scritto da Nino Maiorino - 21 Giugno 2019 17:11

Servalli, Sindaco mio, ma come ti è saltato in testa…

…di spostare i fuochi per la conclusione della centenaria festa del Santissimo Sacramento, che per i tuoi amatissimi  concittadini, molti dei quali tuoi elettori, è una tradizione immobile e consolidata, quasi incartapecorita, che deve seguire il tradizionale programma, civile, religioso e “militare”: non so come altro definire quella lunghissima sfilata di guerrieri armati di tutto punto con spade, sciabole, archibugi e finanche cannoni, i quali, dietro insegne e stendardi dei vari casali e distretti metelliani avanzano impettiti e con cipiglio scuro per le cittadine strade battendo da forsennati su tamburi e tamburelli e squarciando l’aria con stridenti squilli di tromba, con quell’aria di indomiti guerrieri che vanno in guerra.

Mi devi perdonare se faccio un miscuglio degli avvenimenti che caratterizzano l’estate cavese, mescolando allo storico aiuto che nel 1460 i cavesi diedero al Re di Napoli Ferdinando che le stava “buscando” dal contendente Carlo D’Agiò, intenzionato ad usurparne il trono (la tradizione storica vuole che, grazie al soccorso cavese, Re Ferdinando ebbe la meglio su Carlo D’Angio’), con la grazia che Domineddio fece ai cavesi nel 1657 in occasione della pestilenza che li stava decimando, e che si interruppe solo con l’esposizione dell’Ostensorio; ma se non mescolassi questi due avvenimenti non si capirebbe perché alla Festa di Montecastello partecipino tanti bellicosi armigeri che, armati di tutto punto, marciano impettiti e con fiero cipiglio come se fossero al seguito di Napoleone Bonaparte allorquando con la sua “Grande Armata” gli venne lo sghiribizzo di andare a invadere l’Impero Russo; e ci lasciò le penne.

E lasciamo perdere che in queste “formazioni militari” oggi siano entrate a far parte anche leggiadre donzelle o incartapecorite donne “fatte”, pure esse gravate di archibugi, donne che all’epoca probabilmente (certamente) stavano nelle loro baracche a fare la calza, a mungere le mucche, a girare la brodaglia nella “caurara” (vocabolo napoletano che indica un grosso paiolo per cuocere sul fuoco a legna), a coltivare l’orticello, e che probabilmente (certamente) non dico al di fuori della città, ma al di fuori della loro stradina di campagna non erano mai uscite; ma che ci vuoi fare, “o tempora, o mores!”, per dirla con Cicerone, oggi qualcuno ha inventato che pure quelle donzelle e quelle femmine “fatte” si erano precipitate in soccorso del Re che stava per soccombere in quel di Sarno e che, grazie  all’aiuto ricevuto dai “bifolchi” (termine assolutamente non dispregiativo, per carità, come asserisce anche Treccani) cavoti, venne fuori vincitore da quella storica battaglia e prese tanto a benvolere la città metelliana da affrancarla da dazi e gabelle e darle in premio quella oramai famosa pergamena in bianco, per far si che i cavoti la riempissero di richieste che l’augusto regnante avrebbe accolto, ma che, probabilmente per indolenza, rimase bianca e che ancora oggi viene gelosamente custodita ed esibita in tutte le occasioni per mostrare quanti i cavoti siano stati bravi, fedeli, disinteressati, e bla, bla, bla.

E lasciamo stare pure che qualcuno (non pochi) asserisca (c’è sempre il masochista che non gode se non si dà qualche martellata sui “cabasisi”) che tutta questa storia sia inventata di sana pianta, specialmente per quel che riguarda il sostanzioso e determinante apporto dei “bifolchi” cavoti alla regale battaglia: sarebbero stati poche decine, assolutamente male equipaggiati e certamente male armati (si parla di forconi e badili), ma il Re certamente gradì tant’è che quella candida pergamena veramente donò all’allora Sindaco Onofrio Scannapieco al quale chiese cosa desiderasse per la sua Città quale ricompensa per la fedeltà dimostrata.

