La politica ha il dovere di occuparsi delle riforme istituzionali, di Costituzione e di leggi elettorali, perché dal buon funzionamento dello Stato e dei suoi organi di rappresentanza dipende la qualità democratica di un paese e non solo. Ma è dovere della politica anche dare risposte concrete e immediate a tutto ciò che rende la quotidianità dei cittadini degna dei canoni di civiltà: si chiama qualità della vita.
Tra questi canoni il primo, essenziale, riguarda il diritto del cittadino di non subire il soffocamento da immondizia. L’allarme rifiuti, che scatta puntuale ad ogni avvio di estate, quest’anno si profila più minaccioso, illustrato da reperti filmici a portata di scolari delle elementari, che si rivelano, peraltro, più intraprendenti e attivi, in termini di cittadinanza, dei loro genitori.
Ma, se i topi di Tor Bella Monaca (nome che trasuda inutilmente risonanze manzoniane) sono ormai un video virale su youtube così come le piramidi di immondizia nei lungomari siciliani, va detto che non c’è città, paese, borgo italiano che non viva con drammaticità il suo rapporto con i rifiuti solidi urbani. A passare per le nostre strade, dal centro alle periferie, si rischia di impattare in uno scenario di quelli descritti da Corbin in uno dei suoi splendidi lavori sul Medioevo, quando parlava di “Storia sociale degli odori”.
Perché la Storia ha anche una chiave di interpretazione olfattiva: per le strade delle nostre città medievali ogni sorta di rifiuti, deiezioni, scarti, tutto appena fuori dall’uscio di casa, a macerare. In mezzo a questo lerciume una corte dei miracoli di elemosinanti, storpi, sfaccendati, nuguli di bambini scalzi, di umanità sofferente. Dai piani alti, ad orari improbabili, si provvedeva al lancio di effetti che la modernità (solo la seconda metà del novecento, però, su scala universale) avrebbe destinato provvidamente agli scarichi del sistema fognario, partendo dalle stanze da bagno. Forse quei lanci sono caduti in desuetudine: per il resto le nostre città somigliano troppo, quanto a rapporto con la immondizia, a quel Medioevo che conobbe le epidemie più apocalittiche.
Eppure non c’è un solo cittadino che non si lamenti del balzello, talvolta esoso, che paga per farsi levare di torno i suoi detriti. La nostra Costituzione pone come diritto fondamentale e incoercibile quello alla salute (art.32), che è un tutt’uno con il diritto alla vita, perché precede tutti gli altri.
Che cosa sta succedendo, allora, ai nostri rifiuti? C’entra per caso Gomorra? C’entra una politica sconclusionata, un po’ ambientalista della domenica, un po’ pasticciona, un po’ emergenziale, che, acquattata dietro i labirinti della political correctness, ha prodotto i laghi di insipienza che oggi sono riempiti di immondizia? C’entra il restringimento della copertina delle risorse agli Enti Locali, che fa diventare più povere e inefficienti tutte le Amministrazioni comunali?
Credo che c’entri tutto, in dosi egualmente ferali. Di sicuro c’è una emergenza rifiuti che attenta alla salute degli italiani e infligge un colpo ferale all’economia, nella stagione in cui la “grande bellezza” dovrebbe rifulgere nel suo splendore per tradursi in moneta sonante. Facendo in modo che l’ammirazione per il nostro grande passato non incroci necessariamente la riproduzione dei suoi risvolti medievalistici più sgradevoli.
Pino Pisicchio
Presidente del gruppo Misto alla Camera