scritto da Redazione Ulisseonline - 11 Marzo 2025 09:47

Centro studi di Unimpresa, nel 2025 il PIL crescerà dello 0,9%: la ripresa resta fragile

Il Pil italiano crescerà dello 0,9% nel 2025, in linea con le proiezioni diffuse dalla Banca d’Italia e leggermente superiore alla stima del Fondo Monetario Internazionale, che ha fissato la crescita al 0,7%, ma inferiore alla previsione della Commissione Europea, che si attesta invece all’1,4%.

È quanto prevede una analisi del Centro studi di Unimpresa che si basa su una valutazione complessiva del quadro economico nazionale e internazionale, caratterizzato da una ripresa ancora fragile, condizionata dall’elevata incertezza geopolitica e da un contesto monetario che potrebbe subire nuove tensioni a causa della traiettoria dei tassi di interesse.

La ripresa, più nel dettaglio, sarà sostenuta dalla graduale ripresa dei consumi interni, grazie al calo dell’inflazione e al miglioramento del potere d’acquisto delle famiglie, favorito da un probabile taglio dei tassi di interesse da parte della Bce nella seconda metà del 2024. Resta però elevata l’incertezza legata alle tensioni geopolitiche internazionali, alla debolezza dell’export e ai rischi di una nuova impennata dei costi energetici.

Il mercato del lavoro dovrebbe mantenere una relativa stabilità, con un tasso di disoccupazione intorno al 7,4%. Il deficit è atteso in calo sotto il 3% entro fine 2025, mentre il rapporto debito/Pil dovrebbe ridursi al 139%. Un fattore chiave per la crescita sarà l’avanzamento degli investimenti legati al Pnrr, anche se i ritardi nell’attuazione dei progetti rappresentano una criticità.

Dopo una fase di stagnazione nel 2024, il sistema produttivo italiano dovrebbe beneficiare di un lieve recupero della domanda interna, sostenuto dal calo dell’inflazione e dalla graduale ripresa del potere d’acquisto delle famiglie, favorito anche dal probabile intervento della Banca centrale europea con un taglio dei tassi di interesse già nella seconda metà del 2024. L’ allentamento delle condizioni monetarie potrebbe generare un miglioramento della capacità di accesso al credito per le imprese, spingendo nuovi investimenti, soprattutto nel settore manifatturiero e nei servizi.

L’industria italiana, tradizionalmente trainante per la crescita economica, dovrebbe registrare un incremento dell’attività grazie alla stabilizzazione delle catene di approvvigionamento e a una minore pressione sui costi energetici, favorita dal rafforzamento della produzione energetica nazionale e da una maggiore diversificazione degli approvvigionamenti. L’export, tuttavia, resterà soggetto alle dinamiche globali, in particolare alla persistente debolezza della domanda cinese e alle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea, che potrebbero limitare le prospettive di crescita nei mercati extraeuropei.

Anche le turbolenze sul fronte mediorientale, con il rischio di un’escalation dei conflitti in corso, potrebbero tradursi in un aumento dei prezzi delle materie prime e in una nuova impennata dell’inflazione, frenando la ripresa.

La spesa pubblica, condizionata dalle politiche di bilancio restrittive imposte dal ritorno ai vincoli del Patto di stabilità europeo, limiterà il margine di manovra del governo, che dovrà puntare su misure mirate per sostenere la competitività delle imprese e stimolare gli investimenti privati. L’incertezza politica interna, con la possibilità di nuove tensioni nella maggioranza parlamentare, potrebbe rappresentare un fattore di rischio, soprattutto in vista dell’approvazione della prossima legge di bilancio.

L’inflazione, che nel 2024 dovrebbe attestarsi intorno al 2,5%, è prevista in ulteriore calo nel 2025, stabilizzandosi al di sotto del 2%, in linea con l’obiettivo della BCE. Questo contribuirà a preservare il potere d’acquisto delle famiglie e a favorire una maggiore propensione al risparmio, che potrebbe tradursi in una nuova disponibilità di capitali per il sistema bancario e per le imprese. (fonte Unimpresa)

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