Raffaele Giordano: “Un nuovo ospedale? Scelta coraggiosa ed onerosa, ma fattibile”
“Se fossi al posto del sindaco Servalli sposerei il progetto di fra Gigino e cercherei di verificare la fattibilità sotto tutti gli aspetti”
“In Commissione Sanità molte parole e pochi o quasi niente fatti. Anche gli incontri messi in calendario in un primo momento con i vertici di diverse istituzioni della governance della sanità non si sono mai fatti”.
39 anni, cavese, Cardiochirurgo presso la AOU (Azienda Ospedaliera Universitaria) Federico II di Napoli. Ricercatore e Professore Aggregato presso la medesima Università. Autore di oltre 100 pubblicazioni e di 2 testi universitari.
Questo è in estrema sintesi il profilo biografico e professionale del dottore Raffaele Giordano, da pochi mesi consigliere comunale a Cava de’ Tirreni, vicepresidente del Consiglio comunale e componente della Commissione consiliare alla Sanità.
Lo incontriamo per parlare della proposta del nuovo ospedale avanzata dall’opposizione della lista La Fratellanza, ma anche della situazione dell’attuale ospedale cittadino. E non poteva, la nostra, che rivelarsi una scelta dovuta e felice, considerato che nello stesso tempo con Raffaele Giordano troviamo nella sua persona un prestigioso e competente tecnico del settore sanitario oltre che un amministratore cittadino.
Prima di parlare del nuovo ospedale, soffermiamoci su quello attuale per chiederle com’è oggi la situazione e se intravede qualcosa di meglio nell’immediato?
Purtroppo oggi il nostro ospedale è in difficoltà a causa di una mancata progettualità in passato che ha anche portato il “Santa Maria dell’Olmo” a non avere un ruolo definito nel quadro della sanità provinciale. Più volte sindacati e operatori sanitari hanno denunciato i disservizi e le mancanze. Noi, in qualità di rappresentanti politici dei cittadini, cerchiamo di raccogliere questi appelli e di darci da fare perché non cadano nel vuoto. Certo non è facile perché le difficoltà sono tante e si susseguono ad un ritmo vorticoso: una settimana è in crisi la Chirurgia, poi tocca al Pronto Soccorso, poi alla Rianimazione che viene svuotata di personale, e così via. Negli ultimi mesi poi, complice il Covid, abbiamo assistito al ridimensionamento, se non addirittura alla chiusura, di reparti. L’investimento di 4 milioni di euro per la riqualificazione della struttura ospedaliera, di cui tanto si parla, è un segnale positivo, ma deve essere accompagnata da un numero adeguato di medici, infermieri e operatori socio-sanitari che consentano all’ospedale di funzionare al meglio. Diversamente sarebbe solo una scatola vuota. Ed è proprio il personale che manca in questo momento e non possiamo accettare che ci dicano che alla fine della pandemia tutto tornerà come prima e, anzi, meglio. Non sappiamo quando durerà il Covid e la popolazione ha bisogno, ora, di assistenza, sicurezza ed un minimo di progettualità a lungo termine per il rilancio del nostro ospedale che, mai come adesso, è ridotto ad un lumicino.
“Forse se qualcuno avesse alzato la voce nel dicembre 2015 il reparto di ginecologia, seguito a ruota dall’ambulatorio, sarebbero ancora qui e la tutela della salute delle donne sarebbe garantita”
Sul destino del nostro Ospedale nell’ultimo comunicato del Comune siete stati definiti “portatori di sventura”. Vi sentite tali o portatori di verità?
Guardi, quando ho letto questa frase sono stato assalito da un profondo senso di inquietudine, tanto più perché l’ha pronunciata un uomo di grande cultura e un garante della legge. Da lui frasi del genere, che richiamano alla mente più che altro oscuri scenari e credenze medievali, non me le sarei mai aspettate. Non mi ritengo un portatore di sventura. Io, come i miei colleghi dell’opposizione, cerchiamo di svolgere il nostro ruolo al meglio e ci preoccupiamo quando i sindacati e gli operatori sanitari lanciano un allarme. Per questo chiediamo spiegazioni, sollecitiamo risposte. Forse se qualcuno avesse alzato la voce nel dicembre 2015 il reparto di ginecologia, seguito a ruota dall’ambulatorio, sarebbero ancora qui e la tutela della salute delle donne sarebbe garantita. E, ancora, forse non avremmo perso la senologia, l’endoscopia digestiva ed il numero di posti letto non sarebbe stato ridotto così drasticamente, con i reparti a rischio un giorno e l’altro pure. Se il nostro primo presidio per la salvaguardia della salute fosse stato difeso per bene, adesso non saremmo a questo punto. Magari chi ci etichetta come “portatori di sventura” potrebbe farsi un bell’esame di coscienza dal momento che dice di essere un fervente cattolico.
Da fine ottobre scorso il nostro ospedale è al primo posto dell’attenzione delle forze politiche, in particolare di quelle dell’opposizione. Da un mese vi state anche confrontando in commissione consiliare. Non per essere qualunquisti, ma oltre alle chiacchiere, si è messo in piede qualcosa di concreto?
