La Lombardia vieta il burqa e il niqab
La materia è particolarmente delicata. Fin dove si può arrivare con divieti che incidono nel credo religioso o nei costumi diversi dai nostri?

Il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato ieri una mozione con la quale sono vietati il burqa e il niqab negli edifici pubblici e nelle scuole. Per la verità, il divieto all’utilizzo di questi indumenti in un certo qual modo è già esistente per motivi di sicurezza. Per la precisione, sin dal 1975 (Legge 22 maggio 1975, n. 152), se non addirittura facendo riferimento al Testo Unico di Pubblica Sicurezza del 1931 (art. 85). Al di là di ciò, appare evidente che l’imposizione di questi indumenti femminili, soprattutto nei riguardi delle minorenne e delle bambine, comporti un’evidente violazione dei diritti fondamentali delle donne. La materia, tuttavia, è particolarmente delicata. Fin dove si può arrivare con divieti che incidono nel credo religioso o nei costumi diversi dai nostri? E l’integrazione di altre culture alla nostra, cosa comporta? L’abbandono dei propri valori a favore di quelli del paese ospitante, in questo caso l’Italia? O l’integrazione consiste nel far convivere culture, valori, religioni e costumi nella stessa società? In conclusione, va trovata una soluzione equilibrata che, senza furori ideologici, riesca a tenere insieme sicurezza e libertà personali, che valgono, queste ultime, sia per gli italiani quale che sia la loro religione, che per gli immigrati musulmani.