Cava de’ Tirreni, martedì approda in Consiglio comunale l’annosa questione dell’Azienda Speciale Consortile (ASCCCA)
L’ASCCCA, una struttura destinata alla gestione di milioni di euro per servizi destinati a minori, disabili, famiglie e anziani, sembra inequivocabilmente nascere su basi fragili

Martedì 3 giugno, alle ore 17:30, si terrà a Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni il Consiglio comunale. Tra i punti all’ordine del giorno che verranno discussi spiccano quelli riguardanti l’Azienda Speciale Consortile per i Servizi sociali Cava-Costa d’Amalfi (ASCCCA). Nello specifico:
- Costituzione dell’Azienda Speciale Consortile Cava – Costa d’Amalfi (breviter A.S.C.C.C.A.) presa d’atto e ratifica dell’adeguamento normativo predisposto dal Notaio dell’ Atto Costitutivo sottoscritto in data 27.05.2024
- Azienda Speciale Consortile Cava – Costa d’Amalfi (breviter A.S.C.C.C.A.) per i Servizi Socio-Sanitari. Modifica statuto approvato con deliberazione di C.C. n. 12 del 02.04.2024
Quella dell’ASCCCA, l’azienda nata a seguito della trasformazione dell’attuale Piano di Zona Ambito S2 nella nuova forma di gestione, è una questione molto spinosa che stenta a decollare e che riguarda non solo il Comune di Cava, ma anche i Comuni costieri (Amalfi, Atrani, Cetara, Conca dei Marini, Furore, Maiori, Minori, Positano, Praiano, Ravello, Scala Tramonti, Vietri sul Mare).
Come qualcuno ricorderà, lo scorso novembre il consigliere di Siamo Cavesi, Marcello Murolo, evidenziò che l’atto costitutivo dell’Azienda approvato dal Consiglio comunale il 2 aprile 2024, era diverso da quello rogitato dal notaio; in particolare, non compariva l’art. 9 comma 6 dello Statuto riguardante lo stanziamento per l’istituzione del fondo di dotazione iniziale di 619.000 euro. Ciò ha comportato uno stallo nell’attività dell’azienda. Per rimediare a questo “gap” è stato necessario che tutti i Comuni interessati tornassero a convocare un nuovo Consiglio comunale per ratificare un necessario adeguamento normativo. In realtà, in ragione del fatto che l’intera procedura era viziata e ogni atto conseguenzialmente nullo, l’Azienda consortile di fatto non è mai nata.
Ad ogni modo, il nuovo statuto, che dovrà essere approvato da parte dei quattordici Consigli Comunali dell’Ambito, con un emendamento all’art. 9-bis, prevede l’abbattimento del fondo di dotazione dagli iniziali 650.000 euro a un fondo ridotto a 0,30 euro per abitante. Da oltre mezzo milione a circa 25.000 euro per tutto il comprensorio. Una retromarcia patrimoniale che in molti si chiedono quale copertura e quale parere contabile abbia.
Non bisogna dimenticare che nel frattempo si sono dimessi tre membri del Consiglio di Amministrazione di questa Azienda di fatto abortita e mai nata, facendo di fatto decadere l’intero CDA presieduto dal cavese Napoleone Cioffi e sono andate deserte ben due riunioni dei sindaci dei Comuni interessati. E bene è stato, in quanto il CDA potrà essere nominato all’indomani del nuovo statuto che, anche se in modo alquanto tortuoso, regolarizzerà la procedura costitutiva.
Vi è poi il busillis o meglio il braccio di ferro sulla nomina del Direttore Generale dell’azienda. Il primo statuto dell’ASCCCA prevedeva, in linea con la convenzione del Piano di Zona e la normativa regionale, che il direttore fosse una figura professionale sociale, selezionata tra quelle iscritte nell’elenco regionale. Ma l’art. 25 del nuovo statuto fa riferimento alla normativa nazionale in materia di accesso alla dirigenza pubblica. Un’iniziativa di carattere tecnico che qualcuno teme potrebbe nascondere la finalità di aggirare la selezione tra professionisti qualificati regionali per procedere a una nomina fiduciaria. La Regione Campania, con una nota ufficiale del 5 marzo 2025, ha avvertito che “la figura del Direttore deve essere selezionata esclusivamente dall’elenco regionale. In caso contrario, scatteranno sanzioni amministrative da 5.000 a 15.000 euro.”
L’ASCCCA, una struttura destinata alla gestione di milioni di euro per servizi destinati a minori, disabili, famiglie e anziani, sembra inequivocabilmente nascere su basi fragili e in molti si chiedono se porterà effettivamente giovamento alla comunità o si tratterà solamente dell’ennesimo carrozzone politico col fine occulto di piazzare gli amici degli amici. Il rischio è che il papocchio continui.