L’agenda rossa del giudice Borsellino
E' giusto che i magistrati vadano fino in fondo in questa vicenda. E' loro dovere, ma più ancora un diritto di conoscere la verità e avere giustizia per i familiari delle vittime di quella strage e per tutti gli italiani

Giovanni Tinebra, ex capo della Procura di Caltanissetta, a quanto pare avrebbe fatto parte di una loggia massonica a Nicosia in provincia di Enna e sarebbe stato coinvolto nei depistaggi sulla strage di via D’Amelio del 1992, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. A dirlo sono i pubblici ministeri proprio della Procura di Caltanissetta. Tant’è che i carabinieri del Ros hanno compiuto alcune perquisizioni a caccia della famosa agenda rossa di Borsellino sparita subito dopo la strage. Notizie del genere lasciano l’amaro in bocca. Possibile che un collega del giudice Borsellino sia coinvolto in una vicenda che ha tanto colpito l’intera Nazione? Purtroppo, non c’è da meravigliarsi. Tutto è possibile. Sta di fatto che Giovanni Tinebra fu il capo del pool di magistrati che coordinava le indagini condotte da Arnaldo La Barbera, allora capo della Squadra mobile di Palermo e ritenuto il regista del depistaggio. Entrambi sono finiti sotto accusa, ma nel frattempo sono scomparsi. Insomma, non hanno potuto difendersi dalle accuse così come dare spiegazioni plausibili sul loro operato. Che dire? E’ giusto che i magistrati vadano fino in fondo in questa vicenda. E’ loro dovere, ma più ancora un diritto di conoscere la verità e avere giustizia per i familiari delle vittime di quella strage e per tutti gli italiani. Nell’auspicio, però, che in tempi brevi arrivino a chiudere questa indagine e a chiarire i fatti e le responsabilità. In modo netto, senza ombre, perché è giusto che i morti siano lasciati una volta per tutte in pace. E che sia finalmente fatta giustizia, in ogni caso.