Servalli e i suoi, l’insostenibile leggerezza dell’essere
La vicenda dei fuochi pirotecnici su Monte Castello spostati dal tradizionale sabato alla domenica e poi, dopo un po’ di baccano mediatico, ritornati al sabato, sembra avere una connotazione decisamente surreale.
Sia chiaro, la tradizione e le abitudini per i fuochi della Festa di Castello impongono la scelta del sabato, ma se per un valido motivo si spostano alla domenica non pensiamo caschi il mondo.
La vera questione, in fondo, è stata proprio questa: la mancanza di una ragione chiara, certa. Gli organizzatori dell’Ente Montecastello avranno di sicuro avuto una motivazione per decidere lo spostamento, peccato però che siano stati del tutto incapaci di comunicarla, ma anche irrispettosi nei riguardi dell’opinione pubblica cittadina. Forse semplicemente perché se ne vergognavano, forse il motivo vero era inconfessabile. E di motivi bislacchi se ne sono sentiti più d’uno, chissà però quale quello vero. Mah, difficile da capire. Di sicuro, in un’epoca in cui si comunica sui social pure se si hanno le ascelle sudate, questo deficit comunicazionale è sconcertante, tanto da aver prodotto una situazione paradossale e, come dicevamo, per certi versi surreale.
E lo stesso sindaco Servalli, che comunica pure troppo e male, sulla vicenda ha glissato circa le motivazioni di questo spostamento da lui stesso, a quanto pare, subito in un primo momento.
E’ singolare, in questa vicenda, anche un altro aspetto, di natura politica. Sin da quando si è diffusa la notizia dello spostamento dei fuochi alla domenica deciso dall’Ente organizzatore, assessori, consiglieri comunali e sostenitori a vario titolo e motivo dell’attuale Amministrazione comunale, sono scesi in campo sui social per giustificare e minimizzare la scelta adottata, quasi che questa fosse da attribuire al sindaco Servalli.
Un assessore ci ha tenuto a precisare che non era la prima volta che i fuochi si sarebbero tenuti di domenica, ribadendo che ogni decisione spettava agli organizzatori. Insomma, il Comune e in particolare il Sindaco, competente in materia (…I fuochi di artificio connessi con manifestazioni pubbliche, che interessino superfici boscate poste a distanza inferiore ad 1 chilometro, possono essere autorizzate con ordinanza del Sindaco, con la quale debbono essere definite tutte le prescrizioni necessarie per scongiurare pericoli di incendio…), non contavano nulla, meno che arbitri, bensì semplici e ininfluenti spettatori. In altre parole, nella vicenda il primo cittadino metelliano sembrava entrarci come il cavolo a merenda, ma così non era e non è.
Qualche sostenitore servalliano, a ragione, scendeva l’asso del provincialismo, peccato però che sul resto a Palazzo di Città si parli solo di “Cava seconda a nessuno”. Altro che provincialismo. Siamo al distillato del più insulso provincialismo.
Un altro pasradan stigmatizzava il fatto che la vicenda sembrava aver assunto le dimensioni di un affare di stato, mancava solo un’interrogazione parlamentare e via di questo passo, concludendo che i veri problemi erano altri. E come dargli torto sui problemi veri di questa città su cui, purtroppo, latita e pure parecchio proprio l’Amministrazione Servalli.
Altri ancora non vedevano la gravità dello spostamento di data e mettevano in mezzo la necessità di parlare di altro, ad esempio della metropolitana.
Fermiamoci qui. Tutto legittimo e comprensibile, tranne il fatto di non capire questo affannarsi a difendere Servalli quando poi, tutto sommato, nessuno lo aveva tirato in ballo. Pur essendoci tutti i presupposti, in verità, ma si dava per scontato che il primo cittadino fosse rispettoso quantunque poco convinto della scelta degli organizzatori.
Ad ogni modo, come dire, al cuor non si comanda… E come insegnano i latini excusatio non petita accusatio manifesta, in altri termini, detta con parole meno forbite, chi si scusa si accusa.
Il fatto strano, però, e ciò fa molto riflettere, è un altro.
Nella giornata di ieri, infatti, il sindaco Servalli, vistosi alle strette dalla montante polemica sui social, ha imposto all’Ente Montecastello, come era nella sua potestà, di fare marcia indietro. Sì, perché il primo cittadino non si trova per caso a Palazzo di Città, bensì per decidere e governare in nome del popolo che lo ha eletto. Ed è investito dei poteri per farlo.
Il fatto singolare, dicevamo, è che sul post di Servalli con cui si annunciava che i fuochi ci sarebbero stati il sabato come da tradizione, quegli stessi assessori, consiglieri, sostenitori e pasdran che avevano minimizzato, giustificato e puntualizzato, sono corsi, con un riflesso pavloviano, a complimentarsi con il primo cittadino per questa sua virile decisione che ristabiliva l’ordine costituito.
Pare evidente, a questo punto, che questa Amministrazione comunale e i suoi supporter sono sempre più in uno stato confusionale. Nelle loro reazioni, e i social sembrano esserne la cartina di tornasole, ci sono sì riflessi condizionati e cortigianeria, ma anche una sorta di sindrome di accerchiamento.
Si manifesta, non in tutti per fortuna, sempre più insofferenza, nervosismo, incapacità di dialogare. Forse perché avvertono e vivono male una ostilità sempre più crescente che si rileva in città. Forse perché, e questo è umano e comprensibile, emerge sempre più la stanchezza, il peso di lavorare da troppo tempo sotto pressione.
Forse perché sono troppi i fronti aperti (interni ed esterni, presenti e passati) cui questa maggioranza deve badare.
E pensare che al suo cospetto non c’è una vera e propria opposizione, ma solo un simulacro pure molto scalcagnato.
In conclusione, in questi ultimi tempi si coglie un evidente stato di difficoltà, di tensione, di ansia, cui i nostri attuali amministratori in larga misura sembrano non essere abituati. Forse per questo Servalli e suoi danno la sensazione di vivere una sorta di insostenibile leggerezza dell’essere, dove leggerezza sta per una palese impalpabilità politica ed un’acclarata inconsistenza amministrativa…