Monfalcone, la xenofobia della sindaca leghista Cisint
La convivenza è possibile ed auspicabile se non si è, anche se solo per strumentalizzazione politica, dei razzisti a buon mercato
Ieri a Monfalcone migliaia di manifestanti sono scesi in piazza contro la sindaca anti Islam. La sindaca in questione è la leghista Cisint, che ha trovato il modo per chiudere i luoghi di culto islamici. Da qui la protesta, civilissima e pacifica, di tutta la comunità islamica del Nord-Est, che ha affollato il corteo di protesta. La reazione della Cisint lascia davvero basiti. Ha definito il corteo una indecorosa protesta «basata su presupposti inquietanti che preoccupano per il loro richiamo all’intolleranza verso l’accettazione dei nostri presupposti di convivenza sociale e legalità». Mah, chissà a quale manifestazione si riferiva. Quella della Sindaca di Monfalcone appare, al contrario, una reazione spropositata e marcatamente xenofoba. Perché negare agli islamici di poter pregare in un loro luogo di culto? Che senso ha scontrasi piuttosto che cercare, come primo cittadino, di trovare una soluzione dando ai musulmani la possibilità di poter avere un luogo dove pregare? D’altronde, si tratta di lavoratori regolari che contribuiscono a produrre ricchezza nel nostro Paese e per il nostro Paese. Si possono comprendere i motivi di avversione verso gli sbarchi di immigrati clandestini. Allo stesso modo, sono più che comprensibili le preoccupazioni per i migranti irregolari che affollano le nostre città senza alcun controllo, molti dei quali con l’unica prospettiva quella di delinquere. A Monfalcone, però, la situazione è completamente diversa. La convivenza è possibile ed auspicabile se non si è, anche se solo per strumentalizzazione politica, dei razzisti a buon mercato.