Cava de’ Tirreni, affaire pubblica illuminazione: il consigliere Antonio Barbuti non va in vacanza e continua il suo j’accuse
Una pec molto lunga, articolata e puntuale, riepilogativa a grandi linee di tutti i vari passaggi di una vicenda complessa e complicata, di
Non va in vacanza l’affaire sul servizio di pubblica illuminazione clicca qui per leggere, che vede tra i protagonisti il consigliere comunale di maggioranza e leader locale di Italia Viva Antonio Barbuti con i suoi continui j’accuse proprio sui costi del servizio.
“Rimarco ancora una volta i gravi danni irreversibili che il comune ha subito, subisce, subirà e che di fatto vanificano anche gli sforzi fatti da questa maggioranza, che si è assunta la responsabilità, di approvare il piano di riequilibrio. Danni questi, a mio parere, a causa di una mala-gestio del servizio di pubblica illuminazione, da definire vergognosa, inaccettabile che non può non avere conseguenze”.
E’ quanto denuncia, senza alcun giro di parole, sempre l’avvocato Barbuti nell’ultima pec del 15 agosto scorso, alle ore 22,06, indirizzata al sindaco Servalli, all’ingegnere Attanasio, al Segretario generale Siani nonché per conoscenza al Procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore.
Una pec molto lunga, articolata e puntuale, riepilogativa a grandi linee di tutti i vari passaggi di una vicenda complessa e complicata, di cui di seguito riportiamo alcuni ampi passaggi.
“Prendo atto -scrive ancora Barbuti- che a nulla è valso il mio intervento del 16 agosto 2022. Non sono stati riesaminati i procedimenti e le procedure ab origine, atto dovuto per il costante aumento della spesa nel corso degli anni. Questo evidentemente perché siete molto impegnato sul fronte della interlocuzione con il concessionario… Ho rappresentato nel mio intervento fatti di tale gravità che se accertati hanno a mio parere rilevanza penale e configurano l’ipotesi non astratta anche di un danno erariale enorme per il cristallizzarsi di debiti fuori bilancio come quello riconosciuto nella seduta del 16.08.2022 di euro 1.000.915,53″.
“Sub-appalto non contemplato dal capitolato speciale approvato dal consiglio comunale dell’epoca -incalza Barbuti- revisione prezzi non prevista, palese violazione dei patti concessori, controlli non eseguiti nel rispetto della concessione ,altro che le vostre motivazioni di cui alla nota del 11 ottobre 2022. Ribadisco quello già detto nella seduta del 16 agosto 2022 si è trasformato il comune in un vero e proprio bancomat producendo ricchezza per altri ed esborsi di milioni euro per il comune a danno della nostra comunità“.
Per quanto suesposto premesso -riepiloga Barbuti- che il contratto di sub appalto del 30 gennaio 2004 stipulato tra la RTI Citelum SA-Gemmo impianti S.p.A. e impresa Sedab non è previsto dal capitolato speciale ex-specialis (approvato dal consiglio comunale con delibera n.76 del 19 febbraio 2002) che lo escludeva all’art. 14 prevedendo con il successivo art. 15 la risoluzione del contratto. E che la illegittimità del contratto di subappalto del 30 gennaio 2004 stipulato tra la RTI Citelum SA-Gemmo Impianti ed impresa Sedab è stato arbitrariamente autorizzato con determina n.599 del 10 marzo 2004 (e non sottoposto all’esame del consiglio) aveva una durata decennale (art. 13 del predetto contratto di subappalto) ma nella totale indifferenza ed assenza di controlli si è tacitamente ed automaticamente prorogato per un periodo di cinque anni credo, forse, ad evitare che ci si potesse rendere conto di cosa fosse successo dall’inizio del rapporto concessorio che ha dato vita ad un gruppo ben collaudato che non vede fine. E che non è stata mai rinvenuta la copia della richiesta di autorizzazione”.
“Una ulteriore conferma delle mie preoccupazioni -prosegue Barbuti- di questa palpabile sintonia di intenti la si desume dalla determina n. 42 R.G. 28 del 23 gennaio 2019 (che ho più volte chiesto di riesaminare e valutare le condizioni per la revoca in autotutela) relativa alla rinegoziazione del sub appalto laddove a pag. 3 nel richiamare la determina n. 599 del 10 marzo 2004 (autorizzazione al sub-appalto) si afferma che il sub-appalto fu autorizzato per anni 15 decorrenti dal 30 gennaio 2004 e in scadenza il 30 gennaio 2019. Invero la determina del 10 marzo 2004 n. 599 parla di di sub-appaltare, ancorchè illegittimamente, alla Sedab Impianti s.r.l. per anni 10 e non certamente 15 come precisato nella determina n. 28/2019″.
“Si è dato atto nel dispositivo della determina n.42 R.G. n.28 -attacca Barbuti- non comporta impegno di spesa pertanto, è privo di rilevanza economica. Sottraendola di fatto al controllo dell’area economico-finanziaria, che deve penare e non poco ,per reperire le dovute coperture finanziarie. Il subappalto ha solo favorito un’unica ditta senza possibilità alcuna per il comune di ricorrere a gare ad evidenza pubblica che avrebbero consentito e consentirebbero significative economie di gestione. E’ da agosto 2022 che ho richiesto l’opportunità del riesaminare la predetta determina”.
“A mio parere -conclude l’avvocato Barbuti- il percorso da seguire non è la revisione contrattuale ma la risoluzione contrattuale (questo era anche l’indirizzo politico della giunta delibera n. 242 del 23 dicembre 2022), in quanto l’onerosità non rientra nell’alea del contratto”.
In conclusione, l’affaire continua.