Come ogni anno, e come in numerosi altri comuni d’Italia, anche a Cava è stato fatto divieto di fare uso dei botti di Capodanno.
Un’Ordinanza sindacale ha emesso “provvedimenti restrittivi per l’accensione di artifici pericolosi e non”.
E’ vietato su tutto il territorio comunale, ed in particolare nel Centro Storico, nei luoghi pubblici e, a salvaguardia della pubblica incolumità, in quelli privati “se ciò produca conseguenze di qualsiasi genere o natura, che si ripercuota su luoghi pubblici“, far esplodere petardi, mortaretti e botti di qualsiasi tipologia, a eccezione dei giorni 31 dicembre 2019 e 1° gennaio 2020.
E’ vietata, negli esercizi commerciali di vicinato e sulle aree pubbliche la vendita di ogni tipo di fuochi d’artificio ascrivibili alla categoria 2 e 3, e comunque dei cosiddetti “fuochi di libera vendita” o “declassificati” che abbiano effetto, semplice o in combinazione con altri, di scoppio, esclusi i petardini da ballo.
E’ vietato far utilizzare a minori di anni 14 i fuochi di categoria 1 e superiori e a quelli di anni 18 i fuochi di categoria 2 e 3 del Decreto Legislativo 4 aprile 2010, n. 58.
Per i trasgressori è prevista una sanzione di 100 euro per la prima violazione e di 150 per la seconda violazione.
Critica la LAV (Lega Antivivisezione) sui provvedimenti presi sempre troppo tardi. Come afferma sul Sole 24 Ore, “Vietare i botti è un gesto di civiltà e di responsabilità” ma le ordinanze “vengono emanate troppo tardi e non sono lo strumento ideale. Un conto, spiegano, è fare un’ordinanza uno o due giorni prima di Capodanno e un conto e farla un mese prima, così da sensibilizzare persone sui rischi per persone, animali e per l’ambiente. Ci sarebbero poi migliori strumenti normativi”. “Sarebbe importante – precisano – che i comuni inserissero il divieto nei regolamenti per la tutela degli animali o facessero regolamenti ad hoc”.