Cava de’ Tirreni, Casa e Ospedale di Comunità: sconosciuti ai più, ma cambieranno il nostro rapporto con la medicina sul territorio
Sono, queste, due strutture di una moderna sanità che dovrebbero, il condizionale è sempre d'obbligo in questi casi, sorgere da qui a poco nella nostra città
E’ stata indubbiamente un’iniziativa valida e interessante quella tenuta ieri a Palazzo di Città sulla sanità di prossimità. Si è parlato di Case e Ospedali di Comunità. Sono, queste, due strutture di una moderna sanità che dovrebbero, il condizionale è sempre d’obbligo in questi casi, sorgere da qui a poco nella nostra città.
Ai più, però, queste nuove strutture socio-sanitarie sono delle perfette sconosciute e, in quanto tali, non se ne capisce affatto l’importanza. Anzi, si fa confusione, ancorati come si è ad una visione della medicina sul territorio ormai superata e soprattutto inadeguata.
Il Covid, in effetti, ci ha messo alle corde sotto tutti i punti di vista. Senza alcuna distinzione tra nord e sud del Paese. Tra regioni ricche e all’avanguardia, come la Lombardia, o quelle in ritardo e in affanno, come ad esempio la Calabria.
Il Covid, infatti, ha mostrato in modo evidente, oltre che drammatico, come il nostro sistema sociosanitario fosse non solo impreparato a reggere l’urto della pandemia, ma anche quanto fosse fragile e inadeguato nel dare con la medicina sul territorio delle risposte più puntuali. In altre parole, nel garantire in modo più appropriato possibile sia le cure ai pazienti affetti dal coronavirus sia nell’adozione delle misure di prevenzione
A ciò si aggiunge il fatto che il progressivo invecchiamento della popolazione impone di rivedere con un urgenza l’intero sistema sociosanitario sul territorio.
Da qui l’esigenza di un’assistenza sanitaria territoriale forte e capillare. Non a caso il PNRR ha promosso una profonda rivisitazione dell’assistenza sanitaria territoriale fondata proprio su un nuovo modello organizzativo. Le Case di comunità e gli Ospedali di comunità sono i pilastri di questa riforma organizzativa della medicina sul territorio.
Vediamo ora nello specifico il ruolo di queste due strutture.
La Casa di Comunità è una struttura di base che per legge deve esserci ogni 40-50 mila abitanti e serve per offrire ai pazienti una risposta di primo livello e a tutto campo. Svolge un ruolo essenziale nel prendere in carico quanti sono affetti da patologie croniche. In concreto, la Casa della Comunità assicura le cure primarie, l’assistenza domiciliare, la specialistica ambulatoriale, i servizi infermieristici e di prenotazione e l’integrazione con i servizi sociali.
In conclusione, come si può capire, la Casa di Comunità è la struttura socio-sanitaria più prossima ai cittadini.
L’Ospedale di Comunità, invece, è una struttura sanitaria “di ricovero di cure intermedie” destinata a “ricoveri brevi per pazienti che hanno bisogno di interventi sanitari a bassa intensità clinica”.
E’ bene precisare che l’Ospedale di Comunità non è una duplicazione delle strutture sanitarie esistenti. Infatti, per le condizioni acute (ad esempio, un infarto, un trauma) vi è l’ospedale, per le condizioni non acute, ma con richieste assistenziali non importanti c’è l’assistenza domiciliare. Infine, per le condizioni non acute e con richieste assistenziali non importanti, ma che non possono essere svolte a domicilio (ad esempio, patologie croniche riacutizzate con necessità di monitoraggio o per pazienti dimessi da reparti ospedalieri specialistici che necessitano di controllo sanitario) vi è appunto l’Ospedale di Comunità.
Questa struttura di norma conterà 15.20 posti letto, ma potrà arrivare fino a 40 posti letto.
Infine, l’Ospedale di Comunità contribuirà a ridurre sensibilmente gli accessi impropri ai servizi s Soccorso o ad altre strutture di ricovero ospedaliero.
In conclusione, è facile intuire che queste due strutture rivoluzioneranno e miglioreranno in modo decisivo la medicina sul territorio.
Non ci resta ora che sperare in una loro realizzazione in tempi ragionevolmente brevi nella nostra città.