Onestamente no. Molte parole e pochi o quasi niente fatti. Anche gli incontri messi in calendario in un primo momento con i vertici di diverse istituzioni della governance della sanità non si sono mai fatti. Questo mi turba perché io ho un’indole pragmatica, rafforzata dal fatto che sono un medico-chirurgo e, quindi, sono abituato a ragionare sui fatti concreti: metto in fila i dati e poi ne traggo una diagnosi e individuo la cura. Certo, anche dall’inadempienza si può trarre un insegnamento e si potrebbe pensare che si cerca volutamente di glissare su diversi argomenti perché non si può, o peggio non si vuole, affrontare le questioni veramente importanti per la nostra città. Da parte mia – e su questo posso farmi garante anche per i consiglieri che appartengono al gruppo Siamo Cavesi – non abbasserò mai la guardia.
“Un nuovo ospedale a Cava ne garantirebbe la sopravvivenza, messa a rischio dal progetto del nuovo mega ospedale che verrà realizzato a Salerno”
Parliamo ora della proposta del nuovo ospedale di cui si è fatto interprete Luigi Petrone con i consiglieri comunali della sua lista La Fratellanza. Qual è la sua opinione al riguardo?
Il Consigliere Petrone aveva fatto partecipe tutta la minoranza consiliare della sua idea alcuni giorni prima di avanzarla in commissione Sanità. Peraltro, anche il consigliere Passa aveva proposto in precedenza, come sede del nuovo ospedale, la Cofima. Ho già detto,anche in commissione, che apprezzo molto la proposta poiché l’attuale ospedale non ha gli standard che oggi si richiedono alle strutture sanitarie ed in futuro sarà sempre peggio. È una struttura cinquecentesca che, ristrutturata, potrebbe essere utilizzata per la medicina territoriale e per i cosiddetti Ospedali di Comunità. Una nuova struttura ospedaliera, invece, potrebbe dare un appeal diverso in ambito aziendale, con investimento di nuove risorse umane e di attrezzature. Di tutto ciò ne gioverebbe il territorio non solo di Cava, ma anche della Costiera e delle zone limitrofe. E poi un nuovo ospedale a Cava ne garantirebbe la sopravvivenza, messa a rischio dal progetto del nuovo mega ospedale che verrà realizzato a Salerno.
L’operazione è realmente fattibile? Ma sono tanti i quattrini che occorrono e di questi tempi non è qualcosa di proibitivo?
È una scelta coraggiosa ed onerosa, ma fattibile.Si parla tanto della pioggia di finanziamenti che arriveranno dall’Europa, soprattutto per l’ambito sanitario. Bisogna intercettare innanzitutto questi finanziamenti, da abbinare ad una fondazione, creando un mix pubblico-privato che alla fine può essere una scelta vincente. Sono sicuro che i Cavesi sarebbero generosi per il loro Ospedale. Ci vuole coraggio e lungimiranza. Per raggiungere obiettivi ambiziosi bisogna lanciare il cuore oltre l’ostacolo.
A suo avviso, anche in ragione del fatto che lei è un consigliere comunale, l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Servalli come dovrebbe porsi rispetto a questa iniziativa?
Ho difficoltà a dare consigli a questa amministrazione. Ma posso dire cosa farei io: sposerei il progetto e cercherei di verificare la fattibilità sotto tutti gli aspetti tecnico-amministrativi che spettano alla macchina comunale. Poi creerei una regia con figure specifiche e di alto profilo capaci di affrontare ogni aspetto progettuale. Attenzione però, questo progetto che sicuramente è a medio-lungo termine, non deve distogliere lo sguardo dal quotidiano e, quindi, dai problemi e dalle tante difficoltà in cui versa l’ospedale attualmente: bisogna continuare ad assicurare la salute ai cittadini. Si potrebbe parlare di una strategia del doppio binario: rafforzamento del presente e costruzione del futuro. Con questa opera si può scrivere la storia dei prossimi 100 anni per la salute a Cava.
E voi come opposizione come intendete muovervi al riguardo?
Sulla questione ospedale ci siamo subito ritrovati concordi nel riconoscerci come un baluardo a decisioni restrittive, che possano rappresentare la fine della tutela sanitaria in città. In questo vogliamo coinvolgere anche la popolazione, se necessario in manifestazioni pubbliche di dissenso.
Sulla questione nuovo Ospedale abbiamo già espresso parere favorevole. Sono sicuro che i cittadini vorranno fare la loro parte. Anche loro non vedono l’ora di lasciarsi alle spalle la stagione delle vuote parole per provare a realizzare qualcosa di importante. Noi siamo l’opposizione, è vero, ma siamo pronti a darci da fare se l’amministrazione si mostrerà pronta ad agire e a credere nel progetto.
Una sua previsione: questa idea di un nuovo ospedale si realizzerà per davvero, o quantomeno potrebbe per davvero realizzarsi, o sarà solo l’ennesima delusione per i cavesi?
Come ho già detto, il progetto di un nuovo ospedale non si realizzerà dalla sera al mattino. Siamo consapevoli delle difficoltà e del lungo cammino da percorrere. Ma se davvero si vuole lasciare una sanità migliore di quella che abbiamo trovato, non possiamo prescindere dalla realizzazione di un nuovo ospedale. Non credo sia impossibile: bisogna lavorare ed avere il coraggio di guardare avanti, di avere gli occhi nel futuro.Solo chi non è capace dice che è impossibile.