Per i morti di Bergamo indagati Conte, Speranza, Fontana…
'accusa è quella di non aver proclamato la zona rossa nel bergamasco nelle prime settimane del Covid. Fra gli indagati l'allora premier
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«Inadeguata valutazione del rischio». E’ quanto sostiene la Procura della Repubblica di Bergamo, che ha messo sotto inchiesta almeno 17 persone per epidemia colposa. L’accusa è quella di non aver proclamato la zona rossa nel bergamasco nelle prime settimane del Covid. Fra gli indagati l’allora premier Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza. Così come il governatore della Lombardia Attilio Fontana con il suo ex assessore al Welfare Giulio Gallera. E fra gli altri anche il presidente del Consiglio superiore della sanità Franco Locatelli e il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro. Come si ricorderà nei comuni di Nembro e Alzano, così come a Bergamo e provincia, ci fu quella che è stata definita la più grave ecatombe dovuta al Covid. Non solo in Italia, ma in Europa e, dicono i numeri, addirittura nel mondo occidentale. A marzo, infatti, in provincia di Bergamo ci furono 5.179 morti in più della solita media mensile, che si aggirava a circa 800 decessi. Una strage degli innocenti, cui non si pose rimedio in modo sollecito ed efficace. Tre anni dopo, i primi provvedimenti della magistratura. Quali saranno gli sviluppi adesso? Difficile prevederlo. Tuttavia, sarà assai difficile che qualcuno alla fine verrà ritenuto responsabile. Questa, ovviamente, è solo una sensazione. Una cosa è certa. Nella nostra mente restano impresse le immagini della lunga e mesta fila dei camion dell’Esercito che trasportavano centinaia di bare fuori da Bergamo. Erano proprio i primi giorni della pandemia. La metà di marzo di quel tragico e terribile 2020. Come dimenticare?