scritto da Nino Maiorino - 23 Novembre 2021 09:55

Cava de’ Tirreni, a San Francesco difficoltà per chi va a vaccinarsi

Chi ricorda cosa era il Convento di San Francesco, appena qualche anno da, epoca Fra Gigino, non può non rimanere sconcertato da quello che oggi è diventato.

La giustificazione sempre data degli attuali frati gestori è che era necessario ricondurre la gestione del complesso agli “autentici valori francescani” che, a loro dire, non erano più quelli di una volta perché stravolti dall’attivismo di Fra Gigino, prima utilizzato per la ricostruzione del complesso, poi cacciato perché oramai non serviva più, esiliato nel Convento nocerino, poi messo in condizione di rinunciare ai voti.

Con la speranza, per i suoi superiori e per i cittadini detrattori delle sue opere, compresi amministratori cittadini, bar e ristoratori, tutti “vittime” dell’attivismo del vulcanico personaggio, che scomparisse dalla scena cittadina e cadesse nel dimenticatoio.

Chi ha vissuto al suo fianco, collaborando alla ricostruzione del complesso monastico, sapeva bene che così non sarebbe stato; e non era difficile prevedere che il vulcanico ex frate, cacciato, come suol dirsi, dalla porta, rientrasse dalla finestra ed assumesse un ruolo di primo piano nella città: com’è effettivamente accaduto, tant’è che oggi, anche a livello amministrativo, può dirsi senza tema di smentita che il partito fondato dall’ex frate, la Fratellanza, il secondo per consenso elettorale, è l’unico che veramente fa opposizione all’attuale amministrazione premiata alle ultime elezioni, nel totale grigiore, per non dire altro, di tutti gli altri partiti di destra, fra loro divisi, che è come se non esistessero.

E tutti vedono come vivacchia il convento, ormai ridotto ad ospitare quattro gatti: la mensa dei poveri, qualche gruppo di Boy-Scout, qualche rappresentazione teatrale nell’ex bar pizzeria, l’accoglienza retribuita di qualche assemblea condominiale: bazzecole, pinzillacchere, direbbe Totò, ma i fraticelli sono contenti, il complesso langue ma essi vivono in pace, e fatte le loro ore di lavoro chiudono tutti i cancelli, e se ne parla il giorno successivo.

Ma non è per tornare sui vecchi argomenti che ho voluto fare questo preambolo, perché tutto quello che ho ricordato è storia recente e nota; ma piuttosto per evidenziare disfunzioni che, questa volta, non dipendono dai fraticelli, ma dalla amministrazione cittadina.

La quale, fortunatamente per la popolazione, una mano alla cittadinanza l’ha data con l’utilizzo degli spazi del chiostro e delle sale circostanti per il secondo polo vaccinale metelliano, dopo essersi resa conto che quello di Santa Lucia era insufficiente e mal dislocato.

Bene ha fatto, ma non si è preoccupata di creare i presupposti perché i vaccinandi potessero giungere ai locali in sicurezza.

Specialmente nelle giornate più affollate di persone che vanno a vaccinarsi, specialmente per  la somministrazione della terza dose, per la quale non c’è nemmeno bisogno della prenotazione, il flusso delle persone è notevole, e chi non abita al centro o nelle vicinanze del Convento, ovviamente usa l’auto.

Ma qui casca l’asino, perché nessuno si è preoccupato di mettere qualche indicazione. all’inizio della stradina, e per questo motivo la circolazione delle auto stesse sembra consentita fino al chiostro, come sarebbe logico: purtroppo non è così, anche perché i frati tengono quasi sempre chiuso il cancello grande, ma gli automobilisti se ne accorgono solo quando ci sono arrivati davanti, e a quel punto sono costretti a fare i giochi di prestigio per uscire, e tra le macchine parcheggiate regolarmente negli stalli azzurri, quelle in sosta vietata, quelle che frattanto sono entrate nella stradina e che sono costrette a fare marcia-indietro, si creano ingorghi incredibili.

Se poi a tutto questo si aggiunge che proprio nella curva c’è il gazebo, bello grosso, di un noto ristorante cittadino, ben si comprendono i disagi dei vaccinandi.

Qualche giorno fa, andando al convento per la somministrazione delle terza dose, mi sono reso conto di tutto ciò e sono stato indotto a fare queste riflessioni.

E anche nella giornata di lunedì 22.11, nonostante non ci sia stata somministrazione di vaccini, dalla foto che correda questo articolo si evidenziano le difficoltà denunciate.

Ma, mi chiedo, sarebbe tanto difficile, non dico abolire, ma almeno ridurre le dimensioni di questo gazebo, dinanzi al quale sostano perennemente più auto, le quali, anche quando non è in corso la vaccinazione, ostacolano e non di poco il transito dei pedoni e delle vetture?

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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