“Fra noi è finita così… Il cielo già portava l’autunno, l’estate se ne andava con te… Fra noi è finita così, un sogno che non tornerà più… È finita così”.
E’ da qualche giorno che mi frullano in testa le parole di questa canzone di quand’ero appena adolescente, lanciata da una giovane e prorompente Iva Zanicchi nel lontano 1967.
E non posso non pensare al nostro sindaco Servalli, appena un anno fa eletto da noi cavesi al primo turno e portato in trionfo a Palazzo di Città per il secondo mandato. Osannato, apprezzato se non persino amato, finanche riverito come novello pater familias. Dopo cinque anni di governo, continuava la sua luna di miele con la città. Più per fortuna che per meriti (e demeriti altrui), era la convinzione diffusa, ma questo non cambiava il favorevole clima in cui aleggiava Servalli.
Poi, un po’ alla volta, ma da subito, tutto cominciò a scricchiolare. Per mesi, Servalli non ne azzeccava una e cominciarono le delusioni e con esse a montare il disappunto e le critiche.
Il primo, pesante colpo subito fu il clamore mediatico suscitato dall’indagine sui contributi versati dal Comune all’INPS a suo favore e del suo vice Nunzio Senatore. Un’inchiesta, in verità, che ad oggi non ha portato ancora ad alcun esito giudiziario, ma che, nel frattempo, ha gettato un’ombra sulla sua immagine pubblica.
La seconda botta fu la pessima gestione della vicenda della campagna vaccinale. Venne fuori tutto il peggio di questa Amministrazione comunale. Da quel frangente cominciò il tracollo in termini di consenso popolare del sindaco Servalli. E sui social cominciarono a lievitare critiche, attacchi feroci, delusioni cocenti, così come rammarico e sdegno.
Era finita la luna di miele di Servalli con i cavesi, ma non eravamo ancora al tracollo. Sui social si leggeva ormai di tutto contro il primo cittadino metelliano e non mancava chi andava sopra le righe. Tuttavia, Servalli riusciva a galleggiare anche grazie al soccorso amico del suo cerchio magico, che si affannava sui social, spesso goffamente, nel difendere l’indifendibile.
Poi, in questi ultimi giorni, il baratro in cui è sprofondato Servalli, la sua Amministrazione, ma anche la città e i contribuenti cavesi. Parliamo della vicenda del bilancio preventivo e dei debiti milionari da ripianare. E la conseguente previsione di aumenti tariffari iperbolici pur di far lievitare le entrare al punto tale da portare sulla carta i conti in pareggio.
Sui social, sotto i portici, in ogni dove, dalla frutteria alla macelleria, dai bar ai saloni di barbieri e parrucchieri, si è scatenato l’inferno contro Servalli. Si è letto e sentito di tutto. Come era prevedibile, del resto.
Ai più non è sfuggito, anche ai più sprovveduti, che lo schema di bilancio deliberato dalla Giunta è molto creativo per non dire fantasioso, poco aderente alla realtà. E soprattutto che Servalli e soci sono stati bravi ad aumentare le tariffe a carico dei cavesi, ma nulla hanno fatto per comprimere la spesa. Tant’è che in tanti si sono domandati che fine ha fatto quella revisione della spesa, la spending review, la lotta agli sprechi delle pubbliche risorse. Uno slogan, ma soprattutto una promessa sbandierata nella campagna elettorale del 2015, quella della “svolta buona”, e poi completamente disattesa.
Ecco, ora per davvero tra Servalli e i cavesi è finita. E’ finita così. Nel peggiore dei modi.
Come per incanto sui social sono scomparsi i menestrelli di corte e i difensori interessati di questa Amministrazione. La verità è che Servalli e i suoi non possono neanche arrampicarsi sugli specchi con le narrazioni di responsabilità altrui. Governano loro dal 2015. E in un solo anno, quello scorso, hanno prodotto un buco di 12 milioni di euro. Questi i conti.
Come hanno causato un simile disavanzo? Mah!? Di sicuro dovranno spiegarlo ai cavesi non certo trincerandosi dietro la favoletta raccontata da Servalli della contrazione delle entrate per colpa del Covid. Molto più probabilmente hanno buttato dalla finestra il danaro dei cavesi spendendo senza avvedutezza alcuna. Non è neanche da escludere che negli anni precedenti hanno, per così dire, messo i debiti sotto il tappeto. Un’indagine contabile al riguardo sarebbe a dir poco utile ed augurabile.
Ad ogni modo, ora che tra i cavesi e Servalli è finita così, cosa succederà? Il Consiglio comunale approverà un simile bilancio preventivo? Forse.
Resta da chiedersi, però, una volta eventualmente approvato il bilancio, quanto potrà reggere e come potrà farlo questa Amministrazione comunale. Per come sono messe le cose, gli attuali amministratori tartasseranno i cavesi, ma non disporranno neanche di una coppa o una medaglia da concedere. Saranno con le mani legati, ma soprattutto dovranno governare sopportando il biasimo e l’ostilità della stragrande maggioranza dei cavesi.
Per farla breve, il destino politico di questi amministratori è irrimediabilmente segnato e compromesso.
La dignità, ma anche l’opportunità, e non ultima l’accortezza di non andare a finire sotto le grinfie della Corte dei Conti, consiglierebbe il coraggio e l’onestà intellettuale di togliere gli ormeggi e tornare a casa. Le dimissioni sarebbero il modo migliore per farsi da parte e assumersi, con lealtà istituzionale, la responsabilità politica e morale di questo disastro finanziario. Un deficit di cui i cavesi, tutti, nessuno escluso e loro malgrado, dovranno per forza di cosa farsi carico.
A questo punto, meglio un Commissario prefettizio. Almeno cominceremo a pagare questi debiti senza essere pure infastiditi dalle diatribe politiche. Poi, torneremo a votare per scegliere i nuovi amministratori. Sperando che questi siano all’altezza del compito, ma anche che gli elettori cavesi votino con gli occhi aperti.
In conclusione, l’auspicio è che questa brutta randellata finanziaria costituisca per noi cavesi una proficua lezione politica ed elettorale. Almeno si spera.
Concordo che è arrivato il momento di tornare a casa, oppure rimodellare questa amministrazione, come: siamo in piena politica “liquida” cosa ci vuole a formare una nuova maggioranza con i partiti di opposizione e mandare via Servalli? Bastano solo alcuni consiglieri della maggioranza, che è comunque appesa all’amo.