scritto da Pasquale Petrillo - 04 Giugno 2020 15:55

I fuochi al Castello… e perché no!?

foto di Candida Milione

Nei primi giorni della Fase 2 del lockdown, in pratica nella prima decade dello scorso maggio, si racconta di una signora che segnalò scandalizzata alla pubblica autorità una coppia di fidanzatini che, tolte le mascherine, si era baciata con slancio e passione giovanile. Immaginiamo che la preoccupazione della signora fosse che i due innamorati potessero contagiarsi. Qualche maligno, però, insinuò che la signora fosse animata solo dall’invidia: di non essere più giovane e più ancora di non provare più quel travolgente trasporto di sentimenti.

Mah, chissà. Ad ogni modo, quale che sia stata la ragione, a noi pare che, pur con tutte le dovute cautele e raccomandazioni, la vita deve trionfare sulla morte, i colori dell’arcobaleno sul grigiore dei sentimenti, l’amore e la voglia di vivere sulla paura e sulla solitudine. Insomma, passata la tempesta viene fuori il sole. E dopo la notte c’è la luce del giorno. Questo per dire che dopo l’incubo del coronavirus, del confinamento, del restare tappati in casa, dobbiamo ritornare alla vita, alle nostre abitudini, alle nostre attività. Certo, tenendo ancora alta la guardia perché la minaccia del contagio non è ancora venuta meno, ma dobbiamo imporci, anche se con diverse modalità, di fare le stesse cose che facevamo prima della pandemia.

Diciamo questo perché, in tutta onestà, non condividiamo la scelta del sindaco Servalli di non far tenere i fuochi a Monte Castello. Sia chiaro, non sparare i fuochi al Castello non è la fine del mondo. Ed il Sindaco fa bene a devolvere ulteriori risorse per i bisognosi piuttosto che per i fuochi d’artificio. Tuttavia, se il Comitato raccoglie le offerte dei cittadini, quindi dei privati, per festeggiare, come da secoli, la fine della peste del Seicento con dei fuochi dal Castello, non si vede dove stia il problema. Rischi di assembramento? No, almeno per i fuochi. Di sicurezza? Neanche, quantomeno non diversamente dagli altri anni.

Allora? Qual è la motivazione? Servalli in un post scrive che è una questione di opportunità: “quando sarà possibile, con lo stato d’animo adatto, spareremo anche i fuochi”. Il problema, quindi, è lo stato d’animo. Rispettiamo i sentimenti del sindaco Servalli, che è persona sinceramente sensibile, laicamente pio e misericordioso. E per questo accettiamo senza polemiche questa sua scelta. Tuttavia, dissentiamo. Mai come adesso, come abbiamo avuto già modo di scrivere alcuni giorni fa, la ripresa dopo il lockdown richiede uno spirito diverso, diremmo quasi aggressivo. Occorre ridare vita e speranza alla città. Serve un’Amministrazione comunale che dia una spinta alla vita economica, produttiva, sociale e culturale. Un’Amministrazione che assecondi e sostenga chi ha voglia di fare, di rilanciare la città e non di continuare a vivere nella paura e nell’angoscia. Insomma, serve brio e gioia di vivere. Bisogna dare speranza. Basta con il piangerci addosso. Diamoci da fare. Ripigliamo le iniziative. Insomma, caro Sindaco, diamoci una botta di vita.

I fuochi a Castello? E perché no!? Sono un momento comunitario per la città. E’ la continuità di una tradizione. Il segno, piccolissimo ma significativo, del ripristino di una vita normale. Forse che, chiediamo al Sindaco, non ci sarà lo stato d’animo per tante famiglie neanche di festeggiare preparando la milza all’aceto, la pastiera e gli altri piatti tipici della tradizione della festa di Monte Castello? Suvvia, se non ci uccide il coronavirus vogliamo morire di stati d’animo contriti, da rassegnati e sconfitti?

Nella vicina Vietri sul Mare hanno realizzato un bellissimo video che è un inno alla vita e alla ripresa socio-economica e civile della cittadina rivierasca.

Nella nostra città, caro Sindaco, quand’è che realizziamo qualcosa di simile? Per dare il segno che si è voltata pagina e che si guarda con speranzosa fiducia al futuro, festeggiando così il ritorno alla vita.

Nella consapevolezza, ovviamente, di dover comunque imparare a convivere (e non morire) con il coronavirus.

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

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