Cava, sull’Ospedale il sindaco Servalli: “Nessuna chiusura definitiva del reparto di ostetricia e ginecologia”
L’Amministrazione comunale di Cava de’ Tirreni fa sapere con una lunga nota stampa che, a seguito del pronunciamento del Consiglio di Stato sull’Ospedale Santa Maria Incoronata dell’Olmo e delle notizie imprecise circolate sulla stampa e nell’opinione pubblica, “il Consiglio di Stato non si è affatto pronunziato, né tanto meno ha decretato la chiusura definitiva del reparto di ostetricia e ginecologia, ma ha solo preso atto della rinuncia da parte dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Ruggi D’Aragona a dare seguito al ricorso presentato, avverso alle sentenza del Tar che aveva accolto le tesi addotte dall’Amministrazione Servalli e disposto la riapertura del Reparto e la nomina di un commissario ad acta per darne esecuzione, nella persona dello stesso direttore generale dell’Azienda, Nicola Cantone”.
“La rinuncia ad appellare l’ordinanza del TAR davanti al Consiglio di Stato da parte dell’Azienda ospedaliera universitaria salernitana -prosegue la nota del Comune metelliano- è scaturita dalla sopravvenuta deliberazione con la quale il commissario ad acta, ha ritenuto di dare attuazione alla ordinanza del TAR attraverso la riapertura del solo ambulatorio diurno di ostetricia ginecologia per cinque giorni settimanali e di non poter riaprire il reparto per la carenza di personale medico e paramedico”.
In ragione di ciò l’Amministrazione comunale cavese preannuncia “che proporrà un nuovo ricorso al Giudice ritenendo non convincenti le motivazioni addotte di mantenere chiuso il reparto di ostetricia e ginecologia e, comunque, non sufficienti a soddisfare i bisogni della Comunità rappresentata solo attraverso l’apertura di un semplice ambulatorio diurno”.
“Non abbiamo mai nascosto che la vicenda riguardante l’unità di Ginecologia-Ostetricia fosse molto complessa” ci dichiara in propostio il sindaco Servalli, “e comunque non deve oscurare il risultato importante che abbiamo ottenuto: riportare alla vita un ospedale che contava zero posti letto ed era sostanzialmente chiuso”.
“Continueremo la nostra battaglia”, continua Servalli, “E cercheremo di portare avanti le nostre ragioni: la presenza dell’Emergenza-Urgenza, di Pediatria e di cattedre universitarie. La nostra Amministrazione si è trovata in mano una responsabilità frutto delle scelte dei decenni passati, e non ci sottrarremo a essa”.
Il vento della polemica si è ridestato in seguito alla notizia, in particolare alcuni puntano il dito su un nome e un cognome, Vincenzo De Luca, ricordando la sua venuta in città durante la campagna elettorale poco più di un anno fa e le sue promesse alla piazza di rilanciare l’ospedale di Cava. L’idea che quello cavese sia solo un avamposto, una sorta di città-cuscinetto asservita alle decisioni del Governatore serpeggia in maniera sempre più insistente.
“Tutto questo mi ricorda un film che mi è sempre piaciuto, Il giorno dello sciacallo”, sono le ironiche parole di Servalli alla nostra provocazione, “uso questa metafora per ricordare che l’impegno assunto da De Luca era di ridare dignità al S. Maria dell’Olmo, non di conservare necessariamente questo o quel reparto bensì una struttura fortemente messa in discussione da un D. L. del 2010 che aveva determinato l’azzeramento dei posti letto e, di fatto, la sua chiusura.” “A oggi”, continua Servalli, “ci sono 86 posti letto. Siamo nella condizione di poter dire che quell’impegno e quelle promesse, in un contesto di grande difficoltà per tutto il settore sanitario, potremo portarle a compimento”.
Come dire, il sindaco Servalli vede il bicchiere mezzo pieno, al contrario di quanti invece ritengono che Cava sia diventata un’appendice politica di Salerno con scarso peso specifico e decisionale, e la sola possibilità di accondiscendere ai diktat provenienti da palazzo Santa Lucia.
“Non è la chiusura normativa di un reparto, per quanto importante, a far scaturire analisi del genere. Piuttosto bisogna capire quale ruolo e quale identità questa città può avere in un contesto più ampio. Quello della sanità è un terreno minato ed estremamente complesso, l’aver mantenuto e rinforzato l’ospedale cittadino ritengo sia una tenuta in considerazione della nostra comunità e non il contrario”.
La tormentata vicenda dell’Ospedale metelliano pare quindi non essere ancora giunta al capitolo definitivo.