L’assurdo assassinio di Sharon Verzeni
L'assassino ha confessato che è stato vittima quella sera di un raptus. Doveva uccidere qualcuno. E' salito in sella alla sua bicicletta armato di quattro coltelli poi ritrovati dai militi dell'Arma dei Carabinieri
Trovato ad un mese di distanza dal delitto, l’assassino di Sharon Verzeni. Finiscono così con le ricerche degli inquirenti anche le mille ipotesi, supposizioni, sospetti, speculazioni. E con esse le pressioni mediatiche e non solo sul compagno della vittima. E’ stato invece un delitto tanto banale quanto assurdo. L’assassino ha confessato che è stato vittima quella sera di un raptus. Doveva uccidere qualcuno. E’ salito in sella alla sua bicicletta armato di quattro coltelli poi ritrovati dai militi dell’Arma dei Carabinieri. E’ capitata a tiro la povera Sharon. Non la conosceva nemmeno. Si è trovata, come si suol dire, nel posto sbagliato al momento sbagliato. Due annotazioni. Squallida e fuori luogo la solita speculazione razzista salviniana in ragione del fatto che l’assassino è un italiano figlio di genitori africani. Una narrazione che non sta in piedi anche perché sembra che l’ottimo lavoro investigativo dei carabinieri sia stato coadiuvato dalle segnalazioni di due marocchini. Extracomunitari sì quanto cittadini per bene. Resta da capire, però, anche dove stavano in questa vicenda i servizi socio-sanitari e in generale le pubbliche istituzioni. Siamo in una piccola realtà e non in una metropoli. Era risaputo, a quanto si è compreso, che l’assassino negli ultimi tempi presentava dei problemi comportamentali. Aggressioni e maltrattamenti ai propri familiari. E girava armato di coltelli. Andava intercettato per questi suoi squilibri e curato, ma soprattutto messo in condizione di non far del male. Come purtroppo è accaduto.