Le nuove regole sull’immigrazione del laburista Starmer
E' il paese più multietnico e multiculturale al mondo. Tuttavia, fa specie che l'adozione di politiche più restrittive le pone in essere il partito laburista, quindi la sinistra

Il primo ministro britannico, il laburista Keir Starmer, ha presentato l’altro ieri il Libro bianco sull’immigrazione, illustrando le tante novità in proposito. Innanzi tutto, chi vorrà andare a lavorare nel Regno Unito dovrà essere laureato. E se già è in Gran Bretagna non ci potrà rimanere a lungo nel Regno Unito senza un titolo di studio superiore, a meno che non svolga un lavoro per il quale le imprese locali fanno fatica a trovare il personale, o si è impiegati in un settore considerato «chiave per la strategia industriale del governo». Ai datori di lavoro verrà inoltre chiesto di pagare di più per assumere personale straniero, mentre d’ora in poi occorrerà vivere nel Regno Unito per ben 10 anni e non più 5 prima di poter richiedere lo status di residente.
Queste sono alcune delle restrizioni rispetto all’immigrazione. Sia chiaro, la Gran Bretagna è una realtà del tutto diversa dalla nostra. E’ il paese più multietnico e multiculturale al mondo. Tuttavia, fa specie che l’adozione di politiche più restrittive le pone in essere il partito laburista, quindi la sinistra. A dimostrazione che anche un Paese di grandi tradizioni democratiche e di politiche dell’accoglienza deve fare i conti con la gestione dei flussi migratori.
Questo per dire che anche nel nostro Paese, pur con assai differenti situazioni, dovremmo affrontare il problema dell’immigrazione con sano realismo e in modo pratico. In altre parole, sia a destra che a sinistra, un po’ di concretezza in più e meno furore ideologico e polemiche per partito preso, tornerebbero assai utili alla nostra economia e in generale alla società italiana. L’accoglienza è un dovere e anche un problema, ma se gestita bene può tornare utile all’intero Paese. E risultare un bene sia per lo spirito che per gli interessi materiali.