Sui motivi per i quali quel regale foglio sia rimasto in bianco io ho una mia teoria, personale certamente, che voglio però tenere per me per non scatenare ulteriori polemiche.

Torniamo invece al “casotto” che hai combinato con lo spostamento dei fuochi alla domenica, decisione per la quale hai fatto scoppiare quasi una rivoluzione, tant’è che tutti quegli armigeri avevano già fatto un piano di battaglia per venire al Comune, assediare l’edificio, venirti a prelevare per il cravattino, portarti nella famosa piazza della scacchiera e impiccarti al più alto pennone: fortunatamente lo stanno ancora cercando, quell’alto pennone, e bene hai fatto a tornare sui tuoi passi, perché già mi stavo preparando a stilare il tuo necrologio, che avrebbe fatto seguito a quelli di Berlinguer e di Zeffirelli.

Ma caro Servalli, io mi chiedo come ti sia venuta in testa una così balzana idea! ma chi te l’ha fatto fare, tu già sei con un piede nella fossa (“sindacalmente” parlando, s’intende) perché nessuno ti può più vedere: i grillini, assetati di acqua, vorrebbero issarti su un pontile eretto su una delle vasche dell’Ausino, e spingerti dentro, ma quando la vasca è vuota; i Leghisti ti stanno già preparando la bara, specialmente dopo che li hai maltrattati col famoso “post” sul quale li hai chiamati “svergognati”; il PD, che dice di sostenerti (ma se qualcuno l’ha visto durante la tua amministrazione batta un colpo) è il grande assente; probabilmente l’unico schieramento che non ti contrasta è quello evanescente di centro-destra; e in questo bel quadro tu che fai? ti vai a inserire per scontentare pure quei pochi “cavaiuoli” che ancora pensano di votare per te nella prossima primavera?

Ma lo sai o no che spostare i fuochi dal sabato alla domenica per i cavoti è peggio che sopportare il prossimo aumento dell’iva che i nostri governanti si accingono a fare per riparare i danni al bilancio pubblico fatto con le loro strampalate e folli spese? ma lo sai che i fuochi del sabato sera sono intoccabili? può cadere Trump, possono far fuori Putin, possono rapire tutti gli Ayatollah, possono sganciare un’altra bomba atomica su non so quale stato, tutto viene accettato: ma non lo spostamento dei fuochi della Festa di Montecastello, i fuochi non si toccano, e a chi li tocca porta “sfiga” e certamente tu di sfiga non ne hai proprio bisogno, ne hai già tanta.

Mi sono chiesto: ma tu sei un vero cavaiuolo o no? ma ti sei scordato che la serata del sabato per i fuochi è sacra, perché consolidata in anni di tradizione, in base alla quale i fuochi debbono far seguito alle abbondanti libagioni e dopo essersi ingozzati di panini con la “mevza”, padellate di zucchini alla “scapece”, pastiere dolci e salate, melanzane con il sugo e con la cioccolata, affettati di tutti i generi; e solo dopo tutto ciò, sdraiati sulle sedie, magari con le cinture allentate, i tuoi compaesani possono apprezzare i fuochisti, assegnarsi questa o quella esplosione, criticare la bravura di uno e elogiare la “schiapperia” di un altro; e poi andare a dormire felici e contenti, e la domenica fare tardi a letto per smaltire la sbornia della sera precedente.

Come si fa a spostare il tutto alla domenica? avresti rischiato di far chiudere uffici, fabbriche, supermercati, il giorno dopo.

La tradizione è tradizione, e va rispettata, specialmente se fondata su un fatto storico di tanta rilevanza, che ha inorgoglito per secoli e cavaiuoli.

E, per tornare alla storica candida pergamena, a proposito della mancata compilazione della stessa, non mi voglio tenere sullo stomaco la mia teoria, e, pure consapevole di attirarmi qualche ulteriore critica e maledizione dagli indigeni, io sono convinto che quando il Sindaco Onofrio Scannapieco la sottopose ai suoi concittadini nel lontano 1460, questi non riuscirono a riempirla non per magnanimità e disinteresse, ma solamente perché… non si misero d’accordo su cosa chiedere al Sovrano!

 

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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