanti in esponenti di FdI eletti per l’esercizio di ruoli istituzionali di vertice e di governo.

E non appare intellettualmente onesto il tentativo  di testate giornalistiche di riscrivere l’identità del MSI attraverso la ricerca di posture e simbologie del ventennio in camicia nera contestate ad Ignazio La Russa che custodisce nella sua dimora privata busti di Mussolini. Così come appare mistificatorio l’accostamento del Centro studi Ordine Nuovo fondato da Pino Rauti con il Movimento politico Ordine Nuovo, nucleo terroristico al pari di altre sigle nere o rosse che hanno insanguinato le stagioni politiche a cavallo degli anni 70 ed 80.

Poco si è detto o volutamente omesso sulle comuni preoccupazioni di Enrico Berlinguer e di Giorgio Almirante che periodicamente si incontravano per prevenire l’infiltrazione di tale fenomeno nei loro partiti. Si tratta di un esempio, storicamente testato, di cultura delle istituzioni attraverso il riconoscimento delle reciproche identità e responsabilità nei confronti della comunità politica e civile della Nazione.

A 75 anni dall’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica, patrimonio e bussola di tutti i suoi cittadini, durante i quali la destra ha attraversato più inverni e la sinistra molte primavere, sono cambiati orientamenti elettorali per cui la destra incarnata da FdI è legittimata a guidare il Governo della Nazione e la sinistra è chiamata a rifondare la propria credibilità.

Sulla discriminante fascista valgono le parole di P.P. Pasolini: “Mi chiedo se questo antifascismo rabbioso che viene sfogato nelle piazze oggi (e nei media, ndr), a fascismo finito, non sia in fondo un’arma di distrazione di massa”.

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